Zuppa di patate (CAP III)

Da Sfumaturemondiali

Poi era arrivato venerdì, per fortuna era finita la settimana. Si era dovuta fermare anche un’ora in più, il sistema si era bloccato e aveva perso dati.
Ora stava correndo alla metro, e mentre scendeva l’ultimo gradino vide la linea 2 partire. Addio Red Tomato!
Arrivò al pub alle 9.00 p.m. La videro appena entrare e già le stavano preparavano la zuppa.
“Posso parlare con il cuoco?”
“Perché?”,  chiese l’uomo al bancone “C’era qualcosa che non andava nella zuppa di ieri sera?”
“No, perfetta! Ma volevo parlare con il cuoco”
L’uomo entrò in cucina e poco dopo uscì il cuoco: alto, grosso e cinquantenne.
Slavy era in imbarazzo. Era una di quelle situazioni che detestava.
Con un filo di voce disse “Solo tu cucini?”
E l’uomo rise “no, c’è Bran… è andato via un’ora fa!”
Uscì di lì. La zuppa fra le mani. Fatti pochi passi si accorse di quanto fosse divenuta monotona la sua vita. In fondo la sera prima le era successo qualcosa, ora era ripiombata nella sua più nera quotidianità. Fece la strada pensando che, come ogni venerdì, avrebbe fatto il bagno caldo gettando dentro l’acqua uno di quei saponi frizzanti. Poi avrebbe scaldato la zuppa al microonde e l’avrebbe mangiata davanti alla solita sit-com. Avrebbe risposto a qualche mail e letto qualche pagina del libro sul comodino. Poi sarebbe arrivato sabato.
Sì, era nel pieno della sua crisi esistenziale quando svoltò l’angolo e vide Bran seduto sugli scalini davanti a casa sua.
Ok. Calma. Si impose anche di rallentare il passo.
Ma quanto ci metti a fare quei pochi metri?
Arrivo a pochi passi da lui e si fermò.
Lui sembrava una statua di ghiaccio. Il naso violaceo – o almeno a lei parve così -  su una faccia rosso fuoco. Si alzò stringendosi la giacca dal freddo.
“Allora com’era?” le disse mentre batteva i denti.
“Come quello di mia nonna!”
“Però di nuovo zuppa stasera?”
“Ci sono affezionata!”
Il ragazzo saluta e se ne va.
E Slavy sul portone che pensa “Dai fai come nei film, grida il suo nome, fallo tornare indietro, invitalo a casa…forza dai, chiamalo!” e mentre dice le ultime parole si chiude la porta alle spalle.