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AMELIE NOTHOMB, Una forma di vita.

Da Silvy56
AMELIE NOTHOMB, Una forma di vita.
Cara Amlèlie Nothomb, sto un pò meglio e trovo la forza di scriverle.Bisogna che le spieghi: soffro di una malattia sempre più frequente tra le truppe americane inviate in Iraq.Dall'inizio dell'intervento nel 2003,il numero dei malati è raddoppiato e la percentuale continua ad aumentare. Sotto l'amministrazione Bush la nostra patologia veniva nascosta,era ritenuta degradante per l'immagine dell'esercito americano.Dopo l'elezione di Obama i giornali hanno cominciato a parlare di noi,ma in punta di piedi.Lei starà sicuramente pensando ad una malattia venerea, ma si sbaglia.Sono obeso.Non è la mia natura.Da bambino,da adolescente ero normale....[ nel marzo 2003 ho fatto parte del primo contingente inviato in Iraq. Laggiù sono cominciati subito i problemi.Ho affrontato i miei primi veri combattimenti,con il lancio dei razzi,i carri armati,corpi che ti esplodono accanto e uomini che sei tu ad uccidere.Ho scoperto il terrore.C'è gente coraggiosa che sopporta,io no. C'è gente che perde l'appetito per questo,ma la maggior parte,tra cui io,ha una reazione opposta.Torniamo dal combattimento stupefatti,sbalorditi di essere ancora vivi,spaventati, e la prima cosa che facciamo dopo esserci cambiati i pantaloni( ce li sporchiamo a ogni esplosione) è buttarci sul cibo.Per la precisione,partiamo con una birra-anche questa è cosa da grassi,la birra.Ci scoliamo una o dure lattine e poi arraffiamo roba consistente.Gli hamburger,le patatine fritte,i peanut butter and jelly sandwhiches,l'apple pie i brownies,i gelati, ci puoi dare dentro a volontà.E noi ci diamo dentro,eccome.E' incredibile quanto riusciamo ad ingurgitare.Siamo fuori di testa.Qualcosa si è rotto dentro di noi.Non è che ci piaccia mangiare così,ma è più forte di noi,potremmo ammazzarci di cibo, e forse è proprio quello che tentiamo di fare.All'inizio alcuni vomitano.Io ci ho provato,ma non ci sono mai riuscito.Lo avrei tanto voluto.Stiamo malissimo,con la pancia sul punto di scoppiare.Giuriamo a noi stessi di non rifarlo mai più,è troppo doloroso.L'indomani dobbiamo ritornare a combattere,prendiamo parte ad orrori peggiori di quelli del giorno prima, a cui è impossibile abituarsi,ci viene una diarrea mostruosa senza che possiamo smettere di sparare e di correre, e vorremmo che l'incubo finisse.Chi scampa da quell'inferno è ridotto a un vuoto.Allora, ricominciamo con la birra e il cibo e a poco a poco lo stomaco si dilata al punto da non fare più male.Chi vomitava non vomita più.Ingrassiamo come porci.Ogni settimana siamo costretti a chiedere una divisa più grande di una taglia. L a cosa ci mette in imbarazzo,ma nessuno riesce ad invertire la tendenza.Questa faccenda succede al corpo di qualcun altro.Quel cibo loscaraventiamo nel ventre di uno sconosciuto.La prova è che ce ne accorgiamo sempre meno.E allora ingurgitiamo ancora di più.Non proviamo piacere,ma un atroce conforto. .....]Sinceramente, Melvin Mapple,Baghdad,5/03/2009.

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