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14 febbraio

Creato il 14 febbraio 2013 da Ela & Fabio V. @parisienneroma

Marco PantaniÈ morto oggi, Marco Pantani. Si è accasciato lungo il bordo di un viale pulito, alberato, che sempre sceglieva come risultato di un preciso sforzo di volontà. Aveva 81 anni, quando il congegno perfetto del suo corpo ha detto basta. Marco, invece, si mostrava ancora ragionevolmente dubbioso. Ed essendo entrambi abituati da sempre a lavorare sotto pressione – sono volate tra loro parole non particolarmente adatte alle orecchie delle scolaresche. Poi finalmente, anche quella folta barba che gli circondava la pelata come grigio fumo di Londra, si è mutata volentieri in un bianco purissimo, ultraterreno, increspato agli angoli dallo stesso lieve malinconico sorriso di sempre. Sullo sfondo, una ruota panoramica d’altri tempi. Ma è richiamando una volta ancora a raccolta i pensieri della sua lunga e gloriosa vita, che il campione si scopre nuovamente il ribelle di un tempo: utilizza gli ultimi istanti che gli rimangono per decidere che i 50 anni che sono trascorsi da che ha smesso di correre non sapevano di niente, sono stati inutili. Se potesse tornare indietro, ecco qualcosa che veramente non rifarebbe. L’errore di vivere troppo a lungo lontano dai seni di quelle montagne complesse, silenziose. E tentanti. D’altronde se ti chiami pantani e poi scivoli sopra l’asfalto come fosse velluto, capisci meglio e prima degli altri di come la vita sia soprattutto negazione, anziché affermazione di sé stessi. Campione romantico, ha scelto di andare a morire il giorno di S. Valentino. Perché a volte, pure se magari una cosa non è reale, succede che poi comunque uno non la vuole sporcare. E allora veramente, basta il pensiero.


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