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2012: fine della letteratura? Prepariamoci
Io non sono contro le mode. Lo voglio mettere in chiaro fin da subito. Penso che molte mode e molte tendenze mi abbiamo fatto scoprire cose che probabilmente non avrei mai ascoltato, letto o assaggiato.Bisogna però andare oltre ciò che ci viene proposto e martellato addosso da sistemi marketing autoritari, bisogna avere la capacità di discernere, cosa sempre più difficile in questi tempi.
Quanti di voi entrando in una buona parte di librerie si è visto sovrastato da piramidi di libri neri con la scritta TWILIGHT?Ed il peggio è il corollario di romanzi, racconti e saggi che circondano gli scritti della Meyer. Per fare un banale esempio mi è capitato di leggere uno di questi libri “cornice” intitolato “Il vangelo del vapiro” (di James Vanore), molto prima che si scatenasse la Edwardbellajacob mania. Tralascio una recensione approfondita, che in questo caso sarebbe uno spreco di tempo, ponendo solo la questione sul fatto che di vangeli, (anche apocrifi) di qualsivoglia succhiasangue che abbia mai abitato il mondo della fantasia umana, non c'è traccia nel racconto (il che fa già riflettere).
Ma ora la mia attenzione, quando entro in un rivenditore di libri, è attirata da qualcos'altro. Di fianco al bel faccione cartonato di Giacobbo (famoso conduttore di Voyager) si erge una torre di babele di libri su un solo argomento: Il 2012 e la profezia Maya.Personalmente il tema è più che accattivante. È un archetipo molto potente quello della fine del mondo, che sia per volontà divina, per invasione aliene o per congiunzioni astronomiche.Se poi mettiamo che la paura, o comunque la componente emotiva, è un ottimo modo di vendere un prodotto otteniamo un boom di vendite.
Ma la qualità?Dove mettiamo la componente qualitativa della lettura?Indubbiamente in mezzo a quelle pile di libri che ci vengono buttati addosso appena entrati ci sono belle letture, libri consigliabili, ma dall'altra parte è altrettanto vero che la maggior parte è letteratura di serie Z.Essendo però io un tipo ottimista ho deciso di “cascarci” e comprare un romanzo su questo argomento che ritengo affascinante.
Il titolo (manco a dirlo) è “2012 l’Apocalisse” di Whitley Strieber, editore Newton Compton.Dopo il primo capitolo la voglia di chiudere il libro e consegnarlo ad un’utilissima riserva per il camino ad uso invernale è tanta, ma, di nuovo, il mio smisurato ottimismo (condito con una buona dose di speranza) mi ha spinto a leggere il secondo, giusto perché stampato curiosamente con un altro font di scrittura. Si scopre così che tutto quello che si è letto fino ad ora non era che il racconto scritto dal protagonista vero della storia, un racconto che lo ossessiona e che sembra possederlo, turbando la sua normale vita.Il peggio verrà in seguito, quando le due storie si uniranno scoprendo che i due mondi narrati sono due universi paralleli che stanno per essere invasi da un terzo universo popolato da rettili umanoidi in cerca di anime. Nemmeno David Icke nei suoi peggiori deliri riuscirebbe a pensare una cosa del genere. Una scrittura banale non aiutano certo a “mandare giù” quelle 327 pagine di fantascienza elementare, noiosa e senza nessuno spunto. Non è nemmeno divertente, come può esserlo andare a vedere Die Hard 4 per puro svago, perché rimane in sottofondo questa ricerca di verosimiglianza ridicola che popola spesso questo tipo di romanzi.
Rimangono due conclusioni da fare: prima di tutto, guardando il bicchiere mezzo pieno, queste letture avvicinano una massa di persone, che normalmente non leggerebbero nemmeno la lista della spesa, alla lettura e una piccola parte, magari, deciderà di approfondire o banalmente di cercare qualcosa di più; la seconda considerazione è una domanda: “Ma quanto vengono pagati dalle case editrici i recensionisti in giro per il mondo per scrivere critiche positive per poi poter estrapolare frasi eclatanti ed entusiaste da mettere sulle copertine?”.
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