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25 settembre 1896: nasce Sandro Pertini, il socialista partigiano che diventò Presidente

Creato il 25 settembre 2015 da Alessiamocci

Alessandro Pertini noto come Sandro è stato il presidente più amato dai suoi concittadini, ripercorrere la sua storia significa ripercorrere un fondamentale capitolo di storia italiana. Un socialista, un militante e un idealista che ha conosciuto per lunghi anni l’esilio, la galera e il confino.

La resistenza è stata l’esperienza fondamentale di tutta la sua vita. Comandante partigiano, giornalista, presidente della camera dei deputati e poi presidente della Repubblica Italiana con un consenso senza precedenti. Un capo di stato dai modi talvolta un bruschi ma sempre sincero ed onesto che viaggia in tutto il mondo e ovunque porta la sua idea di socialismo, del connubio fra libertà e giustizia sociale. Gli italiani si riconoscono in lui.

Pertini nasce a Stella in provincia di Savona, in Liguria il 25 settembre del 1896. La famiglia è benestante e i genitori, piccoli proprietari terrieri gli consentono di studiare prima dai salesiani e poi al Ginnasio.

Si iscrive a giurisprudenza ma nel 1917 arriva la chiamata alle armi, tutti i soldati in possesso di un titolo di studio devono partecipare alla prima guerra mondiale in veste di ufficiale. Lui è un giovane socialista che è contro l’intervento in guerra, come la maggior parte ovviamente del partito, ma partecipa e viene inviato sul fronte dell’Isonzo e sulla Bainsizza.

Egli si distingue per un’azione particolarmente coraggiosa durante l’assalto al Monte Jelenik e viene proposto per la medaglia d’argento al valore militare.

Nel primo dopo guerra frequenta la sezione del partito socialista, Federazione di Savona. Riprende gli studi e si laurea in giurisprudenza a Modena e poi in scienze sociali a Firenze con una tesi sul movimento cooperativo. Giovane militante partecipa alla vita delle sezioni, è schietto sa parlare bene. È affascinato dalla figura di Filippo Turati fondatore nel 1892 del partito socialista italiano, il suo maestro.

Il 31 ottobre 1922 Benito Mussolini è il nuovo presidente del consiglio. Inizia l’ascesa del fascismo, un movimento che da subito si caratterizza per la violenza sugli avversari politici.

Il giovane avvocato Pertini diventa presto il bersaglio delle violenze squadriste, ma è l’assassinio di Matteotti che lo fa scendere in campo in modo definitivo, caparbio e determinato; la prefettura di Savona lo considera un avversario irriducibile. Viene controllato, fermato, più volte aggredito fino a quando il tribunale di Genova non lo considera pericoloso per l’ordine pubblico e lo condanna a cinque anni di confino.

Si sottrae alla cattura e si rifugia prima a Milano e poi in Francia, dove ottiene asilo politico. Saranno anni durissimi. Tornato in Italia nel 1929, Pertini viene arrestato e il Tribunale speciale per la difesa dello Stato lo condanna a 11 anni di reclusione. Ne sconta sette e poi viene assegnato per otto anni al confino.

Tornato libero nell’agosto del 1943, è tra i maggiori protagonisti della lotta partigiana ed entra nel primo Esecutivo del Partito Socialista Italiano. La libertà per Pertini dura poco: catturato dalle SS viene condannato a morte e incarcerato nell’attesa dell’esecuzione. Evade dal carcere assieme a Giuseppe Saragat e raggiunge Milano.

Il 25 aprile, il giorno della liberazione, Pertini alla testa del comando partigiano che liberò Milano, annuncia via radio: “Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”.

L’insurrezione è la spallata finale al nazifascismo. L’Italia si libera grazie alla resistenza partigiana.

Conclusa la lotta armata e la guerra si dedica alla vita politica e al giornalismo. Nel 1945, è segretario del Partito socialista italiano di unità proletaria, nel ‘46 viene eletto all’Assemblea Costituente e, tra il 1946 e il 1951, è direttore per due volte dell’Avanti. Nel 1948 è senatore, e in seguito per due volte presidente della Camera.

L’8 luglio del 1978, con la più larga maggioranza mai registrata prima d’allora, viene eletto presidente della repubblica. Il perseguitato politico e il comandante partigiano di un tempo è così il settimo presidente a 82 anni. Rimane in carica fino al 29 giugno del 1985.

Sono anni questi segnati da una forte crisi: grossi scandali politici, terrorismo e disoccupazione. Ma Pertini viene visto dagli italiani come un faro nella notte, un presidente che parteggia per la rabbia e l’indignazione popolare. Un Presidente che parla agli Italiani, che ama spiegare i motivi delle sue decisioni e svelare i retroscena nascosti delle vicende nazionali.

Ateo stimato dai credenti, progressista rispettato dai conservatori, un uomo integro, un grande oratore ma anche provocatore. Tenacemente onesto e sincero per tutta la vita, è stato unificatore nazionale, un uomo che ha combattuto per la libertà e una barriera contro la corruzione, la criminalità e gli scandali. Muore il 24 febbraio del 1990.

Written by Amani Salama


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