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Fleet Foxes: l’anacronismo incontra la maturità

Creato il 10 gennaio 2012 da Postscriptum

La sensazione è quella di ascoltare i Coldplay ma con i ritmi degli anni 50, il bello è che si tratta di una band americana originalissima, classifica nel quadro sempre più variegato del folk rock d’autore, dalle sonorità ammiccanti, delicate e piacevoli

Fleet Foxes: l’anacronismo incontra la maturità

 

Il folk rock in chiave moderna non è mai stato così coinvolgente, specie se poi ci aggiungiamo degli accenni di pop melodico ma non troppo, una voce che ricorda i frontman delle beat band della British Invasion e un ritmo incalzante come le ballate country targate USA: sarebbe riduttivo usare solo queste parole per descrivere l’arte sonora dei Fleet Foxes, un vero e proprio fenomeno che partendo dalle nicchie americane sta conquistando le fini orecchie europee, o almeno quelle che di musica qualcosina masticano.

Robin Pecknold e Skyler Skjelset cominciano l’avventura nel 2006 ma devono passare 2 anni prima della pubblicazione del primo album (omonimo) dei Fleet Foxes che contiene pezzi molto interessanti e essenziali per valutare una cifra tecnica incredibilmente matura nel suo anacronismo concettuale e stilistico.


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