Zona Uno (di Colson Whitehead)

Creato il 17 settembre 2013 da Mcnab75

Zona Uno
di Colson Whitehead
Einaudi Editore
320 pagine, 18 euro (paperback) oppure 9.99 euro (ebook)

Sinossi

Una pandemia ha devastato la Terra, lasciando gli esseri umani divisi in due categorie: i vivi e i morti viventi. Guidati da un governo provvisorio stabilitosi a Buffalo, gli americani cercano di restaurare la civiltà. Il loro primo obiettivo è spazzare via da Manhattan le ultime sacche di resistenza, rappresentate da soggetti infetti che non si sono trasformati in zombie ma si trovano in uno stato semicatatonico. Mark Spitz fa parte di una delle squadre di civili che lavorano nella zona sud dell’isola. È un personaggio tortuoso, fosco, confuso. Il suo mondo, il mondo in cui si muove, è un inferno di ludica violenza dove le tracce della follia umana e i danni di un capitalismo aggressivo coesistono con il disperato desiderio di ritrovare la propria umanità. In Zona Uno Colson Whitehead prende il genere horror, ne distrugge gli schemi e ci restituisce un affresco allucinato e preciso di New York. Una celebrazione della modernità e insieme una veglia anticipata per la sua fine.

Commento

Cercherò di essere breve.

Quando un genere letterario solitamente considerato “spazzatura” inizia a vendere sorprendentemente bene, i grandi editori cercano subito di guadagnarci.
Giusto così: è il loro lavoro.
Sono le strategie a essere sbagliate. Non sempre, ma spesso sì.

Tra gli errori che più infastidiscono i veri appassionati c’è quello di voler nobilitare il genere in questione, affidandolo a un autore dotato di opportuno pedigree, che cercherà di sfruttare l’occasione per trattare i suoi consueti temi, banalizzando il resto.

Zona Uno è un romanzo di questo tipo. Il suo autore, Colson Whitehead, è senz’altro uno che sa scrivere piuttosto bene. Viene considerato una grande promessa della narrativa americana. Ci sarà un motivo, no?
In questo caso gli hanno chiesto di scrivere un romanzo sulla zombie apocalypse. Fico, va di moda! Ed eccolo qua. Trecento e passa pagine ben scritte, ma dominate da una profonda, radicata, irritante noia.
Esatto: Zona Uno è un romanzo noioso. Dall’inizio alla fine, tranne qualche apprezzato passaggio. Succede poco, succede male. Manca il pathos, mancano i momenti topici di un buon libro sugli zombie.

Whitehead approfitta della scusa della fine del mondo – che poi qui è un nuovo inizio, sulla falsariga di World War Z, per lanciarsi in un’analisi metaforica dell’uomo, di New York, dell’americano medio, del mondo moderno, e di tante altre cose.
Come ho già detto, il libro è scritto bene, ma non avvince. Non ha anima, non ha personaggi in grado di conquistare il lettore generalista, né validi argomenti per far presa sull’appassionato di horror e/o di fantascienza catastrofica.
Se dovessi utilizzare una sola frase per descriverlo direi che Zona Uno è un romanzo in buona parte inutile.

E ora, cari editori, lasciate spazio a chi queste cose le sa scrivere. In particolare consiglierei alle case editrici italiane, se proprio voglio pubblicare romanzi sugli zombie, di comprare i diritti dei romanzi di gente come Brian Keene, Max Brooks, Johnathan Maberry e David Moody.
Come dicono a Milano: Offelee, fa el tò mestee*

Fine della recensione.

Ruud Gullit Colson Whitehead.

* Pasticciere, fai il tuo mestiere.

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(A.G. – Follow me on Twitter)


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