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Ambassador: intervista agli autori Francesco Mazziotta e Emilio Palmerini

Creato il 18 settembre 2014 da Joeundfreida @JoeUndFreida
ambassador

Gedeon, l’ “ambassador” protagonista di Ambassador.

Nell’epoca del web 2.0, dove ogni utente dotato di una connessione internet ha la possibilità di condividere in pochi secondi contenuti che lui stesso crea, si parla spesso di self publishing e di altri metodi per diffondere le proprie opere senza ricorrere ai canali tradizionali. Cosa c’è di più facile di aprire un blog e caricarvi i capitoli del proprio grande romanzo inedito, o fotografie artistiche? O mettersi davanti alla webcam con una chitarra e strimpellare una canzone composta appena un minuto prima, da condividere subito su youtube?

Ovviamente i dubbi sono parecchi: solo perché la Rete dà virtualmente la possibilità di raggiungere  tutte le persone interessate ad usufruire di questi prodotti, non è detto che poi questo succeda effettivamente. Soprattutto negli ultimi tempi, ora che quella dell’auto-pubblicazione è diventata una pratica diffusa, farsi notare nella massa di presunte nuove web-star diventa sempre più difficile. Eppure gli esempi di scrittori, cantanti e anche attori che hanno raggiunto la fama online e che poi sono riusciti anche ad ottenere un certo riconoscimento dai media più tradizionali non mancano.

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“Un polpo alla gola” di Zerocalcare presto diventerà anche un film.

Per quanto riguarda i fumetti, invece, bisognerebbe fare un discorso a parte. Certo, abbiamo Zerocalcare e qualche altro nome famoso, ma normalmente i fumettisti che diventano famosi sul web ottengono la loro notorietà grazie a singole vignette, o storielle autoconclusive, veloci e divertenti da leggere e ottime per essere condivise su Facebook o Twitter. Il discorso cambia se parliamo di graphic-novel vere e proprie, storie lunghe e pubblicate a puntate. Rispetto ai romanzi tradizionali, disegnare un fumetto richiede molto più tempo per creare le singole pagine e la Rete è un’entità affamata, ha bisogno di pubblicazioni costanti se non si vuole essere dimenticati. Per questo, se esistono molti siti dedicati alla pubblicazioni di scrittori in erba (anche a puntate), basti pensare alle  fanfiction, che io sappia non esiste nulla di simile per i fumettisti. E spesso chi prova a pubblicare le proprie tavole amatoriali abbandona il progetto dopo un paio di capitoli.

Per questo motivo ho deciso di scambiare quattro chiacchere con Francesco Mazziotta e Emilio Palmerini, rispettivamente disegnatore e sceneggiatore del manga Ambassador. Ambassador è un fumetto online con cadenza bisettimanale, ovviamente gratuito, pubblicato sul blog  http://ollantern.wordpress.com/ . La storia segue le vicende di Gedeon, ambasciatore della città-stato di Firenze (ma in realtà inglese) in missione a Venezia per recuperare alcuni importanti documenti top-secret. Quello di Ambassador è un mondo fantastico, dove non mancano magia, mostri e combattimenti acrobatici nel migliore stile manga shonen. Il disegno è accattivante e, come succede nella maggior parte dei fumetti orientali, migliora costantemente ad ogni nuova uscita. Ecco quindi la mia intervista a questi due giovani mangaka:

  • La prima domanda che sorge spontanea leggendo un manga italiano è… perché un manga? La risposta più ovvia che mi viene in mente è “si disegna ciò che piace”, ma per Ambassador la questione mi sembra un tantino più complessa. La “nipponicità”  qui non è visibile solo nel tratto, ma nella struttura stessa del fumetto: cliché, archetipi dei personaggi, la stessa modalità di lettura (da destra verso sinistra)… Si tratta di una scelta ragionata?

Emilio: Da un lato ci piaceva di più la regia dei manga perché più fluida e flessibile. Poi il dubbio è perché non l’abbiamo applicata  alla lettura occidentale? È una questione più da disegnatore. Io so solo che mi piace così, sarà che sono più abituato ai manga! Per cliché e personaggi (dal punto di vista della sceneggiatura e non del character design) era divertente inserirci nella tradizione del genere shonen e vedere di “ambassadorizzarlo”.

Dylan Dog

Dylan Dog è senza dubbio uno dei fumetti italiani più apprezzati. Invece il film è una delle pellicole americane peggiori della storia.

Francesco: Penso sia la domanda che in più ci hanno posto, a cui però abbiamo sempre risposto allo stesso modo: non c’è un motivo unico, ma una serie di fattori che ci hanno fatto pensare “No, vogliamo fare un manga”. Innanzitutto io, da ragazzino, ti parlo di seconda/terza media, ho avuto il primo contatto coi fumetti proprio con le opere nipponiche. Conoscevo un ragazzo, Ik, che disegnava in classe tutto il giorno che col tempo, forse a causa della mia eccessiva competitività, mi fece capire che volevo disegnare anche io. Lui chiaramente disegnava in stile manga. E io ne ero affascinato. mi faceva impazzire. Arrivato alle superiori però smisi un poco di disegnare, pur leggendo molti manga, soprattutto quelli considerati mainstream, quali Naruto, Bleach e One Piece. Amavo i videogiochi come Final Fantasy e Kingdom Hearts. Sinceramente non penso di aver mai preso in considerazione la possibilità di fare un fumetto e non un manga.  Il mondo dei manga lo sento quasi più.. direi, mio. Di conseguenza ne ho assimilato i fondamenti, pur restando sempre lontano dalle scuole di manga.

  • Quali sono le vostre opere di riferimento? L’ispirazione a manga tipicamente vittoriani e un po’ gotici ( Gray-man, Black Butler, Pandora Hearts) è palese. Altro da dichiarare?
D. Gray-man

D. Gray-man, uno dei manga che hanno influenzato Ambassador.

Emilio: In realtà dei tre due li conosco, ma non li ho mai neanche sfiorati. D.Gray sì, lo stavo leggendo proprio mentre creavamo Ambassador e l’influsso è palpabile. Ma già dalla seconda stagione ce ne discosteremo molto, mi sa. Altri manga? Non molti: sono piuttosto deluso da molti di quelli che seguivo e, in realtà, non ne ho mai letti tanti. Libri che mi ispirano: troppi per citarli. Da un po’ mi affido anche ai telefilm per migliorare dialoghi e scene (in fondo manga e telefilm si assomigliano molto).

Francesco: Io più che di ispirazioni ti parlerei di maestri. Considero la Arakawa di Full Metal Alchemist la mia più grande maestra di regia e Obata di Bakuman il mio più grande aiuto in fatto di capacità di sintesi. In quanto allo stile io non copio mai ma adoro Ti te Kubo, e la spettacolarizzazione delle inquadrature penso di doverla a lui.

  • Come funziona la suddivisione del lavoro? Ad esempio, per quanto riguarda il chara-design, nasce prima il personaggio o la sua rappresentazione 2D? Vi capita mai di non trovarvi d’accordo?

Emilio: Non è un fifty/fifty perfetto. Il nostro è un lavoro di équipe. Non sapendo disegnare non sono utile in quel versante, lo ammetto. Magari suggerisco qualche scena. Ormai è da tanto che lavoriamo assieme e capita raramente di essere in disaccordo (il matrimonio perfetto) nel caso comunque si discute fino a che uno dei due non ne ha più voglia.

Francesco:  Spesso pensiamo alla storia e ai personaggi nuovi assieme. Di solito tutto parte da un dettaglio (specialmente per gli ambasciatori) e poi da lì si costruisce la storia. E di conseguenza il personaggio. Una volta che si ha l’ambientazione si ha quasi il 40% del lavoro fatto

  • Perché la pubblicazione online? Pensate che possa comportare reali

    vantaggi per una futura carriera nel settore?

Emilio: Semplicemente è quasi impossibile passare al cartaceo senza la fama online. Ergo pubblicazioni online. E poi dovevamo espandere il pubblico per testarci.

Francesco: La pubblicazione online ce la consigliò un editor della Panini che incontrammo in quanto di Milano anche lui. Online si ha un riscontro diretto di quanta gente ti segue e sono dati utili per eventuali futuri editori cartacei.

  • Qual è il futuro di Ambassador? Avete già provato a proporlo a qualche casa editrice specializzata?

Emilio: Il futuro è nebuloso…

Francesco: Io spero che il futuro di Ambassador sia la carta. Spero che prima o poi qualcuno dica ‘voglio pubblicarlo’. E noi ci impegneremo sempre in quella direzione. La motivazione è tanta, la voglia pure.

  • Quali sono i fumetti che vi piacciono? Leggete solo manga o anche fumetti occidentali?

Emilio: Fumetti che mi piacciono: One Piece, Dorohedoro, Monster, Soul Eater, FMA, Psyren, Terraformars, Corto Maltese, Magico Vento e Dragonero. Gli ultimi della Bonelli, ma ho appena iniziato a leggerli.

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Un’altra bella tavola di Ambassador.

Francesco: Di manga e fumetti leggo qualsiasi cosa. Se molte cose non le ho lette è solo per mancanza di tempo. Di fumetti occidentali pure, non li disegno, mica li schifo. Adoro come opera italiana Rat-Man e in generale i fumetti Marvel mi piacciono molto, a livello grafico sono anni luce davanti ai manga. Le serie Bonelli non le seguo, devo ammetterlo, ma perché non mi hanno mai attirato granché. Non sono il tipo che dice “se è italiano allora mi piace”. E poi beh l’intramontabile Topolino non si scorda mai. Chi non ne ha almeno 50 a casa? Pensa che ultimamente sto prendendo in seria considerazione l’ipotesi di informarmi per disegnare per la Disney. Ma sono solo ipotesi è progetti ancora da definire.

  • L’Italia è uno dei Paesi leader nella produzione dei fumetti, subito dopo USA e Giappone. Cosa pensate dell’industria del fumetto italiana? Pensate che i Manga siano superiori ai Bonelli piuttosto che ai titoli della Marvel?

Emilio: Non posso dare un giudizio completo perché non ho grande dimestichezza con Bonelli e affini e sono completamente a digiuno di Marvel. Ma mi pare che i manga comprendano molti più generi e storie e riescano meglio ad adattarsi ai tempi. Inoltre i fumetti italiani sono troppo statici come disegni in confronto ai manga, temo di non riuscire a leggerli (fumetti comici a parte. Quelli non hanno rivali).

Francesco:  Come ti ho già detto, ritengo i Marvel molto più avanti dei manga in fatto di potenza del disegno e di anatomia. Penso che in generale comunque Marvel, Disney, Bonelli e manga non siano paragonabili. Sono talmente diversi in fatto di stile e caratteristiche che non avrebbe senso stabilire quale sia il migliore. Va a gusti.

Emilio: Ho letto l’articolo e temo di essere d’accordo con te. Per esempio, nell’ultimo periodo ho seguito solamente One Piece  (sarà perché avendo iniziato a leggerlo dal 70 e saltando completamente il resto non noto le ripetizioni che molti denunciano) e ho passato un intero giorno con il mio fumettaro di fiducia per iniziarne uno nuovo… Però non sono d’accordo sull’autoreferenzialità. Hanno ancora spunti unici: sono gli autori giapponesi che paradossalmente non se ne rendono conto perché non riescono o non possono uscire dagli stereotipi di successo. Finiscono per sviluppare le stesse cose invece di scegliere strade diverse e più coraggiose.

Toriko

Toriko, un manga che ho amato, odiato, amato e odiato ancora. E che ora mi è del tutto indifferente.

Francesco: Inutile dire che il mondo dei manga è ormai povero di grandi titoli, salvo quei tre-quattro baluardi che vendono ancora milioni di copie in tutto il mondo. Specialmente nel genere caro a me, lo shonen, ormai fatico a trovare opere che davvero mi prendano. Lo stesso Naruto, serie che ho seguito per anni e di cui conservo tutti e 67 i volumi usciti, ormai mi sta facendo cadere le braccia e desiderare ardentemente la sua fine. Ho provato molti titoli che all’inizio mi parevano la genialata del secolo ma che si sono rivelati presto delle opere mediocri, quali Toriko, Terraformars e Psyren. c’è tuttavia da ammettere che alcune opere mi stupiscono sempre più, come One Punch Man o Silver Spoon, manga che personalmente amo (forse per la regia). Allarmarsi è fondamentale. Io sono convinto che il mondo dei manga avrà un futuro radioso quando ci si accorgerà che anche gli occidentali possono disegnarli. Quando noi italiani ci accorgeremo che siamo divisi in ottimi illustratori incapaci di sceneggiare e eccellenti sceneggiatori negati nel disegno e decideremo di dividerci i lavori, allora vedremo il fumetto o manga italiano che sia schizzare alle stelle.

  • Da ottobre riprenderà la pubblicazione del manga con la seconda stagione. Qualche anticipazione in esclusiva per il Bloggo?

Lo spoiler che ti facciamo è questo: verso la fine della stagione uno dei nuovi ambasciatori a Venezia morirà. E la sua morte influirà gravemente sul seguito.

  • (Questa è per me XD) Ma lo spaventapasseri che è schiattato nel primo
    spaventapasseri

    Lo spaventapasseri, uno dei miei personaggi preferiti del fumetto… E come spesso accade ai miei preferiti, schiatta dopo un capitolo.

    episodio tornerà in vita, vero?! Dai, non ci credo proprio che sia morto così…

Emilio: È morto veramente. Ma lo rivedremo presto in un flashback interessante.

Francesco: Lo spaventapasseri è il mio personaggio preferito a livello di design. Ridisegnarlo mi piacerebbe da morire.

 Herr Joe


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