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A CACCIA DI LUOGHI COMUNI: breve storia delle dissimulazioni religiose al potere

Creato il 14 novembre 2011 da Natale Zappalà
di Natale Zappalà (*)
A CACCIA DI LUOGHI COMUNI: breve storia delle dissimulazioni religiose al potere
Le religioni per cosìdire statali(quelle istituzionalizzate, o comunque percepite come “ufficiali”all'interno di un gruppo umano) hanno sempre svolto, da unpunto di vista strettamente politico, il delicato ruolo di inquadrareil corpo civico, tenendone a freno e condizionandone il pensiero,attraverso ciechi dogmatismi o formalismi meccanici. D'altro canto,gli uomini di potere, consci di tale pregevole valenza, hanno sempresaputo celare dietro uno spietato pragmatismo un'ipocrita apparenzadi pietas; in altre parole, mostrandosi ligi nel seguireideologie, prescrizioni e ritualismi delle religioni tradizionaliagli occhi del popolino, nel privato se la ridevano dell'ignoranza edella creduloneria della gente comune.Tanto per fare qualcheesempio illustre, nell'Egitto della XVIII Dinastia (XIV sec. a.C.),il faraone Akhenaton inventò la prima forma documentata dimonoteismo, il culto del disco solare Aton, soprattutto per sottrarrealla casta scribo-sacerdotale devota di Amon-Ra (il sole mitologico)il prestigio derivante dal monopolio delle pratiche religioseconnesse con templi, sacrifici e offerte. Questioni politiche edeconomiche dunque, sapientemente mascherate dal ricorsoall'ultramondano.All'interno del mondogreco-romano la religione – il cui ciclo di festività aveva anchela funzione di scandire il tempo e ricompattare le cittadinanzeattraverso processioni o banchetti rituali – si risolvevaessenzialmente in un legame contrattuale fra uomini e dei: i primionoravano i secondi, riservandogli l'onore (timé) che glispettava, il tutto al fine di scongiurare un ipotetico castigodivino; questo, almeno, era quello che credevano le masse. Taleaspetto prettamente ritualistico induceva tutti coloro cheavvertivano l'esigenza di intrecciare rapporti più “spirituali”con il mondo soprannaturale, rifugiandosi in culti maggiormentecoinvolgenti come quelli misterici, durante i quali i fedeliritenevano di instaurare un contatto diretto (detto di sympatheia,«patireinsieme»)con la divinità. Ciò non impediva a personaggi autorevolicome Alcibiade nell'Atene del V sec. a.C. di sbeffeggiare i celebrimisteri eleusini, parodiando in casa propria quelle stesse cerimonie,per altro segretissime e aperte ai soli iniziati, in cui i suoiconcittadini mostravano di credere così sinceramente.Ma il primo posto nellaspeciale classifica dei grandi dissimulatori religiosi dell'antichitàspetta sicuramente a Giulio Cesare, capace di conciliare una spiccatae snob laicità fattuale con l'esercizio della massima autoritàsacrale romana, il pontificato massimo. In un contesto dove ogniazione pubblica era accompagnata dall'esecuzione di ritibeneaguranti, gli auspicia, fu capace, quando inciampòmalamente sbarcando in Africa durante la guerra civile, di volgere inpositivo il presagio funesto, gridando: «Teneote, Africa!»(«Titengo, Africa).L'avventodel cristianesimo non mutò l'atteggiamento degli uomini di potere:Costantino ne liberalizzò il culto per convenienza politica, avendoscorto nell'organizzazione ecclesiale, naturalmente gerarchizzata edotata di un controllo capillare sul territorio, un efficace poteresuppletivo delle autorità municipali romane in decadenza.Tuttavia,il buon imperatore non ne volle mai sapere di battesimo, se non inpunto di morte e, per di più, ricevendo il sacramento da un vescovoariano, un “eretico” per la Chiesa di Roma.Lalista degli aneddoti sulle dissimulazioni religiose dei potentisarebbe troppo lunga se si enumerassero tutti i casi che affollano laStoria. Basterà, limitandoci alla Storia dell'Occidente e allacategoria dei papi, precisare che molti di essi, specie i più dotti(come Silvestro II, il “papa-mago” dell'anno Mille o Pio II, alsecolo l'umanista, nonché autore di racconti erotici, Enea SilvioPiccolomini), furono tacciati di “ateismo”, proprio perché, alriparo delle esigenze spirituali delle moltitudini, se ne ridevano didogmi e prescrizioni. Per non parlare poi di tutti quei pontefici –da Bonifacio VIII ad Alessandro VI, i riferimenti pullulano – chefornicarono, procrearono, specularono, raccomandarono e, soprattutto,strumentalizzarono politicamente il proprio primato sui cattolici,con buona pace della povertà evangelica, dei dieci comandamenti e ditutte le norme alle quali i fedeli erano invitati a conformarsi; «fa'come il prete dice, e non come il prete fa!», il motto èazzeccatissimo. Persino oggigiorno i beninformati sono pronti agiurare che nel segreto delle stanze vaticane il teologo BenedettoXVI la pensi diversamente da ciò che sostiene in pubblicocirca la transustanziazione, l'omosessualità, il celibato dei preti,i rapporti sessuali prematrimoniali o sull'uso del preservativo. Unuomo di potere, se si mostra “pio” risulta sovente bene accettoagli occhi del popolo, e questo a prescindere dal ruolo che egliricopre; non a caso i capi di stato sono soliti farsi riprenderedalle telecamere quando vanno in chiesa o in moschea. Insomma, laStoria non è cambiata, e come sosteneva il cardinale Richelieu«saper dissimulare è la scienza dei re»; specie quando si trattadi religione, aggiungiamo noi.(*) Fonte: www.natalezappala.it

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