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28/02 – Spartaco ricorda…Dino Zoff (by Spartaco)

Creato il 28 febbraio 2013 da Simo785

Saracinesca

Dino Zoff, l’uomo dei record, nasce a Mariano del Friuli il 28 febbraio 1942. È difficile sintetizzare in pochi minuti la vita di un uomo così rappresentativo per il calcio. Come sempre è più facile cominciare dall’inizio, quando a 14 anni non arrivava nemmeno al metro e sessanta e giocava nella Marianese. La leggenda narra che la nonna gli desse 8 uova al giorno. Dopo qualche anno, nel 1961, la sua altezza sarà di 182 cm. Non credo che per anni abbia mangiato tutte quelle uova, ma chissà che anche questo non sia un altro record di Zoff.

Il primo ingaggio importante è del 1961, il contratto con l’Udinese gli permetterà di dedicarsi a tempo pieno al calcio e abbandonare il lavoro da meccanico. L’esordio è con il botto, nel senso che incassa 5 goal dalla Fiorentina, ma secondo molti cronisti dell’epoca erano dei tiri imparabili. Il diciannovenne di Mariano non si scoraggia e continua anche la stagione seguente con i bianconeri, questa volta da titolare, in serie B. Nel 1963 ritorna in A con il Mantova. Nella squadra lombarda gioca 4 anni, collezionando 134 presenze e 116 goal. Nel 1967 c’è il passaggio al Napoli e la chiamata in Nazionale. L’uomo tutto d’un pezzo quasi fa trapelare commozione quando in un’intervista ammette: “In 5 anni Napoli mi ha arricchito della sua allegria.”

Dal 1972 Zoff inizia a vincere trofei e si consacra definitivamente a livello internazionale con i bianconeri, ma questa volta della Juventus. Vince: 6 scudetti, 2 Coppe Italia e una Coppa Uefa. Grande amarezza per il suo addio al calcio giocato, perde la finale della Coppa dei campioni contro l’Amburgo proprio nel 1983, nonostante i pronostici fossero per la Signora. Alla faccia del turn over, dal 1972 al 1983 Zoff non salta una partita, nonostante le riserve magari affidassero a potenze superiori i loro desideri, in 11 anni lo Stakanov made in Friuli vanterà 479 partite.

Ovviamente la carriera di Zoff è segnata anche dalle prestazioni in Nazionale. L’esordio è nel 1968 e, buona la prima, Zoff dà il suo contributo per vincere l’Europeo. Dopo la vittoria inizia l’alternanza con Albertosi, n°1 del Cagliari di Riva che gli soffia la maglia da titolare a Messico ’70, dove gli Azzurri arrivano secondi. Due anni dopo Zoff ritorna ad essere la saracinesca della Nazionale e per 1.143 minuti la nostra porta rimane inviolata, questo gli vale la copertina del Newsweek che lo definisce solamente “Il migliore del mondo”. Al Mondiale argentino del 1978 fa autocritica, definisce l’Italia la migliore squadra della competizione e si scusa con i compagni per non essere stato sempre a loro livello. Che dire? Come tutti gli uomini di poche parole quelle poche che dice sicuramente sono pesanti. Dal ’77 capitano della Nazionale si presenta carico al Mondiale spagnolo e, senza accusare il peso dei suoi 40 anni, vince la Coppa del Mondo con una parata da oscar, anzi ad Oscar, giocatore del Brasile che al 90° rischia di pareggiare, ulteriore merito esserci riuscito a 40 anni, nessuno come lui. Unico calciatore italiano ad aver vinto sia il Mondiale che l’Europeo e credo anche ad aver giocato a scopone con il Presidente della Repubblica, addirittura rimproverandolo! Pertini dopo il ritiro di Zoff scriverà un telegramma al capitano: “Sei stato un nome e un simbolo per tutti gli sportivi. Io sentirò nostalgia di te”. È il primo giocatore italiano ad aver superato le 100 presenze in Nazionale e ci sono voluti mostri sacri come Maldini, Cannavaro e Buffon per superare le sue 112 partite con gli Azzurri.

Appesi gli scarpini al chiodo, Dino inizia ad allenare dapprima la Nazionale Olimpica, poi passa alla Juventus vincendo Coppa Italia e Coppa Uefa nel 1990. Montezemolo non lo conferma e Zoff è costretto a lasciare Torino per fare posto a Maifredi. Si trasferisce a Roma, allena la Lazio e il terzo anno ottiene il piazzamento europeo. In seguito con Cragnotti si impegna come Presidente del club, per poi subentrare all’esonerato Zeman, porta la Lazio dal 12° al 4° posto. Nel 1998 sostituisce Maldini, altro friulano roccioso, alla guida della Nazionale. Conquista la finale dell’Europeo, ma la fortuna non gli sorride e l’Italia perde in finale contro la Francia, gioca bene, ma il golden goal di Trezeguet spezza i sogni azzurri. Berlusconi, allora capo dell’opposizione, lo critica aspramente per non aver arginato Zidane e aggiunge: “Evidentemente l’acutezza e l’intelligenza uno ce l’ha o non ce l’ha”. L’uomo di ghiaccio risponde con una conferenza stampa stringata e rassegna le dimissioni. Nel 2008 intervistato sull’argomento risponde: “Hanno scritto che mi ero dimesso dalla Nazionale per la critica tecnica, la storia di Zidane. Figuriamoci! Berlusconi disse una cosa molto pesante sulla persona, che ero indegno di guidare la Nazionale… Indegno io che ho più croci sul petto dei generali russi! Credo di essere uno dei pochi in Italia con cui Berlusconi non ha fatto pace, lui che nel tempo è diventato così ecumenico”. Cosa potevamo aspettarci da un duro come Zoff? Non ha temuto gli avversari in campo, ma nemmeno le critiche fuori, ha raggiunto grandi traguardi rimanendo sempre lo stesso, sereno, deciso, impassibile.

Come se non bastasse il palmares e il messaggio di stima e affetto di Pertini a coronare una vita di successi, Zoff è inserito nella lista FIFA tra i migliori 125 giocatori viventi da Pelè nel 2004, World soccer lo mette al 47° posto nella classifica dei migliori giocatori di sempre e nel 2004 l’UEFA gli ha consegnato il titolo di Golden Player. Insieme a Simeone e Stevens è l’unico ad aver vinto la Coppa Uefa sia da calciatore, che da allenatore. Ultima esperienza nel 2005 con la Fiorentina, subentra a Buso e la salva dalla retrocessione. Non ha mai vinto il Pallone d’oro, ma ha avuto la nomina svariate volte, nel 1973 arriva secondo.

Il 2 ottobre 2003 l’Università degli Studi di Cassino gli ha conferito la Laurea ad honorem in Scienze Motorie, ma credo che la soddisfazione maggiore della sua vita sia stata di sapere che un paziente, suo vecchio tifoso pesarese, sia uscito dal coma ascoltando la sua voce. Zoff ha risposto positivamente all’appello di un amico d’infanzia del povero ricoverato e ha inviato un messaggio all’ammalato, che si è ripreso dal coma dopo circa un mese ascoltando la voce di Zoff. Questo non vuol dire che il campione abbia anche doti taumaturgiche, però sicuramente per il portiere campione del mondo sarà stata una soddisfazione enorme. Con questo ricordo concludo, magari riuscendo a strappare un sorriso a Zoff se è in ascolto, è il pensiero che conta, no?


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