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Al Cinema, recensione "Desde Allà" (Ti guardo)

Creato il 01 febbraio 2016 da Giuseppe Armellini
Cinema, recensione
L'ultimo vincitore del Leone d'oro è un film quasi basico nella successione degli eventi ma dalla straordinaria componente psicologica.
Un film "maledetto" di attrazione e repulsione, dipendenze e scambio di ruoli.
Con il solito grande Alfredo Castro.
presenti nel finale spoiler giganteschi e letture molto personali
Intanto Alfredo Castro.
Beh, l'ho visto solo nel notevole Post Mortem, in una piccola parte di E' stato il figlio e qua.
Attore straordinario, una sorta di Servillo cileno che, almeno nei film in cui l'ho visto, sembra lavorare più di sottrazione del nostro fenomeno campano.
E di sottrazione è costretto a lavorare in questo film che fa della sottrazione, dell'asciugatura, la sua caratteristica principale.
Siamo in Venezuela.
Un uomo che sembra avere soldi che non finiscono mai si avvicina ai ragazzini più poveri.
Li porta a casa sua in cambio di pecunia. Li fa girare di schiena e abbassare i pantaloni.
Poi li guarda. E basta. O meglio, qualcosa fa, ma senza mai toccarli.
Un giorno però porta a casa un ragazzo molto violento.
Questi lo picchia, lo deruba, più in là gli farà pure de peggio.
Ma nonostante tutto, anzi, forse a causa di tutto questo, Armando, l'uomo, sembra non volersi staccare da lui.
Cinema, recensione
Film apparentemente facilissimo e quasi banale nella successione degli eventi, molto difficile, complesso e interessante nelle dinamiche psicologiche che quei piccoli eventi scatenano.
Una storia di attrazione e repulsione, andare e venire.
E, soprattutto, una storia di necessità.
Quella iniziale di Elder, il ragazzo, sono i soldi. Ma poi, piano piano. in una sorta di Sindrome di Stoccolma priva di carceri e legacci (anche se potremmo vedere i soldi come una prigione che tiene Elder legato ad Armando) sarà proprio il ragazzo a "innamorarsi" dell'uomo (termine improprio nella sua accezione positiva, molto pertinente in quella di dipendenza affettiva).
E se inizialmente la necessità di Armando è quella di soddisfare una sua perversione (ma, attenzione, nella lettura che darò io al film è una cosa un pò diversa), poi, nel tempo, proprio quando questa perversione sembra non poter aver sbocchi, nell'uomo sembra sopraggiungere una certa tendenza all'umiliazione, un certo volere farsi far male dal ragazzo.
La cosa interessantissima però sta nel fatto che anche nel ruolo di "vittima" a noi pare che sia sempre Armando a manovrare i fili di tutto. Una specie di gioco sadomaso che invece di svolgersi in una camera e con dei vestiti in latex ha come palcoscenico una vita e una città intera.
Cinema, recensione
La messa in scena è rigorosissima, i dialoghi ridotto all'osso, le informazioni sui personaggi anche.
E' un film di silenzi, strade in cui camminare, degrado urbano, fisico e morale e sguardi, tanti sguardi.
Purtroppo c'è una certe ripetitività di gesti e parole, certo funzionali al tutto eh, ma non nego di avere avuto almeno un paio di cali d'attenzione.
La storia non prende, i due personaggi sono respingenti, ognuno per i suoi motivi. Non c'è quasi mai passione, non c'è quasi mai slancio vitale, nemmeno nei gesti di violenza. Tutto sembra stanco, prevedibile, "scritto". Come una specie di gioco di ruolo in cui ogni personaggio debba compiere azioni confacenti, appunto, al proprio ruolo.
Eppure i ruoli cambieranno, e di continuo.
Molte volte con dinamiche quasi incomprensibili.
Perchè Armando non tocca i ragazzi? E' gay o non è gay? Perchè Elder poi sembra diventarlo? Perchè poi anche Armando infine cede?
Cinema, recensione
Ecco, io credo che la bellezza di Desde Allà stia qua, nelle risposte che possiamo darci a questi quesiti.
Psicologicamente questo film è un capolavoro, c'è poco da fare.
Non mi ha convinto del tutto, non mi ha coinvolto come avrei voluto ma psicologicamente l'ho trovato perfetto.
E la chiave di tutto sta nella figura di quel padre. Mai come in questo caso il film usa la sottrazione sopracitata. Capiamo che sia una figura importantissima per Armando, devastante.
Ma non sappiamo niente, veramente niente.
L'interpretazione che mi è subito venuta in mente è stata anche la chiave di lettura che non solo mi ha fatto rispondere a tutti quei quesiti che ho posto sopra ma che mi ha fatto giustificare, nel senso di ritenere "giusto", ogni cosa che accade nel film.
Armando è sta abusato da piccolo.
Per questo odia il padre ed è sconvolto dal fatto che sia tornato in città.
Quello che ha subito da piccolo l'ha portato ad essere quello che è, un uomo che non sa vivere la propria sessualità. Non è gay, semplicemente quello che fa è una devianza derivante da quello che ha passato. E' come se la sua storia personale da un lato lo avvicini a quello che ha subito e dall'altro lo allontani (non vuole toccare o abusare). Anche qua, come tutto il resto del film, un sentimento di attrazione-repulsione.
Il ragazzo, che all'occhio dello spettatore ha un iter ancora più strano (dall'odiare i gay a diventarlo), in realtà è di lettura molto più semplice. Si attacca così tanto a quell'uomo, ne resta così affascinato e dipendente, che subisce una confusione mentale assoluta.
Ma torniamo ad Armando.
Quando Elder uccide suo padre in qualche modo si sente completamente "libero". Vi giuro che appena ho visto dell'omicidio ho subito previsto la scena successiva, quella che fa di Desde Allà un film quasi maledetto.
In quella scena di sesso ci sono tantissime cose. Una liberazione, un ringraziamento, ma anche una possibile mimesi con la figura del padre che tanto ormai non c'è più. Armando non ha più il blocco psicologico di sentirsi come lui. Lui è morto, se dentro Armando c'è un mostro ormai può manifestarsi, non ci sono più barriere.
E se questo mostro ormai è sveglio non ha più bisogno di un ragazzo che, pieno di nuova vita, uscì solo per comprare il pane.

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