In Lo scrittore fantasma troviamo un Nathan Zuckerman molto giovane, scrittore in erba con una manciata di racconti editi all'attivo alle prese con l'incontro con uno dei suoi miti, il grande narratore E. I. Lonoff (che i più affermano essere l'ater ego di Saul Bellow). Il romanzo si dipana nell'arco di due giorni all'interno della casa di campagna del New England dove Lonoff vive da recluso insieme alla moglie e a una giovane studentessa: Amy Bellette.
Come in tutti i romanzi del ciclo di Zuckerman viene fuori anche qui la questione ebraica essendo i protagonisti e Roth stesso americani di origine ebrea. Ma il nodo più interessante di questo primo romanzo è il forte contrasto tra la vita da recluso che un grande scrittore come Lonoff conduce, condizione quasi necessaria per portare a termine le sue opere, e la necessità di nuove esperienze, esasperata anche dalla presenza in casa della giovane Amy che stravede per lo scrittore ed è pronta a concederglisi. Personaggio davvero interessante quello della studentessa che, piccolo particolare, crede di essere Anna Frank sopravvissuta all'olocausto.
La prosa di Roth, qui come negli altri tre romanzi, incanta per fluidità riuscendo a tenere il lettore incollato alla pagina anche in assenza di grandi eventi, le riflessioni sono la parte preponderante dei romanzi dello scrittore e nonostante manchi una fitta successione di eventi la narrazione presenta sempre il giusto ritmo e una grande armonia.
Gli scritti di Roth non mancano nemmeno di forte ironia, uno degli esempi più divertenti è proprio la parte iniziale di Zuckerman scatenato dove il nostro scrittore è ormai divenuto una celebrità soprattutto grazie al suo best seller Carnovski. La gente ormai lo ferma per strada e Nathan si trova a dover affrontare il grande successo, il mondo degli investimenti, le donne e anche qualche svitato. Fantastico il personaggio di Alvin Pepler che ossessiona Nathan con il racconto della sua esperienza nel mondo dei quiz televisivi ispirata ad uno scandalo realmente accaduto in America negli anni '50. Grande importanza in una narrazione fortemente autobiografica hanno le conseguenze delle parole scritte dall'autore sui membri della propria famiglia. Il contrasto con un padre che non approva la visione degli ebrei portata su carta dal proprio figlio reputandola dannosa e ingiuriosa si mescola al dolore silenzioso della madre.
Il rapporto dell'autore con una scrittura autobiografica si ripresenta anche nel terzo romanzo La lezione di anatomia. Siamo ormai negli anni '70 e Nathan Zuckerman è affetto da un dolore cronico che gli impedisce ormai di scrivere costringendolo a passare molto del suo tempo nel suo appartamento di New York sdraiato sul suo materassino e accudito a turno da un entourage di donne, convinte forse di poterlo guarire. Si ripropone qui il tema della scrittura contrapposto a quello dell'esperienza della vita, una sottile linea rossa tra i vari romanzi di grandissimo interesse.
Chiude la quadrilogia il breve L'orgia di Praga dove Zuckerman si troverà nella Cecoslovacchia del 1976 in uno stato sotto il regime dettato dai sovietici, avrà modo di osservare il trattamento tributato a scrittori e artisti in un mondo decisamente distante dal suo.
Sono romanzi quelli di Roth dei quali si amano stile e riflessioni più che l'incedere degli eventi, romanzi che non se ne trovano tantissimi in giro e che, strano ma vero, difficilmente si vedono in cima alle classifiche dei libri più venduti in Italia.
Philiph Roth