Ci sono libri che vanno, come certi eventi del passato, semplicemente li dimentichiamo, a volte la memoria li ripesca e alcune frasi o pensieri riaffiorano all’occorrenza, poi ci sono libri che odiamo, disgustati li gettiamo, personalmente ritengo che alcuni andrebbero bruciati senza troppe cerimonie alla Pepe Carvalho, infine altri rimangono.
Conversazioni sull’educazione è un libro che fa riflettere, senza pretendere eccessi complicati, senza troppi giri di parole, ma capace di catturare l’attenzione del lettore semplicemente perché narra, descrive e cerca di spiegare il nostro oggi, con occhi a volte tristi, altre colmi di speranza, ma pur sempre rimanendo nella realtà senza allontanarsi da chi ogni giorno litiga con la vita.
«Normalità» è il nome elaborato ideologicamente per significare maggioranza. Cos’altro può significare, «normale», se non il fatto di ricadere in una maggioranza statistica? E cos’altro significa, «anormalità», se non l’appartenenza a una minoranza statistica? Parlo di maggioranze e minoranze perché l’idea di normalità presuppone che alcune unità di un totale complessivo non siano conformi alla «norma»; se il 100 per cento delle unità recassero gli stessi tratti distintivi, sarebbe difficile che emergesse l’idea di una «norma». Quindi l’idea di «norma» e «normalità» implica una dissimiglianza, una difformità: la suddivisione di un totale complessivo in una maggioranza e in una minoranza, in un «la maggior parte» e «alcuni». La «elaborazione ideologica» che ho menzionato si riferisce alla sovrapposizione del «si deve» sull’«è»: non soltanto le unità di un certo tipo sono in maggioranza, ma esse sono come «dovrebbero essere»; sono «giuste e appropriate»; al contrario, quelle che difettano dell’attributo in questione sono come «non dovrebbero essere» — «sbagliate e inappropriate».”
Zygmunt Bauman in collaborazione con Riccardo Mazzeo
Edizioni Erickson
2012