Zig-zag sotto acidi - Recensione - iPhone

Creato il 20 marzo 2014 da Intrattenimento

Dall'Australia arriva un arcade psichedelico, veloce e, soprattutto, difficile come pochi

Una prima occhiata ai trailer e agli screenshot di Wave Wave e si potrebbe fare l'errore di scambiarlo per un clone di Flappy Bird sotto LSD. Lo scopo dopotutto è quello di spostarsi su e giù per lo schermo, passando con precisione attraverso dei blocchi e cercando di tenere i nervi saldi il più a lungo possibile. Eppure il legame tra i due giochi è solo apparente, sia perché l'arcade di Thomas Janson è in sviluppo da molto prima che Flappy Bird diventasse un fenomeno di successo, sia soprattutto perché, se proprio bisogna trovare somiglianze, il gioco sembra strizzare più l'occhio alla geometricità di Super Hexagon, tanto nello stile quanto nel concept.

Un viaggio da capogiro

Come detto, Wave Wave si basa interamente su un'unica ed essenziale meccanica: tenendo un dito sullo schermo si sposta il proprio avatar verso l'alto, mentre lasciandolo andare si scende in basso; non appena si sfiora un ostacolo è game over. Finché non ci si prende la mano, riuscire a non schiantarsi per più di una manciata di secondi è però un'impresa titanica, per via della precisione richiesta tra i vari zig-zag, la velocità del gioco e il continuo mutare dello scenario: l'ambiente ruota, pulsa, si deforma e si capovolge senza sosta attorno al proprio avatar, così che alla tensione del continuo sali-scendi si affianca la necessità di restare concentrati e pronti a un'improvvisa inversione dei controlli. Una variabile così imprevedibile può far sembrare Wave Wave un gioco non solo sadico, ma anche scorretto, indipendente dalle abilità e dagli errori del giocatore. In realtà è proprio qui che entra in gioco il design geometrico adottato dallo sviluppatore australiano: il fatto che qualsiasi oggetto, ostacolo e fondale sia composto da triangoli equilateri, e che il proprio avatar compia spostamenti di 60°, fa in modo che ogni movimento sia rigido, preciso e schematico. In questo modo chi gioca sa che, per quanto possa muoversi e distorcersi, il percorso continua a seguire dei binari ideali, e che perdere una partita dipende solo e soltanto dal tempismo e dalla concentrazione. Chi ha giocato Super Hexagon proverà in questo caso un feeling molto familiare, dato dal perfetto equilibrio tra tensione e spostamenti precisi all'interno di una struttura di gioco che però è estremamente regolare e geometrica. Come Terry Cavanagh, Janson riesce insomma ad eliminare le barriere tra design estetico e design delle meccaniche, facendo in modo che le forme e i movimenti di telecamera rappresentino le fondamenta stesse del gameplay.

Il triangolo no

Lo sviluppatore di Melbourne ha poi sfruttato la duttilità dell'idea per proporlo in diverse salse, arricchendo Wave Wave con tutta una serie di modalità, opzioni e livelli di difficoltà. Oltre a un'immancabile modalità Infinity, in cui la partita non termina finché il giocatore non commette un errore, il gioco offre due particolari varianti. Nella prima, Galaxy, il proprio avatar ha una barra dell'energia e subisce danno se entra in collisione con uno dei numerosi oggetti che fluttuano lungo il percorso; di tanto in tanto si possono raccogliere dei power-up che ricaricano la salute o rendono invulnerabili, mentre con rapidissimi tocchi sullo schermo si può entrare nella cosiddetta Wave Mode, uno speciale status che permette di guadagnare secondi bonus ad ogni tocco. L'ultima opzione si chiama Levels, e come suggerisce il nome si distingue dalle precedenti perché propone scenari precostruiti anziché generati sul momento: l'obiettivo è quindi quello di superare le sfide proposte dall'autore, sbloccando via via livelli sempre più complessi. Come accennato, un po' tutte le modalità possono essere giocate a livelli di difficoltà aggiuntivi, in cui la velocità è maggiore e i pattern di ostacoli, così come i cambi di telecamera, si fanno più imprevedibili. In aggiunta è possibile scegliere di affrontare la modalità Infinity in tre differenti configurazioni: Random, con la quale gli effetti grafici e i cambi di telecamera avvengono in maniera del tutto casuale, Rotator, che fa girare senza sosta il livello, e Repeater, in cui non viene applicato nessun effetto e si affronta un pattern di ostacoli sempre uguale, sfidando quindi il giocatore a mantenere un ritmo costante per l'intera partita. A questo punto dovrebbe essere chiaro che un altro punto di contatto tra Wave Wave e Super Hexagon è lo stile psichedelico ed esaltante, fatto di grafica pulsante e musica elettronica fracassona; la stessa voce femminile che sussurra il nome del gioco, annuncia l'inizio di una partita, esclama "Game Over" e si fa sentire a ogni power-up e cambio di telecamera non può non portare alla mente le mille imprecazioni e le ore cariche di tensione spese in compagnia del gioco di Cavanagh. Forse manca quel pizzico di originalità che aveva Hexagon al suo debutto un paio d'anni fa, ma di sicuro quello di Janson si dimostra un arcade divertente e con una sua personalità, e non il gioco derivativo che può sembrare a una prima occhiata. Wave Wave - Il trailer di lancio

Pro

  • Meccanica semplice ma assolutamente efficace
  • Ricco di stile ed esteticamente elettrizzante

Contro

  • Lasciate perdere se vi spaventano le sfide estreme
  • Le modalità Galaxy e Levels non sono all'altezza di Infinity

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