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Anti-human, anti-life, anti-fregna: GNAW THEIR TONGUES

Creato il 04 maggio 2015 da Cicciorusso
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Mories ha appena avuto l’illuminazione per un nuovo concept album sullo smegma

 

Lo avevo detto che domenica al Cul de sac, un piccolo pub vicino allo 013 che costituiva il quinto palco del Roadburn, ci sarebbe stato meno casino (avevo provato a fare un salto per le Mortals il giorno prima ma la calca era tale che a momenti ci scappava il morto) e quindi bisognava andare a tutti i costi a vedere il signor Gnaw Their Tongues, al secolo Mories. Io non sapevo un cazzo di ‘sto tizio, avevo letto solo una recensione dove Roberto spiegava che trattavasi di una one man band black metal olandese che scrive concept album sulla coprofilia (c’è pure un ep intitolato Preferring human skin over animal fur, sarebbe interessante scoprire se c’è un sottotesto animalista). Con simili premesse, presenziare diventa obbligatorio ma lo spettacolo che mi troverò di fronte sarà surreale e grottesco oltre ogni aspettativa. Innanzitutto, il tizio è bruttissimo e ha il physique du role del serial killer pedofilo di quartiere. Capelli corti, brizzolato, chiatto, di imprecisata etnia sud-est asiatica, polo comprata al supermercato (niente di male, anch’io le compro al supermercato) e occhialetti da ingegnerino. Questa è attitudine, ragazzi.

Mories è assistito da un biondastro che si occupa del programming, che comprende batteria elettronica sparatissima e chitarra campionata perché il panzone morbidone suona il basso. Perlamadonna, se hai una one man band black metal e ti vuoi esibire dal vivo, almeno fai lo sforzo di strimpellare una chitarra, che il basso manco ti serve se fai ‘sto genere. La situazione diventa subito demenziale: il biondastro fa partire le basi, Kim Jong-un se la prende comoda, accorda il basso e attacca a suonare note a caso che tanto non si capisce una sega. Canta con la bocca troppo vicina al microfono, forse scambiandolo per un ciucciotto, e non si sente la voce. Fa delle faccette tipo John Hurt pochi secondi prima che gli esca Alien dallo stomaco. Lo sostiene il biondastro, cacciando qualche altro urlaccio qua e là. Ogni tanto si bloccano perché c’è qualche problema con i campionamenti, probabilmente non li sanno manco usare troppo bene. Mirabile visu, in prima fila ci sono alcune donne, una delle quali agita la testa a occhi chiusi, quasi in trance, come se fosse a una serata techno al Berghein e avesse una mestolo di md in circolo. È una cosa che non ha veramente senso perché Gnaw Their Tongues è l’antifregna per eccellenza. Mi sa che alla fine quelle poche se le scopa tutte il biondastro. Tuttavia, chissà, magari alla fine di questa magica nottata la fortuna ha arriso a Mories e il prossimo concept album non sarà sullo smegma ma sul mestruo.

A farci sorgere il dubbio è questa foto, presa a caso da google scattata dalla troupe di Metal Skunk (composta interamente da senzatetto eroinomani; abbiamo un budget un po’ limitato ma ce lo chiede l’Europa) un paio d’ore dopo il concerto, che testimonia la prima sigaretta post coitum di Mories degli ultimi cinque anni, accesa in seguito a un amplesso consumato nei bagni del Cul de Sac con un’avventrice strafatta di ketamina che nel frattempo era svenuta con la testa nel cesso. Del resto, come si dice dalle mie parti, “io mi sono appoggiato e lei non si è spostata“.

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Life is beautiful

 

Mi raccomando, ragazzi, state lontani dalla fregna, sennò perderete l’ispirazione per scrivere dischi sulla scatofagia. L’arte prima di tutto.



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