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Da Astonvilla
A QUESTO SIAMO...
Licenziata mentre è in stato vegetativo perché, secondo l'azienda, "la discontinuità della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all'attività produttiva". Rosa, nome di fantasia, è in stato vegetativo dal 2010, conseguenza di un aneurisma cerebrale, e ha quattro figli, l'ultima dei quali è nata quattro mesi dopo l'evento. La Filctem Cgil e l'Ufficio vertenze della Cgil, che assistono la signora, hanno impugnato il licenziamento.
Il 4 giugno 2011 la Nuova Termostampi di Lallio, per la quale la signora ha lavorato 16 anni, le comunica il licenziamento con una lettera: "Con la presente dobbiamo rilevare che lei ha effettuato le assenze per malattia di seguito riportate. Avendo effettuato 368 giorni di malattia nell'arco del periodo, lei ha superato il periodo di conservazione del posto di lavoro".
Ma è la seconda parte della lettera indirizzata alla donna, denunciano i sindacati, che ha maggiormente urtato i familiari che l'hanno aperta e letta per lei: "Comunque - prosegue il documento - la discontinuità della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro e al suo regolare funzionamento, incide in modo sensibile sull'equilibrio dei rispettivi obblighi contrattuali. Per tutti i motivi sopra esposti, le notifichiamo pertanto la risoluzione del rapporto di lavoro tra noi in corso a far data dalla presente. Le sue spettanze di fine rapporto, comprensive dell'indennità sostitutiva del preavviso, le saranno liquidate, come di consueto, direttamente sul suo conto corrente entro l'11 luglio 2011".
La lettera di licenziamento è successiva alla richiesta, formalizzata dal marito perché ovviamente la signora non poteva farlo, di godimento delle ferie e dei permessi maturati prima dello scadere del periodo di malattia consentito. "Mi sembra scandaloso che un'azienda neghi la fruizione delle ferie utilizzando la motivazione delle esigenze produttive - commenta il marito - e ancor più ci ha turbato la parola intralcio. Chiedo rispetto per i diritti di mia moglie. Chiedo che se ne ha diritto venga riassunta: nulla di più".
In altri casi simili "anche grazie alla sostanziale assenza di costi per il datore di lavoro, le aziende non hanno provveduto al licenziamento ma, al contrario, hanno mantenuto in essere il rapporto di lavoro. Mi pare di poter dire che l'azienda in questione abbia quanto meno sottovalutato la condizione difficilissima di una propria collaboratrice. Di attenzione al fattore umano qui proprio non si vede traccia", ha commentato il segretario provinciale della Filctem Cgil di Bergamo, Fulvio Bolis.
La Società Nuova Termostampi, in una nota a firma dell'amministratore delegato Maria Nella Manzoni, smentisce invece quanto denunciato dalla Cgil. Senza entrare nel dettaglio della vicenda, indica che "preso atto del comunicato della Cgil, ritiene che le informazioni fornite siano altamente fuorvianti della realtà dei fatti e lesive dell'immagine aziendale. L'azienda provvederà a intraprendere tutte le iniziative del caso al fine di tutelarsi nelle opportune sedi".
Reazioni anche dal mondo politico: "E' una cosa vergognosa", ha sostenuto il parlamentare Antonio Misiani (Pd) affermando che "le motivazioni alla base del licenziamento sono surreali. Altro che 'evidenti intralci all'attività produttiva': dietro la freddezza burocratica di questa terminologia c'è una incredibile mancanza di umanità, che aggiunge ulteriori sofferenze al dolore di una famiglia già colpita duramente nei suoi affetti. Mi auguro di tutto cuore che l'azienda torni sui suoi passi, in nome del rispetto dovuto alla donna e ai suoi familiari. Sulla vicenda Misiani ha presentato insieme con il collega Emanuele Fiano, anch'egli del Pd, un'interrogazione parlamentare al ministro Maurizio Sacconi.

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