Zona EX-fermi e impianto d’Illuminazione.

Creato il 31 dicembre 2011 da Mir Gorizia @Ettore_Ribaudo
Ieri ho sentito da una persona, degna del massimo rispetto, la quale lavora nel Comune di Cormons dire: la giunta vorrebbe rifare a spese della collettività, l’illuminazione dell’Ex Fermi.
A parte il fatto che è la stessa Regione FVG che ha detto “l’impianto deve essere rifatto” (lett. del 22/01/2009) io mi chiedo come mai deve ricadere su di noi il danno di progettazione e di realizzazione?
Non è forse vero che la Corte dei Conti ha emmesso la sentenza 60/2004 la quale afferma la massima “Danno da inutilizzazione di opera Pubblica è sperpero di denaro Pubblico”?
Non è forse vero che la Cassazione con sentenza 3130/2008, specificatamente sull’Inquinamento Luminoso ha espresso la massima ” se la luce inquina, pagano gli amministratori?
 PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – AGRICOLTURA – INQUINAMENTO LUMINOSO – Realizzazione/manutenzione di un’opera pubblica – Risarcimento del danno cagionato – Responsabilità civile della P.A. – Sussistenza – Art. 2043 c.c. – Principio del neminem laedere – Applicazione – Fattispecie: impianto d’illuminazione che alterava la fotosintesi nei campi limitrofi, danneggiando i raccolti. Nella realizzazione o manutenzione di un’opera pubblica anche la P.A., ai sensi dell’art. 2043 c.c., deve rispettare il generale principio del neminem laedere, ed adottare tutti gli accorgimenti tecnici necessari per evitare di recare pregiudizio a terzi. La violazione di tale principio comporta l’obbligo del risarcimento del danno cagionato, indipendentemente dal fine pubblico dell’opera. Nella specie è stata confermata la condanna all’ente gestore delle strade per aver posto in essere lungo una strada consolare un sistema di illuminazione che alterava la fotosintesi nei campi limitrofi, danneggiando i raccolti. Presidente R. Preden, Relatore M. Fantacchiotti. CORTE DI CASSAZIONE CIVILE Sez. III, 08/02/2008 (Ud. 30/11/2007), Sentenza n. 3130

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – Responsabilità civile – Tutela dell’incolumità dei cittadini e dell’integrità del loro patrimonio – Inosservanza di norme di diligenza e prudenza o di specifiche disposizioni di legge e di regolamento. La discrezionalità e la conseguente insindacabilità da parte del giudice ordinario dei criteri e dei mezzi con i quali l’amministrazione realizza e mantiene un’opera pubblica trovano un limite nell’obbligo dell’amministrazione medesima di osservare, a tutela dell’incolumità dei cittadini e dell’integrità del loro patrimonio, le specifiche disposizioni di legge e di regolamento disciplinanti quelle attività, nonché le comuni norme di diligenza e prudenza, con la conseguenza che l’inosservanza di dette disposizioni e norme comporta la responsabilità dell’amministrazione per i danni arrecati a terzi. (Cass. Civ. Sez. III, sentenza n.19359 del 18/09/2007). Presidente R. Preden, Relatore M. Fantacchiotti. CORTE DI CASSAZIONE CIVILE Sez. III, 08/02/2008 (Ud. 30/11/2007), Sentenza n. 3130

http://www.ambientediritto.it/sentenze/2008/Cassazione/Cassazione_2008_n._3130.htmIo scriverei questa lettera al Sindaco: Gent.le Sig. Sindaco, ormai da diversi anni ci troviamo in una situazione in cui le entrate sia per i cittadini che per le pubbliche amministrazioni si sono molto ridotte, benchè gli sprechi siano in qualche modo troppo sottovalutati; sprechi intesi, sia come semplici accorgimenti da usare quotidianamente, sia nel controllare chi progetta e realizza opere con un sistema di malaffare. Io da privato cittadino ho un diverso sistema di controllo per i miei sprechi e, lo uso da molti anni con grande soddisfazione; forse lei non ricorda, oppure non vuole ricordare che Luigi Giampaolino (Corte dei Conti) ha puntato il dito contro la corruzione e gli sprechi e l’evasione fiscale, le quali non si combattono con la demagogia ma, con mezzi idonei a controllare chi lavora sotto di lei e, a cui lei ha riposto la sua fiducia. L’alto magistrato contabile ha messo in fila alcuni concetti assolutamente fondamentali che in queste ultime settimane erano già stati portati all’attenzione dei media e dell’opinione pubblica: la corruzione, gli sprechi e le ruberie nel settore pubblico sono in preoccupante crescita e costano alla collettività qualcosa come 60 miliardi di euro all’anno, cui si aggiungono i costi impliciti derivanti dalla minore attrattività del Paese per gli investitori esteri a causa del fenomeno; la Corte dei Conti, organo preposto a contrastare questo fenomeno, è assolutamente priva di risorse e mezzi legislativi adeguati, tanto che nel 2010 il totale delle somme recuperate è stato di appena 293 milioni di euro; manca, infine, un’Authority indipendente braccio operativo della Corte dei Conti. Fino a qualche anno fa, questo Paese ha vissuto su un equilibrio degli squilibri che lo ha portato alla tragica situazione in cui oggi si trova: da un lato, scarsa efficienza e determinazione nel contrastare l’evasione fiscale del settore privato; dall’altro, scarsa efficienza e determinazione nel contrastare ruberie e indebita percezione di risorse pubbliche nel settore pubblico. Sotto i colpi di una crisi sempre più drammatica, la quadratura del cerchio è stata tentata a senso unico: concentrando tutta l’attenzione e tutte le risorse sulla lotta all’evasione fiscale; stratificando norme sempre più draconiane in materia di accertamento e riscossione che, dal prossimo gennaio 2012, attribuiscono poteri di indagine all’Agenzia delle entrate quasi senza riscontri in altri Paesi; moltiplicando adempimenti e soprattutto presunzioni che, nel rapporto con il fisco, spostano sul contribuente l’onere di provare la sua innocenza e trasformano così il cittadino, l’imprenditore e il libero professionista in evasore fino a prova contraria. Se tutto questo fosse stato fatto agendo in parallelo anche sull’altro fronte, staremmo forse passando, seppur con molti mal di pancia, da una finta coesione sociale basata su un equilibrio al ribasso, giocato tutto sulla testa delle future generazioni, ad una vera coesione sociale basata su equilibrio al rialzo, fatto di responsabilità civile e consapevolezza dei propri doveri di cittadinanza. Invece no: si sono creati i presupposti per uno squilibrio pericolosissimo, dal quale può discendere tutt’al più il convincimento di una parte del Paese di essere vittima di una coercizione sociale alla quale, è solo questione di tempo, si ribellerà, con esiti che potrebbero essere drammatici e che devono essere scongiurati. Non bisogna recedere di un metro dalla lotta all’evasione fiscale e agli sprechi, ma non ci si può neppure stupire o indignare se, di fronte a un simile ricorso a due pesi e due misure, tra la ricerca e la punizione di chi ruba alla collettività non versando e di chi lo fa sperperando o percependo indebitamente risorse pubbliche, il privato che si vede sottoposto a verifiche e questionari con rilevanza penale delle sue risposte, che si vede raggiunto da accertamenti esecutivi anche se fa ricorso, che si vede quantificare redditi presunti su base statistica, non vede nell’azione dello Stato alcuna salutare efficienza a favore di tutti, bensì soltanto ferocia per consentire ad alcuni di proseguire quella festa che per lui è finita. Numeri alla mano, il presidente della Corte dei Conti ha lanciato l’allarme sulla inadeguatezza di una struttura che, ai “bei tempi”, faceva il paio con Uffici delle Imposte “lenti”, ma che oggi non può certo competere con una Agenzia delle Entrate “rock”, dotata di poteri eccezionali e finanziata dal bilancio dello Stato per poco meno di 3 miliardi di euro. Diamo adeguate risorse anche alla Corte dei Conti, di modo che possa strutturare in Authority indipendente un proprio braccio operativo: l’Agenzia delle uscite. E diamole il potere di emettere atti di contestazione del danno erariale, imputato al politico, al dirigente o al dipendente pubblico, che siano immediatamente esecutivi anche in pendenza di ricorso, per il 30% delle somme contestate, come avviene per i cittadini, le imprese ed i liberi professionisti che si vedono contestare imposte evase dall’Agenzia delle entrate. Se troviamo naturale compiere questo atto di fiducia nei confronti dell’Agenzia delle entrate, perché dovremmo essere diffidenti nei confronti della Corte dei conti potenziata in Agenzia delle uscite? Se, pur di debellare la piaga dell’evasione fiscale, riteniamo accettabile lasciare i contribuenti esposti ai rischi di errore di un apparato pubblico che può pur sempre sbagliare (e le statistiche sul contenzioso parlano di circa il 40% dei ricorsi vinti dai contribuenti), perché, pur di debellare corruzione, ruberie e sprechi di denaro pubblico, non dovremmo ritenere accettabile lasciare i politici i dirigenti e i dipendenti pubblici esposti ad analoghi rischi di errori da un’altro ente meritevole di pari stima e considerazione? È sull’equilibrio che si fonda la coesione sociale. Tanto meglio se al rialzo, invece che al ribasso, ma deve essere un equilibrio. Altrimenti, tanti saluti.In questo giorno di fine 2011, se io fossi Sindaco di Cormons, mi metterei una mano sulla coscenza e mi farei questa domanda: ho riposto la fiducia in persone oneste che l’hanno meritata, oppure potevo fare di meglio e controllare quello che si faceva? Ma questa è una domanda che rivolgo a me stesso, non so se lei abbia il coraggio o la lungimiranza di farsela; comunque Buon 2012. BASIGLIO-RIBAUDO Ettore Guidohttp://feeds.feedburner.com/blogspot/sHlyJTags: agenzia delle entrate, Ambiente, Bilancio dello Stato, cormons, corruzione, crisi, elezioni fvg, idee per cormons, inquinamento luminoso, mir, politica cormonese, pubblica amministrazione, regione fvg, ribaudo, ribaudo ettore, Sindaco Patat, sprechi