Anche se non è la sera di San Valentino, Fidanzato sa come accogliermi quando torno distrutta da una giornata di lavoro.
Non sarà un lavoro sui campi, al freddo, precario, ma in certi periodi è come se attivassi il radar e in una sola giornata riuscissi a vedere tantissime cose che non vanno bene.
Per esempio il fatto che il lavoro lo portino avanti sempre gli stessi – è chiaro che io mi includa negli stessi citati, altrimenti che vittima del sistema sarei?!-, che altri arrivino all’ora che vogliono e vadano via ancor prima che tu abbia cominciato a monitorare la scrivania per fare un inventario delle tue cose da riportare a casa.
Per esempio il fatto che la programmazione delle attività sia così trasparente che proprio non esiste e che l’improvvisazione regni sovrana in quasi tutti i settori. E questo nonostante l’azienda abbia dichiarato “Eh, siamo un po’ in crisi, da domani si cambia registro!”, volendo con ciò intendere “Da domani attingiamo anche noi a quello che dovrebbe essere il fondo per la vostra pensione, tanto lo fanno tutti, tanto non la vedrete mai!”, volendo con ciò succhiare il sangue dall’INPS (sangue creato con i contributi della gente), dire ai soliti pezzenti che un giorno alla settimana rimanessero pure a casa e continuare a tenere ai vertici le stesse striscianti, incompetenti persone che hanno portato l’azienda in questa situazione.
Sì, perchè la parola d’ordine è flessibilità, ma solo da un certo livello in giù, sia chiaro.
Tutte queste cose, a fine giornata, mi lasciano sempre un piccolo bruciore allo stomaco e un senso di impotenza non da poco. Neppure la lezione di pilates, che pure smorza parecchio la tensione, riesce a togliermi questo senso di rabbia e il dolorino allo stomaco. Fidanzato mi ha praticamente cacciata di casa, costringendomi ad andarci.
Nel frattempo mi ha preparato una sorpresa meravigliosa e, al mio rientro, sono stata accolta da un profumino di pane caldo e dalla sua zuppa di lenticchie, la cui ricetta è stata estorta con tanti “Mmmmm, che buona, come la fa Lei… è un piatto da ristorante!” a mia nonna.
E’ un piatto che fa calduccio casalingo, braccia amorevoli, sguardi rilassati e “nessuno parli di lavoro davanti a cotanta bontà!”.
Sì, perchè alla fine dovrei ripetermelo più spesso: “Non ci pensare, è solo lavoro.”
La vita è un’altra cosa, ben diversa dall’affannarsi dietro alle scadenze imposte da un incompetente e per quel che posso, fuori dal lavoro, cercherò di non inquinarla con le lamentele post otto ore canoniche e di concentrarmi con i miei “Mmmmm che buona, quasi più buona di quella di Nonna!” ad estorcere la ricetta a Fidanzato per poterla condividere con i più bisognosi.
Ingredienti.
2 patate medie
1/2 cipolla
1/3 di mazzetto di prezzemolo
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
2 pomodori secchi
180 g di lenticchie
olio qb
acqua qb
spaghetti
sale qb
1 spolverata di pepe nero
Procedimento.
Tagliare a pezzetti piccolissimi la cipolla e il prezzemolo. Lavare le patate, sbucciarle e tagliarle a pezzi grossi. Dividere ogni pomodoro secco in 4 pezzi, prendere una pentola dai bordi alti, coprirne il fondo con un filo d’olio d’oliva, aggiungere le cipolle, il pomodoro secco, il cucchiaio di concentrato di pomodoro, il prezzemolo, le patate e le lenticchie, aggiungere tanta acqua quanto basta per coprirle abbondantemente.
Non c’è soffritto, in questa zuppa: mettere tutto sul fuoco e portare ad ebollizione. Quando bolle, trasferite la pentola nel fornello più piccolo del piano cottura, abbassate la fiamma al minimo e lasciate cuocere coperto per almeno un’ora, o sino a quando le lenticchie non sono cotte.
Trascorso questo tempo, aggiungete il pepe e il sale a vostro piacimento (assaggiate!), eliminate il pezzo di pomodoro secco che galleggerà dentro la zuppa, schiacciate le patate e versatevi gli spaghetti spezzettati, lascianso cuocere per il tempo di cottura indicato nella confezione.
Servire bollente e con del buon pane, magari appena sfornato.