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300 volte Baskonia: get this party started!

Creato il 22 marzo 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

7 maggio 2005, Olympiskij Arena: Mosca attende da anni la più grande festa del basket europeo. Le Final Four sono appena giunte sotto le magiche guglie della Cattedrale di San Basilio e il CSKA di coach Ivkovic è una fuoriserie con pochi precedenti; il pubblico del palazzo conta i minuti che separano l’Armata Rossa dalla finale contro il Maccabi, poiché la sfida ai campioni in carica sembra la naturale conclusione della marcia trionfale di Holden e compagni. Piccolo dettaglio: il CSKA è atteso dal TAU Céramica Vitoria, una squadra che ha atteso il nuovo millennio per stabilirsi fra le dominatrici del basket continentale, ma che – dopo la Finale dell’Eurolega “zoppa” del 2001 – non ha più perso contatto con l’élite della palla a spicchi.

Il Baskonia non ha nessuna voglia di proporsi come vittima sacrificale: José Calderon, Pablo Prigioni e Luis Scola massacrano i russi e gelano quarantamila gole. La banda musicale dei baschi scandisce il ritmo di una partita magica e guida i ragazzi di Dusko Ivanovic alla Finale: le forze del TAU si schiantano contro il Maccabi, ma non si spezzano. La storia del club glielo impedisce: anche se tanti grandi giocatori hanno iniziato la loro carriera alla Fernando Buesa Arena di Vitoria e, dopo alcuni anni di apprendistato di lusso, hanno preso l’aereo per gli Stati Uniti, l’organizzazione del Baskonia non ha smesso di coltivare nuovi cicli vincenti.

In un campionato dominato dal blasone e dai soldi di Real Madrid e Barcellona, i baschi si sono sempre segnalati per continuità e non hanno rinunciato ad alcuni picchi clamorosi. Mentre lo sport dell’Euzkadi doveva fare i conti con le difficoltà economiche dei suoi club storici, la città di Vitoria ha ospitato giocatori di livello mondiale: un quintetto ideale delle tre versioni TAU Céramica-Caja Laboral-Laboral Kutxa potrebbe annoverare José Calderon, Pablo Prigioni, Andrés Nocioni, Luis Scola e Fabricio Oberto. Problemi con il doppio playmaker? Arvidas Macijauskas è pronto ad alzarsi dalla panchina e a massacrare le retine altrui a suon di triple insieme a Mirza Teletovic, mentre Travis Hansen e Tiago Splitter non vedono l’ora di accendere l’adrenalina dei loro compagni. Questi nomi aiutano a spiegare meglio le grandi fortune europee del Baskonia: anche se il club non è ancora riuscito a issarsi sul gradino più alto del Vecchio Continente, da più di quindici anni le sue vittorie caratterizzano le stagioni regolari e le Top 16 dell’Eurolega. Nell’era-ULEB, soltanto il Barcellona ha disputato più partite del Laboral Kutxa nella massima competizione continentale: purtroppo per i baschi, il divario fra i due club sarà destinato ad aumentare poiché i catalani hanno già staccato il pass per i quarti di Finale, mentre il pubblico della Fernando Buesa Arena dovrà rassegnarsi ad abbandonare anzitempo i propri sogni di gloria.

Salvo sorprese clamorose, la truppa di Sergio Scariolo e Peppe Poeta non riuscirà a qualificarsi per i Playoff: gli sforzi di Tibor Pleiss e il tentativo di mettere sotto contratto Lamar Odom non hanno prodotto gli effetti sperati e non hanno schiodato la squadra dall’ultima posizione del Gruppo E. Nonostante gli scenari desolanti della classifica, i tifosi del Laboral Kutxa possono essere orgogliosi del progetto del loro club e confidare che il futuro riservi loro altre gioie: lo spirito dell’aficiòn è quello giusto, la competenza e la passione non mancano. Trecento di questi giorni, Baskonia!


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