Zootropolis – Byron Howard, Rich Moore, Jared Bush, 2016 – Recensione

Creato il 14 febbraio 2016 da Paolo_ottomano @cinemastino

I primi dieci minuti di Zootropolis ( Zootopia nella versione originale, titolo che ancora una volta spiega meglio quello di cui stiamo parlando) bastano per farci capire quanto l'universo Disney sia un mondo che, virtualmente, potrebbe raccontarsi traendo spunto anche solo da se stesso. Non è facile guardare i volti dei due protagonisti per più di qualche secondo e non pensare a Bambi e Robin Hood, per esempio. Osservare i micro-mondi che compongono la città di Zootropolis e non ricordarsi che ognuno di essi è stato lo sfondo di altrettanti cartoni animati del passato anche recente: Tarzan, Frozen o addirittura Big Hero 6, anch'esso ambientato in un'utopica metropoli in bilico tra oriente e occidente. Non saranno (soltanto) l'autocitazione e i riferimenti più o meno volontari alla tradizione letteraria di viaggio, però, a fare di Zootropolis un buon prodotto, indirizzato a un pubblico sia acerbo sia adulto - come sempre nella tradizione Disney e Pixar, sempre meno distinguibili da quando produttori, registi e professionisti di tutti i reparti hanno iniziato a saltare dall'una all'altra.

Il pubblico acerbo, infatti, si raccoglie raccontando sempre la stessa storia, cambiando i vestiti del personaggio: un ragazzino, a cavallo tra infanzia/giovinezza ed età adulta, lascia la sua casa per affrontare finalmente il mondo esterno, credendo di trovare tutto ciò che desidera e sperando di realizzare dei sogni che gli sembrano così vicini. Questa volta è Judy a farlo, che sogna di diventare la prima coniglietta-poliziotto della storia. "A Zootrpolis ognuno può essere ciò che vuole" continua a ripetersi, nonostante le gratificazioni stentino ad arrivare. Determinazione e perspicacia, però, le permettono di compiere il salto decisivo: accaparrarsi il primo caso su cui investigare e smettere i panni di vigile urbano. La sua astuzia viene messa sotto torchio da quella di Nick, volpe e nemesi di Robin Hood che "ruba" a tutti (scusateci la forzatura) per dare a se stesso. Nemici prima, poi costretti a collaborare e infine compagni di vita, Judy e Nick dovranno scoprire per quale ragione gli animali più feroci di Zootropolis stanno gradualmente scomparendo.

Il pubblico adulto, invece, si cattura scendendo un po' in profondità, ma neanche troppo: concetti come lottare contro il pregiudizio e lasciare che sia l'istinto a guidare verso l'essenza delle cose, piuttosto che un filtro culturale troppo spesso, forse sono più complessi per un adulto, meno permeabile di un bambino. Apprezzabile assunzione di responsabilità, per un prodotto d'intrattenimento di massa, stemperata quanto basta da musica pop, movimenti di macchina (virtuali) e colori acchiappa-retina; scenette comiche per le quali gli stessi bambini impareranno tra poco a ridere (il conteggio dei neonati conigli che corre velocissimo sul tabellone, all'ingresso della città natale di Judy) e altri momenti esilaranti sia per loro sia per i genitori, e anche per chi ancora si sente un ragazzino pur essendo più vicino alla calvizie e alla menopausa. Abbiamo riso tutti osservando l'impiegato-bradipo che cala lentamente e placidamente il timbro sui documenti, vero?


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