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27/11/2014 - Decommissioning centrali nucleari e deposito unico dei rifiuti radioattivi: effetti ambientali, economici e sociali

Creato il 27 novembre 2014 da Orizzontenergia

La chiusura del ciclo nuclearenucleare
Forma di energia derivante dai processi che coinvolgono i nuclei atomici (fissione e fusione).
e la gestione dei rifiuti radioattivi
rientra nella green economy. L’Osservatorio per la chiusura del ciclo nucleare ha organizzato un convegno, nella fiera di Ecomondo a Rimini per valutarne gli impatti ambientali, sanitari ed economici.

L’Italia da quasi 30 anni attende lo smantellamento delle ex centrali nucleari e degli impianti connessi. Anche questa è green economy” è quanto ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente dell’Osservatorio per la chiusura del ciclo nucleare. “Tuttavia, non basta rientrare nella nomenclatura dell’Eurostat, occorre che questa attività generi miglioramenti sociali, ambientali e sanitari”.

Dal 2009 l’Eurostat ha inserito il decommissioningdecommissioning
Attività multidisciplinare che si applica agli impianti in fase di demolizione, rinnovamento o costruzione. L'obiettivo principale è la bonifica della zona di edificazione della centrale nucleare attraverso lo smaltimento del combustibile irraggiato e delle scorie di lavorazione e successivo stoccaggio.
delle centrali nucleari, la bonifica dei siti e la gestione dei rifiuti radioattivi tra i settori economici della fornitura dei beni e dei servizi ambientali. Questa attività è stata poi classificata nell'Yearbook del 2012 dell’UNEP, il Programma Ambientale delle Nazioni Unite, un lavoro finalizzato a risolvere uno dei problemi ambientali più rilevanti.
Ma non basta per far rientrare questa attività nella “Green Economy”, infatti tenendo conto della definizione dell’UNEP occorre anche valutare se essa “produce miglioramenti del benessere umano e dell’equità sociale, riducendo nel contempo i rischi ambientali ed ecologici”.

Oggi sappiamo che la realizzazione del decommissioning delle centrali, della bonifica dei siti, la realizzazione del deposito nucleare e la gestione dei rifiuti radioattivi – secondo la relazione, presentata nel 2012, della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti – rappresenta per l’Italia un investimento complessivo di circa 6,5 miliardi di euro da impiegare fino al 2035.
Costituisce anche una grande opportunità per l’Italia, tenendo conto che il mercato del decommissioning e bonifica da svolgere in Europa entro il 2050 è stimato in circa 67 miliardi di euro, la formazione di personale specializzato permetterà ad imprese italiane di competere sui mercati internazionali.
Non sono, invece, ancora stati studiati gli effetti ambientali e sanitari del programma di chiusura del nucleare in Italia.

Infatti, fino ad oggi non è stata condottacondotta
Rete di tubazioni adibite al trasporto di combustibili (gas e petrolio) dai luoghi di produzione ai luoghi di stoccaggio, di imbarco, di trattamento e di consumo.
una Valutazione Ambientale Strategica sul piano di dismissione e di bonifica, in quanto presentato prima dell’entrata in vigore della direttiva comunitaria. Si potrà riempire questa lacuna con l’attesa presentazione del Programma nazionale di gestione dei rifiuti radioattivi. In quella sede potranno essere contabilizzati gli impatti positivi e negativi sull’ambiente e sulla salute.

L’Italia procederà allo smantellamento delle centrali nucleari, degli impianti di produzione del combustibile nuclearecombustibile nucleare
Sostanza i cui nuclei atomici sono fissili, ovvero, se colpiti da neutroni, danno luogo ad atomi più leggeri liberando contemporaneamente un'elevatissima quantità di energia termica. Tipicamente il combustibile nucleare per eccellenza è l'uraniouranio
Elemento metallico radioattivo che si trova sottoforma di ossidi o sali nelle rocce, nel suolo, nell'aria e nell'acqua. L'uranio, così come si trova in natura, è costituito da tre isotopi: l'uranio 238 (per il 99.9 %), l'uranio 235 (l'uranio fissile impiegato come combustibile nelle centrali nucleari) e l'uranio 234, in piccolissime tracce.
. Per analogia con i fossili, tali sostanze vengono definite combustibili, anche se in realtà esse vengono sottoposte ad un processo fisico di "disintegrazione" e non chimico (come nel caso della combustione).
e degli impianti di ricerca del ciclo del combustibile nucleareciclo del combustibile nucleare
Insieme delle operazioni "a monte" e "a valle" della produzione di energia elettrica in una centrale nucleare. Le fasi "a monte" vanno dall'estrazione dell'uranio fino alla produzione di combustibile nucleare, mentre le fasi "a valle" prevedono lo stoccaggio del combustibile "esausto", il condizionamento dei rifiuti radioattivi e il loro smaltimento definitivo.
di Trino (VC), Caorso (PC), Latina (LT), Garigliano (CE), Bosco Marengo (AL), Saluggia (VC), Casaccia (RM) e Rotondella (MT).
Queste attività generano circa 55.000 metri cubi di rifiuti radioattivi di cui circa 10.500 ad alta attività e altri 44.500 a media e bassa attività.
A questi si aggiungono i rifiuti radioattivi generati da attività diagnostiche e terapeutiche di medicina nucleare (provette, flaconi, siringa, guanti, indumenti contaminati, sorgenti per teleterapia etc...), ma anche di macchinari contaminati e dispositivi utilizzati per la ricerca in campo medico e farmacologico, oltre che in specifici settori industriali. Questi in Italia oggi ammontano a circa 15.000 metri cubi, di cui più di 3.000 ad alta attività, a cui se ne aggiungeranno nei prossimi anni circa altri 20.500, di cui oltre 1.500 ad alta attività, con un trend di crescita di 500 metri cubi l’anno.
La quantità complessiva di rifiuti a bassa, media e alta attività da smaltire è dunque di oltre 90.000 metri cubi.


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