Un luogo, un locale. Cucina friulana è slogan, meglio assaggiare e capisci. Tempio della semplicità, da Gaspar si continua a mangiare benissimo anche adesso che le nuove leve spuntano in sala. Gabriella, Valentina e Piercarlo restano i titolari, i Pogba si faranno.
Da Gaspar non rischi il tranello: dall’antipasto al dolce sono realmente 35 euro, bevande escluse. I prezzi sono spalmati per arrivare a un totale di lusso rispetto alla qualità. La Rosa di Gorizia con le cicciole è stata una sorpresona fuori menù, altrimenti toccava alle lumache alla friulana. Il tris di primi è più un diktat che un suggerimento: scegliere tra crema di fagioli, risotto radicchio e salsiccia, tortelli di zucca e cjarsons da poster. Poi la carne, un inchino alle coste con la verza, mando in campo il coniglio, ma attenti alla degustazione di formaggi, in senso antiorario: 10 euro di allegria.
Siamo in un vecchio mulino del Tarcentino, sotto scorre il torrente, la tabella dice Zomeais, non ci arrivate neanche con il navigatore, epperò le indicazioni non mancano. Apri la porta e sembra di entrare in casa, disimpegno, corridoietto e sale, tre, che fanno però un’anima sola, calda, vociante ma non troppo, giallo alle pareti e tovaglie rosse, tavoli ben spaziati, bicchieri nei loro ruoli.
Il servizio è perfetto, la cantina abbondante. Segnalo la novità del Piè di Mont, spumante di nicchia prodotto da un pasianese doc, Paolo Rizzi, a Gorizia.