Il pubblico acerbo, infatti, si raccoglie raccontando sempre la stessa storia, cambiando i vestiti del personaggio: un ragazzino, a cavallo tra infanzia/giovinezza ed età adulta, lascia la sua casa per affrontare finalmente il mondo esterno, credendo di trovare tutto ciò che desidera e sperando di realizzare dei sogni che gli sembrano così vicini. Questa volta è Judy a farlo, che sogna di diventare la prima coniglietta-poliziotto della storia. "A Zootrpolis ognuno può essere ciò che vuole" continua a ripetersi, nonostante le gratificazioni stentino ad arrivare. Determinazione e perspicacia, però, le permettono di compiere il salto decisivo: accaparrarsi il primo caso su cui investigare e smettere i panni di vigile urbano. La sua astuzia viene messa sotto torchio da quella di Nick, volpe e nemesi di Robin Hood che "ruba" a tutti (scusateci la forzatura) per dare a se stesso. Nemici prima, poi costretti a collaborare e infine compagni di vita, Judy e Nick dovranno scoprire per quale ragione gli animali più feroci di Zootropolis stanno gradualmente scomparendo.
Il pubblico adulto, invece, si cattura scendendo un po' in profondità, ma neanche troppo: concetti come lottare contro il pregiudizio e lasciare che sia l'istinto a guidare verso l'essenza delle cose, piuttosto che un filtro culturale troppo spesso, forse sono più complessi per un adulto, meno permeabile di un bambino. Apprezzabile assunzione di responsabilità, per un prodotto d'intrattenimento di massa, stemperata quanto basta da musica pop, movimenti di macchina (virtuali) e colori acchiappa-retina; scenette comiche per le quali gli stessi bambini impareranno tra poco a ridere (il conteggio dei neonati conigli che corre velocissimo sul tabellone, all'ingresso della città natale di Judy) e altri momenti esilaranti sia per loro sia per i genitori, e anche per chi ancora si sente un ragazzino pur essendo più vicino alla calvizie e alla menopausa. Abbiamo riso tutti osservando l'impiegato-bradipo che cala lentamente e placidamente il timbro sui documenti, vero?