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Acciughe e balene nella bottega del mistero

Creato il 14 gennaio 2012 da Zetaman
Acciughe e balene nella bottega del mistero
La balena di Orta e le acciughe erranti
Nella Sacristia della Basilica di San Giulio sta appeso un osso arrivato chissà come sull’isola. Secondo alcuni sarebbe stato rinvenuto nel “Bus de l’orchera” una piccola grotta sulla penisola di Orta.
Secondo il Cotta, che scriveva alla fine del Seicento esso veniva mostrato ai “creduli curiosi” e indicato come l’osso di uno dei draghi cacciati da San Giulio.
Uno studio pubblicato nel 2007 ha dimostrato invece che si tratta di una vertebra di un esemplare giovane di Balenottera comune del Mediterraneo.
E l’osso non risale ad epoche antiche. Apparteneva forse a qualche animale spiaggiato su una costa marina. Che venne macellato, come risulta dalle tracce lasciate sull’osso. Dopodiché, chissà in quale modo, la vertebra giunse sul lago d’Orta per essere spacciata come osso di drago ai “turisti” dell’epoca.
Sempre dal mare venivano però anche altre creature. In questo caso erano acciughe salate e conservate. Erano gli abitanti della Valle Maira, sul confine con la Francia, ad occuparsi della loro commercializzazione. Alla fine dell’estate, quando i lavori dei campi finivano scendevano in pianura per vendere le acciughe.
Percorrevano grandi distanze, vendendo le acciughe non solo in Piemonte, ma anche in Lombardia, spingendosi fino in Veneto ed Emilia. Uno di loro, di solito il capofamiglia, andava in Liguria a comprare la merce, spedendola poi a quello che sarebbe diventato il punto di partenza. Da qui gli altri componenti della famiglia partivano con le acciughe salate sui carretti.
Cosa spinse dei montanari abituati a vivere in quota a percorrere le pianure per vendere pesce di mare sotto sale? Si ritiene che l’origine di questa curiosa professione sia da ricercare in un’altra attività, più rischiosa.
Trovandosi nei pressi del confine erano dediti anche al contrabbando del sale, a quei tempi merce rara, costosa, e gravata da alti dazi e tasse. Così, per nasconderlo presero a coprirlo con strati di acciughe sotto sale. Rendendosi conto del business delle acciughe sotto sale decisero che era giunto il momento di riconvertire la propria attività. E divennero anciuè.
C’è da dire che nei nostri laghi si trova un pesce che è una sorta di cugino di acqua dolce dell’acciuga, l’agone, il cui nome scientifico è Alosa fallax lacustris.
A Castelletto Ticino sono stati trovati vasetti di ceramica del VII sec. a.C. usati per la preparazione del missoltino, un modo tipico dei laghi lombardi per conservare l’agone sotto sale. E sono stati trovati anche vasetti dall’età del ferro che contenevano quella che era in sostanza una sorta di pasta di acciughe salata, con tanto di nome “alausa” scritto in caratteri celtici.
La balena bianca
Nel 1969 un talentuoso musicista diciassettenne che aveva già scritto vari brani  dell’album “Gabriella Ferri”, interpretato dalla cantante romana, ottenne un’audizione dalla casa discografica RCA. Poiché i discografici non erano interessati ad un musicista isolato, decise di mettere insieme una band e presentarsi con un progetto musicale.
In questo modo, secondo la leggenda, Vittorio Nocenzi fondò il Banco di Mutuo Soccorso, una delle grandi formazioni del rock progressivo italiano, assieme alla Premiata Forneria Marconi e alle Orme.
Una band ancora in attività, nonostante vari cambi di formazione che hanno visto alternarsi oltre una ventina di musicisti.
Una formazione che allestì la sala prove in una ex stalla dei Castelli Romani "con le mangiatoie piene di amplificatori, distorsori e strumenti musicali invece del fieno per le mucche" come disse Vittorio Nocenzi in un’intervista.
Nel 1983 esce “Banco”, un album di svolta, il cui brano più importante è dedicato alla famosa Balena Bianca, creata dallo scrittore americano Herman Melville (1819-1891).
Melville pubblicò il romanzo Moby Dick nel 1851, basandosi sulla sua personale esperienza di baleniere. Per inciso, un discendente dello scrittore è il musicista e cantante americano Richard Melville Hall che ha assunto il nome d’arte di Moby in onore della famosa Balena Bianca inventata dal prozio scrittore.
Moby Dick non è però una normale balena (anzi un capodoglio) che si nutre di acciughe e altri pesci. Nel procedere della trama si comprende come essa sia qualcosa di più misterioso ed oscuro. Il testo, non a caso, è pieno di riferimenti biblici e suggestioni shakespeariane.
Così i nomi dei protagonisti (l’inquieto marinaio Ismaele e il furente capitano Achab), riecheggiano quelli di due figure “maledette” della Bibbia. Moby Dick  rappresenta invece il Leviatano, il mostro marino simbolo della potenza del Creatore.
Nella canzone del Banco, invece, Moby Dick diventa una figura femminile sfuggente e misteriosa, una regina madre che fa impazzire gli uomini, il cui unico pericolo sembra quello d’innamorarsi, prima o poi.
In un’intervista Nocenzi ha però voluto precisato che, nonostante la forma leggera della canzone, Moby Dick rappresenta l’utopia; è l’emblema del sogno, quell’orizzonte che s’insegue e non si raggiunge mai. Ma chi rinuncia ai propri sogni non ha futuro.
Banco – Moby Dick
Il disegno è una cortesia di ELE.
La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.
Moby - Porcelain
Noah And The Whale - L.I.F.E.G.O.E.S.O.N.  

Ma voi, quali altre canzoni piene di acciughe e di balene conoscete?

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