Sembra uscita da un romanzo campestre, dove la notte cede il passo all’alba e ai suoi meravigliosi colori e dove il giardino si risveglia, ancora umido di rugiada che goccia dagli steli dei fiori, da foglie lontane, dai germogli primaverili e boccioli di mandorlo. E’ così che proprio dalla terra nascono i fiori più belli, quelli creati come sospesi da Raf Simons per l’alta moda di Dior.
Di una freschezza disarmante, di una ricercatezza sartoriale totalizzante. Bella. Semplicemente bella, di quelle collezioni che adottano il Dna di una maison e ne assorbono i codici espressivi, attualizzandoli, svernandoli da un torpore decorativo polveroso.
Coraggio e determinazione, una seconda prova che convince e che afferma come la couture sappia ancora di più oggi matenere quel delicato confine tra relatà e immaginifico, tra onirico e razionale, a rappresentanza della nuova chiave di lettura dell’alta moda moderna.
Una collezione che rende omaggio alla inclinazione di Christian Dior per il giardinaggio e per i fiori, una passione che sembra condivisa dal giovane direttore creativo, come dimostrato anche nella prima prova della stagione scorsa.
Abiti d’arborea vita viventi le gonne fruscianti che fermano al polpaccio, immersi nella natura gilet geometrici su cui sbocciano timidi fiori preziosi, pulsione vitale e sensuale negli abiti giallo fluo geometricamente asimmetrici. C’è tutto l’universo simbolico di Raf Simons che, nel rispetto della tradizione, e con l’esperienza di un saggio giardiniere fa sbocciare questo meraviglioso giardino sartoriale.
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