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Al mare impazza il rito della passerella

Creato il 17 luglio 2010 da Silvanascricci @silvanascricci

Al mare impazza il rito della passerella

Benvenuti alle sfilate di moda mare dei poveri.

Non nella cornice di capo Palinuro nè del teatro greco di Taormina, ma sulle passerelle delle nostre spiagge, fra Riccione e Rimini, fra Cesenatico e Milano Marittima.

Quelle di cemento, che affiorano dalla sabbia, a quadrettoni a volte colorati e che servono per andare dall’ombrellone al bar e dal bar all’ombrellone.

Piccoli nastri roventi su cui si possono guocere alla griglia piedi maldestramente nudi e dove sciabattano ciabatte, zoccolano zoccoli, tacchettano tacchi, zigzagano zeppe.

La passerella per l’alta spiaggia (come l’alta moda) è un girone infernale, severo e implacabile.

Viene solcato da alcune categorie che andiamo ad elencare:

1 – gruppetti di giovani assatanati, arrivati da tre ore di coda in auto, che, indossato il costume in 10 secondi netti, ingaggiano una furibonda corsa verso l’acqua per l’entrata a bomba.

Di solito urlano sguaiatamente (Andreaaaaa! vieni qui, sfigheeee!) ma di solito cadono anche pestando la ciabatta di quello davanti e finiscono al pronto soccorso vanificando il week-end.

Il vecchio pensionato con la moglie dall’ombrellone commenta: “Fora l’ésen!”.

2 – Bagnini, conoscitori delle insidie della passerella, che percorrono con passo da piccione, mandando avanti ed indietro il collo ritmicamente e strisciando sapientemente il piede calloso sul cemento arroventato.

Alle svedesi son sempre piaciuti. E’ che le svedesi non vengono più.

3 – Bambini che corricchiano in slalom salendo e scendendo dalla passerella con secchielli d’acqua pieni, ma che nell’andare su e giù dalla passerella medesima, ne urtano il bordo dentato con l’alluce che subito sanguina copiosamente.

Pronto soccorso.

In coda coi ragazzi della bomba.

4 – Gente inspiegabilmente vestita come fosse ad un sopralluogo della campagna d’Africa.

Sono, di solito, i mariti arrivati da Bologna a trovare la famiglia nel week end.

Arrrivano in spiaggia con passo lento, distaccato, esaminando le truppe, con camice, pantaloni, a volte giacche, scarpe con calzino.

Dopo la passerella affondano nella sabbia e quella sabbia lì se la porteranno poi dietro per giorni e giorni.

5 – Squinzie di dodici anni con perizomi e mini vestitini (non si azzarderebbe a metterli neppure Shakira) che bisbigliano, lanciano occhiate, parlano con la mano davanti alla bocca, emettono squittii e gridolini e risatine all’indirizzo di chissà chi.

E’ l’età.

Il destinatario di quelle attenzioni, cioè il “presunto” figo della spiaggia, solitamente sta dormendo sul lettino e se ne scazza.

6 – Donne, di solito madri di scatenati pargoli, che preparano la sfilata nei minimi dettagli.

Sotto l’ombrellone impiegano dai venti ai venticinque minuti (intanto il bambino ha chiesto da bere e può morire disidratato) a sistemare il pareo, a controllare il trucco, a sistemare la bandana sui capelli, ad infilare l’occhiale da sole giusto.

Poi partono sui tacchi vertiginosi messi apposta per attirare l’attenzione di tutta la spiaggia per via del rumore che provocano sulla passerella di cemento, un rumore simile a Varenne quando lo tiravano fuori dalla stalla prima di una corsa.

Il loro deambulare e ondeggiare fa paura tanto che qualche bagnino mette subito la bandiera rossa.

Arrivano al bar a stento, sapendo di essere state fulminate da centinaia di sguardi di gente fintamente ignara, alle prese con lettura di giornali e libri, ma occhieggiante da sotto l’ombrellone o da sopra il quotidiano a mo’ di agente segreto (l’occhio della donna apparentemente addormentata a pancia in giù sul lettino si socchiude a metà attirato da quel trapestare sinistro).

Il pensionato con la moglie commenta così: “qualla lè l’a n’arriva brisa a sira, la casca premma”.

Con la moglie che ribatte: “mo xa stet lè a guardér, cretén”.

E lui si rituffa nel giornale, facendo finta di non guardare più.



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