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Adro: via Miglio, tornano i Dandolo. E Lancini s’infuria

Creato il 13 ottobre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Adro: via Miglio, tornano i Dandolo. E Lancini s’infuria. Come e più di Orlando. Come e più di una iena alla quale hanno sottratto il cadaverico spuntino. Come e più di Borghezio di fronte al burqua. Oscar Lancini, temerario, un po’ sbruffone e tanto leghista sindaco di Adro Padania Italia, ha dovuto assistere passivamente alla rimozione dei suoi “Soli”, il simbolo di una vita spesa male e delle sue idee indipendentiste.Adro. Metà mattinata. Il dirigente scolastico Gianluigi Cadei ha deciso di togliere la simbologia leghista dalla scuola pubblica del paese lombardo assurto agli onori della cronaca per essere il regno del redivivo Vercingetorige. In una Italia ridotta a pascolo di vacche padane che fanno tanto latte (che non è possibile buttare e allora si violano le norme europee le cui sanzioni saranno pagate dai contribuenti) accade quello che genitori incazzati e preoccupati, opinione pubblica e perfino il presidente Napolitano sempre più “misurato”, stanno chiedendo a gran voce da quando la scuola ha riaperto i battenti: si tolgono 700 diconsi 700 simboli leghisti sparsi dappertutto, sugli zerbini d’ingresso e sul prato, sui cestini dei rifiuti e sull’arredo, sulle vetrate e sugli appendiabito e financo sui banchi dove, a notte fonda e il giorno prima che la scuola aprisse, un plotone di camice verdi li aveva incollati. Mattinata da pulizie di Pasqua quella di ieri ad Adro Padania Italia. Nonostante al sindaco fosse stata imposta la rimozione dei simboli del suo amato partito, Lancini aveva fatto lo gnorri anche perché, a fronte di tante dichiarazioni d’intenti da parte del dirigente scolastico regionale, della minestra Mariastellina Gelmini, di Roberto Maroni che si era limitato a dire che Lancini “forse l’aveva fatta grossa”, a fronte del silenzio omertoso di Silvio Berlusconi e delle timide avances della premiata ditta Bossi&TrotaSun, nessun ordine scritto era arrivato sulla scrivania di Lancini. C’è voluto che il dirigente della scuola (l’ex preside), per timore che i genitori incazzati facessero da soli come avevano minacciato di fare, si armasse di coraggio e in prima persona, con il solo aiuto dei bidelli, provvedesse a rimuovere le icone padanocentriche. Ci sono volute ore. Cacciaviti e raschietti, solventi e una buona dose di pazienza per far tornare un edificio scolastico pubblico, semplicemente una scuola e non una sezione di partito come l’aveva di fatto trasformata il Lancini120gradi. Non si sa se per mancanza di fondi o per chissà quale altro motivo, il nome di Gianfranco Miglio pur comparendo a caratteri cubitali sulla facciata della scuola, non è stato scritto né sui documenti ufficiali né sulle pagelle dove tornerà invece quello glorioso dei fratelli Dandolo eroi del Risorgimento e, quindi, protagonisti dell’unità d’Italia. Ci dicono che Lancini nelle ultime ore si sia trasformato nella reincarnazione di Belzebù. Sempre più convinto di trovarsi in Carinzia e non in Italia, il sindaco di Adro ha deciso di denunciare tutti i protagonisti delle pulizie pasquali, l’accusa: genocidio di simboli, roba da Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Ieri, poco dopo le 14, il sindaco è stato visto transitare in auto davanti alla scuola. Occhiali neri, barba e baffi posticci, sembra abbia abbassato il finestrino della sua automobile proprio mentre un bidello stava finendo di rimuovere dal prato il cartello “Non calpestate l’erba. Brucatela”, anche questo personalizzato con il logo padano. In quel momento ha avuto un attacco d’ira funesta, tanto che stava scendendo dalla macchina per farsi giustizia da solo ma, all’ultimo momento, ha desistito pensando che a livello mediatico è meglio passare per vittima piuttosto che per carnefice. Quello che è certo è che Oscar Lancini è diventato un personaggio famoso in tutta Europa. Lo hanno intervistato tutti i giornali e le tivvù e il suo volto ormai è di casa dappertutto. Anche nella sede dei radicali che hanno deciso di denunciarlo alla Corte dei Conti per uso improprio di denaro pubblico. Comunque vada siamo alla pantomima. Ma nell’era Berlusconi non si può mica pretendere di andare oltre la farsa!


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