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Al sig. red bull - dal forum solotoro

Creato il 22 ottobre 2010 da Astonvilla
AL SIG. RED BULL - DAL FORUM SOLOTORO
Stiamo attenti, e lo dico soprattutto tra i Fratelli più giovani, cresciuti con la playstation, gli scooter carenati e le lattine della bevanda energetica più famosa del mondo.
Perchè i più giovani?
Perchè sono quelli più attenti a ciò che oggi si vive di "cool", di "figo" e che accattiva speranze e immedesimazioni in storie di successo e successi.
Poi però mi rivolgo a tutti, a Noi Tutti, perchè si stia attenti, molto attenti a chi vuole arrivare alla proprietà del Nostro Toro, quello Vero e che manca ormai da troppo tempo.
In questo ultimo lustro passato siamo stati a rischio più volte di finire tra le mani di faccendieri e prostitute della bassa finanza che, abbiamo poi saputo, trattasi di piccoli pescecani privi di sistema linfatico che non si sarebbero impauriti nemmeno un'istante nel depauperare la nostra storia, in un lampo, in un click, in una cessione fidejussoria andata a male o in una rete di Offshores da far grattare la testa anche a James Bond per quanto complessa da stanare.
Siamo ancora in pericolo.
Lo siamo da decenni.
Lo siamo stati e spero non lo saremo più ma ho sincera paura e per questo scrivo. Unica arma che ho per farmi sentire e per raccontare la mia idea.
Mia.
A me, il Toro, che giochi contro il Giaveno (nulla togliere) o contro l'Inter non me lo fa guardare con occhi diversi di quando lo vidi per la prima volta che ricordo bene.
Lo stadio si trovava nello stesso punto dove si trova adesso, solo con meno rossetto addosso e senza occhi da Grande Fratello che ti spiano anche se ti infili santamente e beatamente l'indice del naso dopo aver sferrato il medio contro la Filadelfia.
C'era un pò di nebbia e ci andai con mio cugino e mio fratello.
Fu bello?
No.
Di più.
Tanto di più.
Troppo di più.
Respiravo a pieni polmoni e ancora ho nelle narici l'odore delle sigarette con nuances Borghetti e il suono sommesso del piemuteis ma anche del siculiano o del calabrese dialettare di genti tutte in piedi, col paltò addosso, con i capelli lunghi e con i baffi (pure le donne) che tutte insieme ed improvvisamente cominciavano a cantare.
Brividi.
Era una domenica. E' il mio passato, quello bello, fatto di ricordi, di facce, di sorrisi, di compleanni, di bici da cross con la spalliera, di merende con la versione povera della Nutella fatta di due gusti, buoni come non mai. Ricordi fatti di pomeriggi a scuola di "tempo pieno", di pantaloni a zampa sempre di mio cugino, usati e con le toppe perchè "non si butta via niente". Ricordi chiarissimi di mio papà, con i baffi, che arrivava con la sua Fiat 125 strausata ma con l'antenna elettrica che, ogni volta, me la faceva vedere mentre andava su e giù e io avevo la stessa espressione della pastorella Fatima, come se avessi visto un miracolo!
Ricordi fatti di Figurine Panini, manco a dirlo, anzi: di "Figu". E poi di estati al mare e nei cortili di luglio, quando Torino era Torino e quando la gente, in macchina, frenava sulle strisce, ringraziava chi si fermava per dare la precedenza, salutava chi aveva la stessa 128 Sport incontrata in senso contrario.
Quando in questa città la sera alle otto non c'era più anima viva con quelle rare passeggiate spettrali per il rimbombo dei tuoi passi con le Superga ai piedi sotto i portici di Via Roma, deserta come non erano le case, calde di inverni di minestre e di mamme col grembiule che preparavano, preparavo sempre.
E i mattini, freddi ma belli degli inverni scolastici, degli operai che non si vergognavano di esserlo, degli spazzini che ancora si chiamavano spazzini e non "Operatori Ecologici" dove, di ecologico, in un sacchetto della spazzatura da almeno 50anni non c'è più un bel niente.
Ma anche la tivvù fatta di Starsky & Hutch, di Derrick, l'ispettore Zio di tutti noi che scendeva da lucenti BMW Serie 5 che oggi se ne avessi una la terrei in salotto al posto del divano.
C'erano i comici, quelli che non dicevano cazzo e figa per farti ridere ma ridevi, ridevi a crepapelle anche solo guardandoli.
C'erano i pulmann, quelli gialli, quelli verdi lunghi come un treno col volante a croce che ti chiedevi se l'autista era uno così forte da poterlo guidare e l'ammiravi.
C'erano le cartelle, gli zaini li suavano solo gli Alpini della Montegrappa e dentro quelle cartelle c'era il sussiddiario, il diario, i quaderni a quadretti e quelli a righe. Non c'era la Smemo e nemmeno l'I-Phone, noi comunicavamo con un sistema che pochi ormai conoscono e che è ormai semi sconosciuto: la parola.
Ci mandavamo bigliettini tra cuori, se lei ti piaceva (e ti piaceva un sacco) e allora prendevi un foglio dal quaderno quasi tremando al pensiero che lo venisse a scoprire tua mamma, più che altro perchè "i quadermi costani!".
E allora scrivevi.
Incredibile? No, giuro: scrivevamo tra di noi usando fogli e matite (le penne costavano e si usavano solo per fare i compiti in bella copia).
Io vengo da lì, come molti di voi e, come molti di voi, spesso me ne dimentico troppo preso dal quotidiano fatto di due cellulari, dua automobili, lo scooter, la casa, il computer (anzi, scusate: il piccì) e altri mille contrattempi e maldipancia che potremmo farne a meno solo desiderando meno.
Io vengo da lì.
Vengo da un mondo ormai lontano, fatto di tante cose e tra esse c'è il Toro.
Unica costante sincera per continuare a sperare che, un giorno, l'esempio della sua storia serva a chi, un domani, leggerà i libri.
I libri. Strumenti usati più per raccontare al prossimo "...sto leggendo l'ultimo di..." e far la figura del secchione/a acculturato/a che legge tantiiiiisssiiiimoooo e poi, se gli chiedi qual'è il primo articolo (Articolo) della nostra Costituzione... beh, domanda stupida, ahimè, lo so...
E ricordando che dietro ad ogni presente c'è un passato, vi ricordo Fratelli che anche dietro al Toro ci sono così tante storie diverse che non avete idea.
Ma la cosa bella è che tutte confluiscono sempre nel Toro. Un cerchio. Chiuso.
Ecco perchè non sono così sereno da quando la Red Bull s'è affacciata al nostro mondo. Nello spezzone di articolo che vi lascio tra qualche riga capirete il perchè di questo mio sentimento di disagio.
Non sono un conservatore ma vorrei che ciò che il Toro è stato e che rappresenta ognuno di Noi rimanesse acceso per illuminare il futuro e non venisse spento in onore di logiche che non voglio nemmeno comprendere.
Punto.
Ed il punto è questo: Signor Red Bull, nel caso Lei voglia occuparsi del Nostro Toro ponendo sul tavolo modi ed operazioni come già in passato l'hanno contraddistinta lasci perdere.
In quel caso stia a casa sua, con immenso rispetto per le sue gigantesche doti manageriali ed imprenditoriali ma con zero plauso per ciò che ha fatto nell'unica operazione simil-Toro: Salisburgo.
No.
Secco e perentorio.
Da me, certo, che conto pochissimo ma che, insieme a tanti altri, nel caso Lei agisse (semprechè... sempre se... sempre ma...) come ha già agito con il "dossier" Salisburgo, saremmo in grado di dirle a gran voce.
Perchè Noi non siamo il Salisburgo, del quale ho immenso rispetto ma che è altra storia, altro posto, altre strade, altro mondo.
Perchè Noi, solo come promemoria, siamo Il Toro.
O meglio: Il Toro Siamo Noi.
Quindi, come monito anche a tutti Noi, stiamo attenti a non scambiare il valore con i valori: i soldi non comprano il Toro, lo affittano e, i locatari siamo Noi che deteniamo da sempre la proprietà morale di ciò che è stato e di ciò che sarà.
Chiediamo rispetto. Lo esigiamo da chiunque e lo pretendiamo con tale forza che ancora viene ricordato. Perchè di esempi ne abbiamo dati per coerenza.
Come dice l'immenso oSKAr: Rabbia e Stile.
E se (semprechè... sempre se... sempre ma...) Lei, come gli altri interessati a diventare proprietari del Nostro Toro capirete questo dato di fatto e di fondo sarà amore, continuo e produttivo.
Solo così.
Eccovi quindi lo spezzo di cui ho anticipato. Forse molti di voi la storia la sanno e bene, altri magari no e altri ne hanno sentito solo parlare ma credo sia giusto ricordarlo a tutti Noi. E' un momento importante per il Toro e quindi stare attenti, molto attenti, non è un diritto ma è un nostro dovere.
Perchè noi, in quanto Granata, abbiamo doveri verso il Nostro Toro e molti di voi lo sanno benissimo (e per questo li ringrazio anche per ciò che hanno dovuto subire per salvaguardare questo ideale di vita).
Ciao.
Di seguito spezzone dell'articolo "Toro alla Red Bull? La storia dell'Austria Salisburgo." - Fonte: Fiorentina.it
...In realtà c’è il rovescio della medaglia. Al momento dell’acquisto del club, il nuovo proprietario cambia il nome alla squadra: tanti saluti alla storia dell’Austria Salisburgo, ora il team si chiama FC Red Bull Salisburgo. Se questa è una cosa che in Austria a volte succede (il dare il nome dello sponsor al club era successo a volte in passato anche allo stesso Austria Saisburgo), le cose più incredibili sono che la Red Bull ha cambiato stemma (i due tori della Red Bull) e colori sociali. Gli storici colori Viola e Bianco sono stati sostituti dal bianco, rosso e blu, ovvero i colori della Red Bull. Uno scempio in piena regola per un club con oltre 70 anni di storia alle spalle. E ovviamente ora lo stadio si chiama Red Bull Arena. Una fonte del nuovo club ha chiarito come ogni ponte col vecchio Austria Salisburgo sia stato di fatto tagliato Tale fonte dichiarato al giornalista Renè Guenther: "Fin quando ci sarà la Red Bull non ci sarà nessuna tradizione, nessuna storia passata”. Sul sito del club la pagina dedicata ai risultati del passato sono relegati ad una piccola sezione chiamata "Radici".
I tifosi dell’Austria Saisburgo, sdegnati, hanno cercato di farsi sentire: all’inizio hanno avuto l’appoggio anche dei politici locali e nazionali, ma non hanno raggiunto niente. Lo striscione dello storico gruppo di tifosi dell’Austra Salisburgo, ( i ‘Violet & White Since 1933’, promotori della protesta) è stato bandito dallo stadio e metà della ‘Sudtribune’ (il corrispettivo della curva Fiesole) è stata trasformata in comodissimi posti a sedere, dei veri e propri salotti. La trattativa per arginare questo scempio c’è stata, ma le parti non hanno mai trovato un accordo. Il far vestire per un partita al portiere i calzini viola è stata vista più come una presa in giro che come un segnale di accordo. Alla fine la parte di tifosi più intransigente si è dovuta arrendere, ha mollato tutto ed ha creato una squadra gestita da tifosi che gioca adesso nella terza serie del calcio austriaco. Ha le maglie bianco-viola e tanta passione vera alle spalle.
Per quanto riguarda invece la Red Bull Salisburgo, allo stadio le presenze non sono comunque calate. E’ cambiato un po’ il target degli spettatori: non più veri e propri tifosi appassionati alla squadra e attaccati ad una fede, ma più che altro spettatori interessati alla squadra o tifosi saltuari che vanno a godersi uno spettacolo nella comodissima e stupenda Red Bull Arena. In ogni caso i risultati a livello di pubblico sono ottimi per il calcio austriaco: sono circa 15mila le persone che ogni domenica vanno allo stadio. I tifosi, come detto, sono più casuali spettatori che veri e propri supporters ‘anima e core’. Non c’è la tifoseria organizzata, bensì talvolta l’uso di veri e propri animatori che indicano al pubblico cosa fare, ola compresa. E poi vari eventi correlati al match, spettacoli di ogni genere. Il tutto condito da continui messaggi promozionali e pubblicitari.
Quello che è successo a Salisburgo difficilmente potrebbe capitare in Italia dove il calcio è un fenomeno sociale troppo importante e ovviamente quello successo ai tifosi dell’Austria Salisburgo non lo auguriamo a nessuno, tanto meno agli amici del Toro. In ogni caso i fatti parlano chiaro: la Red Bull ha portato soldi, vittorie e successi a Saisburgo: già, ma a che prezzo?
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