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alessia e michela orlando: SOSPENSIONI-CAMILLA CATRACCHIA E IL NOSTRO "VIAGGIO" NEL TEMPO

Creato il 14 agosto 2010 da Gurufranc

SOSPENSIONI

Camilla Catracchia Edizioni Smasher

Collana Orme di inchiostro

http://www.edizionismasher.it/catracchia/camillacatracchia.html

Quando leggendo ti si scatena la voglia di scrivere e vieni sommerso da una valanga di ricordi. Leggere ti insegna anche a riannodare fili che non sapevi esistessero. Alessia e Michela

 

Dal sito:

Scheda
A volte la vita ci riserva strani destini. Intrecciati ad esistenze di altre persone alle quali vogliamo bene. Ma la matassa ci si
rivela di colpo così tanto aggrovigliata che, dopo vari tentativi, si è costretti ad abbandonare l'arduo compito. Non tanto perché
ci si accorge di essere codardi, ma perché si acquisisce semplicemente un barlume di coscienza, che scivolando fra le
foglie degli alberi ci suggerisce, sibilando, che non basterebbe la nostra intera esistenza per trovare il capo di quel mucchio di
fili.

 

 

 

Camilla Catracchia è molto giovane. Naturalmente non ci interessa l'età anagrafica: è una considerazione nata da ciò che scrive. È tutto fresco, solo parole lievi in situazioni dalle quali non vorresti staccarti, che immediatamente ti entrano nel sangue. Sia le parole che le situazioni.

Tutto accade senza che tu lo voglia; non occorre la tua partecipazione, un atto volitivo, uno sforzo di qualsiasi genere. Devi solo aprire il libro e leggere. Puoi farlo anche in piedi o camminando, strisciando per terra, saltando sulla corda. Yes we can!

Tutto invoglia alla lettura di questa Autrice. Anche ciò che ci dicono simonetta bumbi (Io sto con le tartarughe, Edizioni Smasher; le minuscole è lei che le pretende), nella PREFAZIONE, e Giulia Carmen Fasolo, in Derive di senso.

Scrive simonetta bumbi: scrivere la prefazione di un libro, non è semplice, perché ci vuole cultura, perché ci vuole coraggio. Perché ci vuole.

sì il libro vuole noi, ché è lui, che sceglie.  

Tutto esatto. Tutto bello. Da morire. Di invidia, anche, per le idee che simonetta bumbi inserisce nella prefazione. Quel suo voler non utilizzare la maiuscola è di estasiante bellezza anche estetica. Ci pare voglia sottolineare la sostanza dei racconti, ma anche il suo zigzagare tra: storie assurde e strade reali, fra ciliegie e mandorle amare. fra dialoghi che lanciano realtà e nomi che si rincorrono nell'ignoto, come se il dovuto, sia un bicchiere da incorniciare nudo.

Da urlo, da stadio dopo il goal, quando tutti fanno la ola e forse riescono a sintonizzare anche i battiti dei cuori.

E conclude: …finalmente la strada principale, priva di buche, liscia come il bordo di una tazzina di porcellana…

Qui si fa il silenzio; anche i cuori cessano di battere. E si sente il dito che sfiora il bordo di una tazzina di ceramica…

E Giulia? Giulia si inerpica per sentieri impervi quanto profondi. Sale verso cime vergini e ti porta, immediatamente dopo, negli abissi della lettura; ti strappa dai tuoi pensieri; ti ammalia: È possibile riconoscere l'identità linguistica di Camilla Catracchia in ogni angolo del suo scritto. E ne è talmente tanto padrona che riesce anche a giocarci.

Ci svela come sceglie i suoi Autori; ci dice come offra sempre una seconda lettura ai manoscritti ricevuti. Ha fatto lo stesso con Camilla, ma aveva già deciso di pubblicarla. Ha fatto proprio bene. La seconda lettura non è stata inutile: ha compreso come la parola dell'Autrice fosse non solo passione nei confronti della descrittiva.

Noi non vorremmo dire cos'altro sia, limitandoci a sottolineare, come peraltro anche Giulia fa, la voglia di Camilla di lasciare emergere il linguaggio endofasico, quello dei personaggi con se stessi..

Sveliamo, invece, una decisione: prendere uno dei racconti, il primo: L'EQUIVOCO, e plagiarlo. Sarà un plagio annunciato, gridato ai quattro venti. Naturalmente il risultato sarà a Camilla, Giulia, simonetta (sempre con la minuscola come lei vuole sia fatto) e a chiunque altro abbia lavorato al libro, dedicato.

Perché la scelta è ricaduta su L'EQUIVOCO.

Ci ha sorpreso non poco, facendoci fare un viaggio indietro nel tempo. Sia in quello più recente che in quello da noi non vissuto. Lo raccontiamo. Ci ha trascinato di nuovo a Bologna, in via Mascarella. Si noti la M maiuscola: la lettera emme è fondamentale nel racconto.

Per noi quella strada ha rappresentato moltissimo: è stato l'ambiente dove si è sviluppato il rapporto con una città per noi nuova. È la strada dove accaddero fatti importanti durante il Movimento studentesco del '77. A due passi dalla casa dove abbiamo abitato c'è la lapide che ricorda Francesco Lorusso. Era l'11 marzo 1977. Nell'ambito delle agitazioni studentesche, lui, proveniente da via Irnerio, fu colpito alla schiena da un proiettile sparato da un carabiniere (in burocratese si dice: fu attinto). Ci è parso varie volte di vederlo quel proiettile, a rallentatore, avvicinarsi a quelle carni giovani e vitali; rompere il filtro delle fibre degli indumenti; sfiorare la pelle; bruciarla; entrare sempre più profondamente. E abbiamo visto la sua energia volare via. Per sempre.

Quando abbiamo lasciato quella abitazione ci siamo trasferite in via Adelaide Borghi-MAMO.

Ritorna le emme. E stavolta dobbiamo confessare che non sapevamo nulla di quella donna. Al primo approfondimento, leggendo la targa che indica la strada, comprendemmo trattarsi di una cantante lirica. Non poteva bastare. La Borghi Mamo (1829-1901) andava scoperta.

L'indagine ci ha portato al San Carlo, a Napoli. È il 9 febbraio 1954 (la stagione era iniziata il 4 ottobre 1853). In scena va MARCO VISCONTI di Errico Petrella. Tra i protagonisti c'è Adelaide Borghi Mamo. Manda tutti in visibilio con il suo ruolo: è Tremalcondo al contralto, en travestì. Cantava la celeberrima lirica della rondinella.

Cantava anche in dialetto napoletano, in quegli anni, nella scena della lezione di musica del BARBIERE DI SIVIGLIA. I primi versi divennero:

Comme se fricceca

la luna chiena,

lu mare è scuro

l'aria è serena…

Nelle cosiddette "periodiche" si cantava anche le canzoni popolari: Santa Lucia, la Palummella janca, Scetete scè, 'U cardillo e Fenetsa ca lucive. Aveva furoreggiato anche Te voglio bene assaje, una improvvisazione di Sacchi, antecedente al 1840. Mentre Santa Lucia, erroneamente attribuita al Cottrau, era in piena auge (per approfondire, si veda: Nel lungo tunnel, 2 - La fine di un Regno, Raffaele De Cesare; pagg. 322-325; Capone Editore & Edizioni del Grifo. L'opera è stata venduta in allegato a Il Mattino).

Tutto ciò e altro sarà nel nostro L'EQUIVOCO, ma dovrà rispettare la struttura del racconto, compreso il numero delle parole, delle battute, degli spazi.

 

Le immagini.

La copertina del libro

Adelaide Borghi-Mamo



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