Destinazione praticamente sconosciuta agli italiani anche per i suoi recenti problemi politici e sociali, ma assai frequentata dal turismo internazionale per la ricchezza e l’integrità ambientale e le ottime strutture ricettive, lo Zimbabwe è una nazione dell’Africa australe grande più dell’Italia, ma con bassa densità, priva di sbocchi al mare e compresa tra Zambia, Mozambico, Sudafrica e Botswana.
Conosciuta in passato anche con il nome di Rhodesia, si presenta come un enorme altopiano a diversi livelli di altezza che precipita con scarpate sui due grandi fiumi che ne segnano i confini, lo Zambesi a nord e il Limpopo a sud; al centro una lunga catena di colline, ricche di ogni genere di minerali – dall’oro al carbone – vera risorsa naturale del paese, lo taglia verticalmente in due, mentre montagne fino ad oltre i 2.500 m lo separano dal Mozambico. Il clima è tropicale, temperato dall’altitudine, con intense precipitazioni che favoriscono la coltivazione (tabacco, mais, cereali, thè, caffè, zucchero e cotone) e l’allevamento.
Tante risorse ambientali richiamarono già in epoca preistorica popoli di raccoglitori-cacciatori di etnia boscimane, i quali a partire dal V° millennio a.C. diedero vita ad una cultura agro-metallurgica. L’arrivo di popolazioni bantu produsse in epoca storica una serie di potenti regni, estesi su tutta l’Africa australe, con economia incentrata sull’estrazione mineraria, l’artigianato ed il commercio ad ampio raggio, fino a coinvolgere arabi e portoghesi. Fra questi si distinse tra XI e XV sec. il regno di Monomotapa con capitale Great Zimbabwe, i cui resti ciclopici – protetti dall’Unesco – costituiscono i maggiori monumenti archeologici dell’Africa subsahariana.
Dopo una migrazione zulu che ne decretò la decadenza, a fine 1800 cominciò ad affermarsi la penetrazione inglese guidata da Cecil Rhodes che ne 1923 ne fece una colonia autonoma dalla corona britannica con il nome di Rhodesia del Sud. Nel 1970 il governo bianco proclamò unilateralmente l’indipendenza, istaurando un regime razziale di apartheid che arrivò a confinare 5 milioni di neri – il 70 % della popolazione – su un quarto del territorio, il meno produttivo.
La ribellione indigena portò nel 1980 al potere Mugabe, che dopo aver imposto un feroce e inefficiente regime marxista ha portato il paese alla fame e alla rovina economica, con una svalutazione astronomica tanto che oggi vi hanno corso soltanto monete straniere. Ma a dispetto di tutto ciò in Zimbabwe la natura selvaggia domina ancora incontrastata, con le foreste a coprire metà del territorio, una ricchezza di fauna sorprendente e il 15 % del territorio protetto, tanto che il turismo naturalistico rappresenta una delle maggiori risorse del paese, anche se a prezzi piuttosto elevati.
In Zimbabwe le maggiori attrazioni turistiche sono ovviamente di tipo ambientale, a cominciare dalle famose cascate Vittoria, patrimonio Unesco al confine con lo Zambia, dove le acque dello Zambesi compiono uno spettacolare salto di 122 m in uno stretto canyon con 5 milioni di litri al secondo. Lo Hwange NP, un enorme bush con pozze d’acqua al confine con il Botswana, è il maggior parco del paese (esteso come Abruzzo e Molise) con la maggior concentrazione di fauna e di turisti: solo gli elefanti sono 22 mila; si possono incontrare 300 specie di uccelli e tutti i mammiferi della fauna africana, dai più comuni ai più rari.
La peculiarità delle Matapos Hills, sito Unesco e luogo sacro per il popolo Shona, è costituita da enormi roccioni tondeggianti in equilibrio precario, le cui pareti sono ricoperte da stupende pitture rupestri tracciate dai boscimani 10 mila anni fa con scene di caccia e di vita quotidiana. Great Zimbabwe rappresenta uno dei grandi enigmi archeologici dell’Africa centro-meridionale: un’enorme città medievale da 10 mila abitanti, con muri in pietra a secco spessi 5 m e alti 11. Ambiente totalmente diverso offre il Nyanga NP: colline con piantagioni di tè, villaggi con tucul di paglia, scimmie, protee, orchidee e il giglio fiamma, il bellissimo fiore nazionale. Il Mana Pools NP, sito Unesco sullo Zambesi, ragala una delle maggiori concentrazioni di fauna (elefanti, bufali, ippopotami e coccodrilli, ma anche i rari rinoceronti neri) in un contesto vegetale dove spiccano mogani, fichi selvatici, ebani e baobab. Il Matusadona NP, affacciato sull’enorme lago di Kariba creato dalla diga italiana sullo Zambesi, si presenta ricco di fauna tra la boscaglia per la presenza costante d’acqua. Infine il Kizarira NP è uno dei parchi più sconosciuti, poco frequentato ma spettacolare, con un bush selvaggio segnato da gole profonde di fiumi.
L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.viaggilevi.com), specializzato in turismo culturale di scoperta nei luoghi più remoti del pianeta, è tra i pochi a proporre come novità un itinerario di 15 giorni tra le principali attrattive naturalistiche dello Zimbabwe. Uniche partenze per piccoli gruppi con voli di linea Lufthansa da Milano e Roma via Johannesburg l’ 5 luglio, 9 agosto e 14 settembre 2014, pernottamenti in confortevoli hotel e lodge con mezza pensione, guida di lingua italiana, quote da 5.180 euro in doppia.
Giulio Badini