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Ad Expo con Ortoromi

Da Laangie
Ad Expo con Ortoromi
Oggi niente ricetta, vi prendo per mano e vi accompagno nella mia giornata ad Expo.Mentre vi sto scrivendo, all'Expo di Milano si sta celebrando la Giornata Mondiale dell'Alimentazione voluta dalla FAO - che in questa occasione festeggerà il suo 70° anniversario - sviluppando il tema: "Protezione sociale e Agricoltura: rompere il circolo di povertà rurale”
Ieri ero lì, come inviata "sul campo" di OrtoRomi, durante tutto il giorno ho documentato con foto e tweet la mia visione dell'Expo.
Prima di tutto però, devo ringraziare OrtoRomi per avermi dato questa  opportunità e presentarlo a chi, ancora, non conosce questa azienda, terzo leader di mercato nel settore ortofrutticolo,  che ad Expo é  partner ufficiale di CIR Food, Concessionario Ufficiale dei servizi per la  ristorazione.
Cercate le Insal'Arte nei quattro punti ristoro: ovvero “Tracce – Alla scoperta dei sapori” per il ristorante free flow, “Viavai”e “Let’s Toast” per pranzi e soste fast  e Chiccotosto per la caffetteria e snack.
L’intento di OrtoRomi e CIR food è quello di offrire ai consumatori una ristorazione italiana e sostenibile con un'attenzione particolare alla  stagionalità, etica e salutismo.
Fino a poco tempo fa la voglia di andare ad Expo era pressoché nulla, lo devo ammettere: per i troppi commenti negativi, le polemiche e qualche pregiudizio. Ma con il tempo, filtrando tutto questo è arrivata la curiosità e la voglia di conoscere e guardare da vicino questo Expo.Così, grazie a questa opportunità ho potuto vederlo con i miei occhi, toccarlo con mano e finalmente dare un mio giudizio.Ho visto tanto attraverso i miei occhi, smartphone e macchina fotografica, ho cercato di fermare nel tempo e nella memoria quanto più possibile: non solo immagini, ma anche odori, sensazioni, sapori in un percorso multisensoriale che si estende ad ogni parte del mondo.In pochi passi è possibile assaggiare un delizioso pain aux raisins e bere un caffè in Kenia, assaggiare un ottimo sushi e bere una rinfrescante birra belga.E che dire degli ormai famosi burgers dello Zimbabwe? Sì, ho provato il crocoburger. Ero decisamente troppo curiosa per non provarlo. Piaciuto?  Sì, molto. Ha un gusto delicato e la salsina era molto buona.
Tra i padiglioni più interessanti  devo segnalare quello della Corea, che secondo me rispecchia in pieno tutti i concetti importanti per quanto riguarda l'alimentazione del futuro, legata alla loro tradizione che si basa fondamentalmente su 3 temi: equilibrio, fermentazione e conservazione.L'inizio del percorso pone una serie di domande sulla cultura e sulle nostre abitudini alimentari: l'aumento del consumo di cibi preconfezionati, l'obesità e il progressivo esaurimento delle risorse alimentari.
Una parola racchiude tutto, ed è "Hansik", il cibo coreano, che racchiude in sè un'immensa cultura culinaria che si è evoluta nel corso di migliaia di anni.
La tradizione, cibi semplici e puri, cotture lente e fermentazioni vengono illustrate nella maniera più futuristica possibile, con trovate visivamente affascinanti.

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How to eat?

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China Pavilion 


Per entrare nel padiglione francese si attraversa un giardino, con frutta e verdura, per poi arrivare in una sorta di caverna,  con appesi strumenti e utensili per cucinare, prodotti alimentari che illustrano le soluzioni per "Produrre di più e meglio". L'ultima sezione  invece è dedicata a "Piacere e salute", che ci invita a riscoprire il piacere di cucinare e mangiare come ricompensa per gli sforzi sostenuti  con una lista di slogan che incoraggiano ad agire meglio per il futuro del cibo e nostro.

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Il padiglione della Francia


Il padiglione del Giappone purtroppo l'ho visto solo da fuori, 4 ore e mezzo di fila mi avrebbero tolto troppo tempo Tornerò presto, però, sperando di essere più fortunata
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Però per riprendermi dalla delusione mi sono concessa il pranzo al ristorante con zuppa di miso, sushi ed un piatto di curry rice con cotoletta di pollo.

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Giappone


 Con il naso all'insù davanti al padiglione della Russia e per l'orto verticale americano.
Appunti per la prossima visita: assaggiare la kale salad, con noci pecan tostate, cranberries passiti e trancio di salmone.
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Alzando la testa l'Expo regala magnifiche prespettive e colori.
Provate.

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con il naso all'insù...


Il padiglione austriaco by night e con la pioggia ha un che di magico, quasi fatato, sono contenta di non aver avuto tempo di visitarlo nel pomeriggio, perché è davvero suggestivo.Man mano che camminiamo la parola BREATHE la lasciamo indietro, infine leggiamo EAT, e dopo ancora qualche passo si conclude con AT (la siglia dell'Austria, appunto).
Il concetto del padiglione si può riassumere così: Puoi sopravvivere: 5 settimane senza cibo. 5 giorni senza acqua. Ma non 5 minuti senza aria. 
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Qua sotto due foto del padiglione brasiliano -  sono arrivata intera alla fine della rete - quello del Belgio e del Vietnam, quest'ultimo praticamente solo uno scenografico mercatino dell'artigianato. Peccato, è stata una delle delusioni più grandi di questo Expo.
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Colori e forme. 
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Anche questa volta non ho potuto fare a meno di scattare foto e fare video dell'albero della vita. Non c'è niente da fare, lo spettacolo serale di musica, giochi di luce e musica affascina tutti. E se non lo fa, siete insensibili! ecco. :D
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E per finire non posso non affrontare il tema food, ecco quindi quello che ho mangiato durante questa intensa giornata:
Curry rice, sushi misto più zuppa di miso (non in foto), pain aux raisins e il crocoburger.
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Altri scatti per la dolce brioche con l'uvetta francese, il burger di coccodrillo, il caffè del Kenia e un'originale Quinoa Salad del padiglione del Regno unito Quinoa con  tante verdure, germogli di soai e sopra una strato di quinoa croccantissima.
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E visto che tutto questo non mi è bastato mercoledì torno, per finire il giro dei padiglioni, conoscere altre culture, cibi e ripartire per un nuovo giro del mondo.

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