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Alle più alte vette dell’espressione artistica...

Creato il 01 novembre 2014 da Malvino
Alle più alte vette dell’espressione artistica si osserva non di rado un dato che alle cime anche di poco inferiori per altezza quasi mai è dato osservare: l’artista rinuncia a ogni rispetto per se stesso, se necessario, per farsi semplice strumento della sua  arte, come a dimostrare che la sua vera vita, con quanto di prezioso ciascuno allega alla propria, sia interamente trasfusa nella sua creazione. Poco al di sotto di questi eccelsi livelli altimetrici troviamo l’artista che sa annullarsi, sì, ma solo nel suo gesto creativo. Scendendo, poi, va sempre peggio, per giungere alla quota dove l’artista è solito nutrire un gran rispetto per la propria persona, spesso arrivando a farlo diventare un ossequioso culto che tributa a se stesso, traendolo esclusivamente da  ciò che crea. Sia chiaro, anche a tali livelli l’arte può essere di grande qualità e tuttavia la creazione artistica mancherà sempre di un’anima a muoverla dal di dentro. D’altro canto, non è affatto detto che per essere animata in questo modo l’artista debba necessariamente mettersi totalmente in gioco fino allo sprezzo di se stesso. Ciò che intendo dire è che una connaturata propensione ad annullarsi fino al sommo sacrificio, che per l’artista sta nel ridursi a mero tramite di quel che vuole esprimere, rende l’opera d’arte virtualmente sublime anche quando non è indispensabile pagare questo prezzo, e tuttavia, se lo si paga, vuol dire che l’artista l’ha considerato necessario, e con ciò stesso la sua creazione tocca il sublime.
Convince? No, eh? Vabbe’, io ci ho provato. Era per presentarvi questo mio acrilico su tela (180 x 180 cm - 2014) – lo so, sembra una foto, ma è che io sono di scuola iperrealista – che vuol comunicare a chi lo osserva quanto di malsano ci sia in un selfie, in ogni selfie. Alle più alte vette dell’espressione artistica...

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