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Io non posso dimenticare nè il 4 nè il 5 Novembre, giorni dell'Alluvione di Genova 2011.
In quei due giorni la mia città è cambiata, le vite dei genovesi sono cambiate.
Quando si parla di disgrazie mai nessuno pensa che possano accadere proprio a noi, ma così è stato.
L'alluvione si è portata via case, auto, negozi, ma soprattutto persone. Sei vittime, alcuni direbbero che sono poche, che poteva andar peggio, ma non c'è cosa peggiore della morte.
Ognuno di noi, quel giorno ha perso qualcosa. Io ho perso il quartiere della mia infanzia, i suoi negozi.. ora, ogni volta che piove, del mio vecchio quartiere sento solo la paura.
Ho cambiato casa e zona, ma torno a Marassi per ragioni personali molto spesso, ed è sempre un dolore forte.
Ma Genova si è tirata su, con l'aiuto degli angeli del Fango e dei suoi abitanti. Il Sindaco Marco Doria ha detto che oggi è il "Giorno del silenzio". La Sampdoria giocherà con la divisa nera, con una scritta in ricordo delle vittime dell'alluvione, e le maglie saranno poi vendute all'asta ed il ricavato sarà dato in beneficenza al quartiere. Invito poi tutti ad acquistare le magliette "Non c'è fango che tenga", ancora disponibili in alcuni negozi a Marassi.
Per quel che mi riguarda un piccolo pensiero oggi era sicuramente dovuto, e come me tanti altri oggi ne parleranno.
Ho scelto però di linkarvi (che italiano) al post di una ragazza, Ilaria di TheNewEconomist, che ha raccolto le testimonianze di amici e blogger in un post molto bello, scritto bene ma soprattutto ricco di ricordi, anche se brutti, di quei giorni: 4 novembre 2011, Genova un anno dopo .
Anche io ho partecipato con un pensiero al suo post, che vi riporto qui sotto.
Ci sono pochi giorni nella vita che non si riesce a dimenticare, e per me il giorno dell’alluvione a Genova è uno di questi.
Stavo sulla porta di casa, uscivo per andare a lavorare, quando ho sentito delle urla venire giù dal portone.. chiusa la porta sono scesa giù, e nell’androne c’era gente che cercava di correre su per le scale.. sono uscita dal palazzo per vedere, e da dietro l’angolo stava arrivando un fiume d’acqua.. il Ferreggiano era uscito dagli argini, così come il Bisagno.. e io ero al centro tra due fuochi. Sono corsa in casa, dove era anche mancata la luce e il telefono, con solo il cellulare che mi collegava con fuori. Non potevo uscire, l’acqua aveva invaso il portone.. lo spettacolo dalla finestra era orribile. Gente che si scontrava con le macchine portate dal fiume, chi nuotava letteralmente in mezzo al fango, gente che rimaneva sotto e usciva aggrappata ai lampioni per non affogare.. e non potevamo comunque far nulla, eravamo tutti nelle stesse condizioni. C’era panico ovunque, e tutti piangevamo, non tanto per la macchina sotto casa o altro, ma per tutti quelli che erano rimasti giù, per i fratelli bloccati nelle scuole o i genitori al lavoro che non potevano tornare a casa.. siamo rimasti senza corrente per 9 ore.. i miei genitori sono tornati a piedi da Sampierdarena, mio fratello da Molassana dove era a scuola con l’acqua fino alla vita.. ma per fortuna stavamo tutti bene. Tanta,tanta paura. Ma ci siamo fatti coraggio, quando l’acqua si è abbassata siamo scesi in strada, armati di pala e secchi per salvare quel che si poteva del nostro quartiere. Marassi come la conoscevamo non c’era più, ad un anno di distanza alcuni negozi hanno riaperto, ci hanno fatto una targa per i nostri morti, ma non sarà mai più il quartiere dove ho passato la mia infanzia. Oggi abito in un altro quartiere, e ogni volta che torno lì, mi si stringe il cuore.
Genova non dimentica.
LaSil.
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