Zombo – Posso mangiarti per favore? Strambi morti viventi nello spazio

Creato il 07 gennaio 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Zombo è un personaggio bizzarro: frutto di uno strambo esperimento governativo, è metà uomo e metà zombie. E’ rozzo, dall’aspetto tutt’altro che rassicurante – che ricorda leggermente quello di Swamp Thing – , eppure ha, in fondo, un animo docile.
Bao Publishing ci presenta in questo volume tre storie slegate, se non per un avvicendarsi di alcuni personaggi, con questo bizzarro protagonista.

Il primo episodio è interamente incentrato sulla sua figura ed è sicuramente il più riuscito dei tre. Scopriamo che esistono pianeti della morte, che attraggono a sé le navicelle che viaggiano nello spazio. È proprio durante il naufragio di una navicella governativa su uno di questi pianeti che avviene il risveglio casuale di Zombo che, chiamato prontamente a difendere i malcapitati naufraghi dalla natura ostile del luogo, fallirà miseramente la sua prima missione.
Appaiono chiari sin da subito quali siano i vari topoi sui quali l’autore intende giocare: i tipici cliché delle storie zombie, calati in uno sfondo futuristico, e l’etica degli esperimenti scientifici. Una visione più blanda e meno seria dello sclaviano “I mostri siamo noi”, senza, ovviamente, averne la stessa potenza comunicativa. Cosa probabilmente voluta dall’autore che si affida a battute e situazioni incredibilmente strambe – Zombo che prende ordini dai “gemelli-governativi”, il desiderio costante di mangiare le persone – come elementi conduttori della storia.

E’ l’ultimo episodio a rappresentare un po’ l’emblema di questo volume: emo, zombie, showbiz e talent show si mischiano insieme per consegnare una storia con troppi elementi non perfettamente gestiti e calibrati tra loro.

Inoltre il soggetto appare davvero esile per poter imbastire tre storie, benché autoconclusive, e la sceneggiatura, certamente senza troppo mordente, rende la lettura difficoltosa e a tratti pesante.

L’intento dell’autore Al Ewing  di rendere Zombo un personaggio graffiante, non è del tutto riuscito. La sua figura, costantemente al limite tra grottesco e “stupidità”, appare poco incisiva, sovente fastidiosa, come le canzoni che egli canta, all’interno della già non avvincente vicenda. I tanti elementi presenti, dalla fantascienza, all’humour nero, alla critica sociale, sembrano non perfettamente dosati e amalgamati tra loro. Si prestano, al contrario, a banalizzazioni e spettacolarizzazioni di dubbio gusto, come nel secondo episodio nel quale un ragazzo, con gli arti amputati e la faccia dissolta a causa di una malattia, viene mostrato in diretta tv e bellamente sbeffeggiato dal conduttore.

I disegni di Flint Henry, da questo punto di vista, mitigano un po’ l’effetto. Appaiono ben riusciti, soprattutto nella rappresentazione dei pianeti e delle loro bizzarrie ,sicuramente adatti all’opera e quindi in grado di restituire il tono grottesco che i testi vorrebbero conferire, senza però riuscirci completamente. Peccato che le scelte cromatiche, al contrario, risultino un po’ fredde e non perfettamente azzeccate.

Alla fine rimangono più impressi alcuni gli elementi splatter e volutamente eccessivi, che la storia vera e propria, che al contrario risulta priva di interesse e per nulla divertente.

Abbiamo parlato di:
Zombo – Posso mangiarti per favore?
Al Ewing, Flint Henry
Bao Publishing, 2013
Traduzione di Leonardo Favia
112 pagine, brossurato, colori – 13,00€
ISBN:9788865431245

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