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alessia e michela orlando: I BOATI NAPOLETANI E IL SILENZIO DI BAGNACAVALLO

Creato il 03 gennaio 2011 da Gurufranc

alessia e michela orlando: I BOATI NAPOLETANI E IL SILENZIO DI BAGNACAVALLO

alessia e michela orlando: I BOATI NAPOLETANI E IL SILENZIO DI BAGNACAVALLO

IL VENTRE DI NAPOLI E QUELLO DI BAGNACAVALLO

Le bombe in due frammenti

I boati napoletani

Talvolta ci si chiede come mai si sceglie una trama,  taluni personaggi, un set, un tempo verbale, anziché altri, per narrare una vicenda di fantasia.

Ci è accaduto quando abbiamo scritto Il figlio del fuoco. Sarà accaduto lo stesso, se lo sarà chiesto anche lei, a Maryury Useche, la nostra amica colombiana di Bogotà che ha scritto Pandemonium, da noi tradotto dallo spagnolo. Entrambi sono nella antologia, di genere Heroic-Fantasy, Mahayavan-Racconti delle terre divise, Edizioni Scudo.

È plausibile pensare che a noi sia andata così.

Eravamo a Napoli; teatro galleria Toledo. Il sipario si aprì su un interno, su una soffitta che nascondeva un frutto del peccato: un figlio. L'ambiente scenico, ben rifinito, descriveva forse una casa borghese nel post-guerra. Di lì a poco i tre protagonisti avrebbero conquistato l'interesse di tutti. Gea Martire e la coppia attoriale preferita di Ruggero Cappuccio, ovvero Claudio Di Palma e Ciro Damiano, iniziarono sin da subito a narrare i loro personaggi, a diventare altri, allontanandosi dal sé, utilizzando il Napoletano e il Veneziano, straordinarie lingue teatrali. Tutte grandi presenze sceniche; interpretazioni sublimi. Infine ci parve di cogliere la trama non esposta, sottolineata da un elemento perturbante e invasivo: il deflagrare delle bombe. Quel che accadeva all'esterno, dunque, lo si poteva immaginare.

La storia era ed è in parte ambientata a Napoli, plausibilmente in una notte indelebilmente segnata dall'incessante bombardamento. I protagonisti non potevano vedere gli esterni. Noi potemmo immaginarli: il grembo di Napoli era squarciato.

Forse non è rilevante, nell'ottica del narrare che ci preme affrontare, di quale guerra si tratti. Quel che è certo: tutto accade sotto i bombardamenti. Altro dato certo: alla fine dello spettacolo, in quel lontano 1994, col cessare della parola di attore, cessarono gli echi delle bombe; il sipario si chiuse; passarono pochi secondi, nel silenzio assoluto, poi tutto venne coperto dal clamore degli applausi. Avevamo nove anni; con noi c'erano altri ragazzi che seguivano il corso di Teatro, gestito da Ruggero Cappuccio, Claudio Di Palma e Ciro Damiano. Da quel gruppo nacquero attori e registi valenti; qualche nome: Nadia Baldi, Renato Avallone, Alessandra Crocco...

 

Ritornando ai bombardamenti e a Napoli: è lecito chiedersi: chi li volle?

La risposta è una verità inoppugnabile, fondata su documenti mai contestati: Napoli fu bombardata per volere di Winston Churchill. Del politico britannico si sa moltissimo; si conoscono i suoi aforismi; è agevole immaginarlo alle prese con il solito sigaro. Purtroppo si sa poco della sua decisione che tanto male fece a Napoli. Le cose andarono più o meno così: dai rapporti di guerra gli risultava come i napoletani non stessero reagendo alla invasione tedesca. Gli parve normale, standosene seduto, scartabellando fogliacci in ogni caso deliranti, immerso in una nuvola di fumo maleodorante, decidere di bombardare la città per stanarli, per indurli a reagire. E i napoletani reagirono. Napoli reagì. E fu la prima grande città europea a farlo.

Ruggero Cappuccioin Delirio marginale (Premio IDI, selezione Autori Nuovi. Medaglia doro per la Drammaturgia Italiana dell'IDI. Segnalazione Speciale per la Drammaturgia Europea del Piccolo Teatro di Milano e ITI. Biglietto d'Oro Agis sezione qualità.) narra ciò che accade in una famiglia durante una di quelle notti.

Abbiamo già scritto di Napoli in guerra e nel post guerra, qui:

http://napolimisteriosa-autori.blogspot.com/search/label/Liberazione, dove, nel sottotitolo, dichiariamo che intendiamo dire la verità, senza giri di parole. Infatti, vi evidenziamo come certamente fosse divenuta un puttanaio, ma anche la metropoli dove finalmente:

(…) Molti bambini poterono salire per la prima volta su un treno: erano diretti presso famiglie dell'Emilia e Romagna. Le loro sorti cambiavano, grazie alla solidarietà che intanto emergeva qui e lì. Essi, di lì a poco, avrebbero visto per la prima volta la neve: era il 22 gennaio 1947, quando nella stazione di Napoli sciamavano torme di bambini ammalati, eppure simpatici, gioiosi, capaci di pensare al futuro. Ve ne erano anche di colorati, come pare si debba dire. Erano diretti verso nord.

Nell'articolo che si può leggere qui:

http://napolimisteriosa-utori.blogspot.com/search/label/le%20quattro%20giornate%20di%20Napoli

parliamo, invece, di ciò che accadde tra il 27 e il 30 settembre 1943:

La Seconda Guerra Mondiale pareva non finire più e scesero finalmente in campo i civili a liberare la città dalla occupazione dei tedeschi. Potrebbe sembrare inutile ricordarlo, ma è bene si ripeta ogni tanto che a Napoli, alla città, fu conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare.

Vi evidenziamo anche che: fu la prima grande città europea a insorgere   e che:

(…) non hanno dedicato pensieri a questo evento solo napoletani e  campani: Marino Mazzacurati, nato a Galliera, Bologna, e deceduto a Parma, dedicò una sua opera: Scugnizzo delle quattro giornate, proprio a Napoli. La realizzò tra il 1964 e il 1969.

IL SILENZIO DI BAGNACAVALLO

Abbiamo percorso le strade di Bagnacavallo e ci siamo immerse nel suo silenzio. Ci è parso di sentire echi lontani. Echi di guerra, di bombe che per fortuna non ne hanno ridotto la bellezza, come invece accadde ad Alfonsine: fu pressoché distrutto e la eco di ogni esplosione di certo terrorizzò bambini e anziani in tutto il circondario. Si era tra il dicembre 1944 e il 10 aprile 1945; alleati e partigiani lottavano contro i tedeschi. La liberazione del 10 aprile 1945, operata dal Gruppo di Combattimento "Cremona", consegnò ai sopravvissuti una città distrutta: il centro storico era stato raso al suolo, come il complessivo 70% delle abitazioni, sia per colpa dei bombardamenti degli alleati, che per le mine collocate dai tedeschi prima della ritirata verso nord. È sconfortante percorrere la via Reale e immaginare tutto quel ferro, tutto quel fuoco, quella assurda capacità distruttiva. Resta un importante museo a commemorazione della battaglia e un riconoscimento: il Comune di Alfonsine è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione, per le sofferenze del suo popolo, per la lotta partigiana nella sciagurata seconda guerra mondiale.

Sarà forse per tutto ciò se anche a Bagnacavallo abbiamo potuto osservare le rughe di alcuni anziani che entravano nel Centro Sociale Amici dell'Abbondanza e ci è parso di leggervi della sofferenza, della bonomia, tracce di storia intensa, di lavoro. Le stesse cose che abbiamo "letto" nei volti di alcune anziane dirette alla chiesa; di un signore con l'accento siciliano; di un pittore con i capelli grigi di Villanova, una delle popolose frazioni; di una donna che, a schiena curva, estirpava erbacce, mentre il suo gatto nero ci faceva le fusa; di un ragazzo che usciva da un portone e che si è attardato a pulire una insegna su cui è scritto: Il Panee le Rose (è una associazione); sul volto di un anziano seduto dietro un banchetto, davanti la chiesa della Confraternita dei Battuti Bianchi, che è dedicata ai caduti bagnacavallesi di tutte le guerre. Ci ha detto che fa parte di una associazione, che sono soltanto tre o quattro reduci. Quella chiesa risale alla prima metà del XVIII secolo. Ha una pianta ottagonale. Nelle cappelle laterali si notano dei dipinti suggestivi. Si può, tra l'altro, leggere qui: http://www.romagnadeste.it/it/i65-bagnacavallo-sacrario-dei-caduti-ch.htm che c'è una secentesca "Madonna con Bambino, Santi e Confraternita dei Battuti Bianchi" del frate bagnacavallese Antonio Contessi. Importante è il quadro settecentesco che raffigura la "Madonna della Concezione". Nell'abside della chiesa sono conservate le spoglie di Francesco Berti, patriota del Risorgimento, compagno dei fratelli Bandiera nella sfortunata impresa che si concluse tragicamente in Calabria.

Abbiamo osservato anche i mattoni rossi di un muro; i melograni vicino a un convento; i ciottoli della Osteria di Piazza Nuova, dove si sono esibiti Vittoria Gassman, Ugo Tognazzi, Luciana Littizzetto e Mario Pirovano, amico e attore a noi molto caro, che mette in scena i testi di Dario Fo; abbiamo parlato con Maurizio Bragonzoni, che ci ha aperto la mente sul dramma di Alfonsine; abbiamo visto dall'esterno il teatro Goldoni. Sappiamo che è bellissimo e che il 16 febbraio vi si rappresenterà il Don Chisciotte, drammaturgia di Ruggero Cappuccio, regia di Nadia Baldi; protagonisti Roberto Herlitzka e Lello Arena.

Illustrazione:

- mappa di Bagnacavallo, 1771.

- la piazza e la maestosa torre del Comune, 40 m, XIII secolo.



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