I contrasti tra la politica dittatoriale di Mugabe, presidente dello Zimbabwe, le vedute del suo primo ministro Tsvangirai e la posizione assunta in queste ultime ore dall’Alta Corte di Harare circa alcune nomine politiche importanti, non accenneranno facilmente a placarsi.
E già questo è un cattivo segnale specie in prospettiva del prossimo anno,quando sono previste le nuove elezioni per il Paese.
Ma, ritornando all’attualità del presente, Mugabe ha nominato, motu proprio,giorni fa, ben dieci governatori provinciali senza consultare il suo primo ministro come prevede la Costituzione.
Così, su ricorso di Tsvangirai, l’Alta Corte di Harare si è pronunciata e ha dato senza esitazione netto torto all’operato di Mugabe.
Sentenza interessante per gli osservatori esterni, perché indizio di un clima di possibile cambiamento.
Naturalmente Mugabe, che teme come la morte di perdere consensi, ha subito rigettato la decisione del tribunale sostenendo, attraverso i suoi legali, che le decisioni del capo di Stato sono, comunque, inoppugnabili.
Insomma i due partiti politici dello Zimbabwe(Zanu-Pf e Movimento per il cambiamento democratico) e i loro due rispettivi leader sono nuovamente ai ferri corti in un Paese, che è oltremodo poverissimo e che necessita di tutto,sopratutto dopo la fine del colonialismo e l’avvento dell’era Mugabe.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)