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Antonio Albanese, l’intervista al London Film Festival 2013

Creato il 31 ottobre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

31 ottobre 2013 • Interviste, Vetrina Cinema

Oggi al cinema ha incontrato Antonio Albanese al London Film Festival in occasione della presentazione de L’Intrepido.

Antonio Albanese: “L’Intrepido è uno tsunami di dolcezza”

L’Intrepido è un film a dir poco anticonvenzionale, lei lo ha addirittura definito trasgressivo. Perché questa definizione?
Prima di tutto perché si racconta in maniera originale ed inedita la storia di uomo ai tempi della crisi. Quest’uomo poi percorre una sorta di viaggio evangelico, come un angelo alle prese con l’incontro generazionale e l’attuale situazione economica. Ho accettato subito questo ruolo perché ho condiviso fin dal principio l’idea di Gianni (Amelio, n.d.r.) di andare anche un po’ contro alla volgarità e al materialismo che ci circondano. L’Intrepido è uno tsunami di dolcezza, un film che non si incazza mai e che non risponde immediatamente ad un rigore logico. Ecco perché lo definisco trasgressivo.

Come avete lavorato lei e Gianni Amelio sul personaggio di Antonio Pane da lei interpretato? Quanto c’è di suo e quanto era già scritto sul copione?
Di mio fondamentalmente non c’è niente. Credo che Gianni abbia riscontrato in me quel candore e quella dolcezza necessari per interpretare Antonio Pane. L’idea appartiene solamente a Gianni che l’ha elaborata, a mio avviso, in maniera profondamente intelligente. E’ un film che ha desiderato ardentemente poiché è un tentativo di fare cinema in modo diverso. Stimo Gianni Amelio perché è stato veramente molto coraggioso e sono orgoglioso di aver fatto parte di questo “tentativo”.

Antonio Pane è una persona genuina e molto positiva nonostante le difficoltà economiche che affronta. Esistono degli Antonio Pane?
Nella fascia proletaria, occupata per lo più da extracomunitari, è una realtà che persiste da diverso tempo. Anche se oggi gli italiani stanno ritornando a quelle attività che avevano abbandonato e sono tornati a lavorare come artigiani e badanti. Molte persone in questo paese lavorano alla giornata e sono disposte a tutto.

L’Intrepido parla anche di relazioni umane ed in particolar modo dell’incontro/scontro generazionale con il figlio o con una ragazza problematica come Lucia. Che influenza ha Antonio Pane su questi ragazzi?
Su Lucia la sua influenza è molto limitata poiché scopriamo che proviene da un’estrazione culturale molto più elevata. Ciò non toglie che una persona può essere più debole di un’altra e Lucia deve fare i conti con la sua solitudine. Con il figlio invece avviene il contrario, riesce a conquistarlo nonostante lui viva con la madre che, sebbene sia comunque infelice, ha scelto una vita più comoda economicamente. C’è quasi una processione verso il contatto con il figlio da parte di Antonio Pane, lungo la quale egli si trascina dolore e malinconia con grande forza e dignità. Quest’uomo ci ricorda che abbiamo tutti un potenziale meraviglioso, una forza unica mentre noi in questi anni non abbiamo fatto altro che subire e farci abbindolare. Antonio Pane, anche se obbligato, va avanti dritto per la sua strada, ed il suo cammino dovrebbe essere di esempio.

G.Amelio e A.Albanese a Venezia

G.Amelio e A.Albanese a Venezia

Sembra quasi che ci sia una continuità narrativa tra uno dei suoi film precedenti, Giorni e Nuvole di Silvio Soldini, e L’Intrepido. Com’è cambiato secondo lei il nostro paese negli anni che intercorrono tra i due film?
La differenza principale è che in Giorni e Nuvole si trattava della decadenza borghese. Anche in quel caso però al centro vi era il tema del lavoro ed è un film che ho amato moltissimo. L’Intrepido però è un film molto più profondo che racconta un umile, un vergine, un puro. Quando Silvio ha fatto quel film era giusto raccontare quella prima discesa. Il lavoro è sempre stato il mio punto di riferimento sin da quando nel 1997 scrissi Giù al Nord, quando già avvertivamo i segnali di questa eminente crisi. Abbiamo provato a raccontarlo ma, come spesso accade, nessuno ci è stato a sentire.

L’Intrepido non ha avuto una buona accoglienza alla Mostra di Venezia e neanche un exploit al botteghino. Lei crede che il film non sia stato capito?
Capisco che per il pubblico in questo periodo non sia il massimo entrare in sala per sentir parlare di crisi. Tuttavia, era un film necessario per gli amanti dell’arte cinematografica e per me lavorare con un artista come Gianni Amelio era un’occasione da non perdere. Detto questo, la Mostra del Cinema di Venezia è diventata un lunapark come il nostro paese, nonostante da un anno o due Barbera, che è bravissimo, stia facendo un ottimo lavoro. Dopodiché io ho sempre fatto delle scelte difficili. Quando molti anni fa interpretavo il ruolo di Franco e avevo un grandissimo successo decisi, sorprendendo tutti, di girare un film con Carlo Mazzacurati. E’ bello imparare a scommettere su se stessi e sulle proprie capacità.

Voi siete qui a Londra per promuovere il vostro film all’estero. Crede che il nostro cinema abbia dei problemi ad essere apprezzato fuori dai confini italiani come invece era stato con Fellini, Antonioni, De Sica e molti altri?
Credo che fossero tempi diversi laddove c’era innanzitutto un’assistenza alla cultura meravigliosa ed era interessante raccontare il nostro paese al mondo. Si giravano molti più film mentre oggi ci sono dei giovani di grande talento che non riescono a trovare i fondi neanche per un cortometraggio. Io sono qui a Londra per coccolare questo film e vedere la reazione del pubblico inglese. L’Intrepido è stato anche presentato a Toronto e a Seul dove è stato apprezzato moltissimo.

Quali sono i suoi progetti futuri? Ha definitivamente abbandonato il personaggio di Cetto La Qualunque?
No, Cetto La Qualunque riparte con me in tournee da gennaio. Purtroppo non posso abbandonarlo perché è un personaggio che continua ad esistere e quindi adesso vedremo con i lavori forzati come si trasformerà. Scherzo! (ride, n.d.r.) Proprio perché mi piace cambiare, a dicembre debutterò a Verona con la mia terza opera lirica alla regia, Il Don Pasquale di Donizetti. So che è una scelta impopolare ma il divertimento e il piacere di farlo sono impagabili.

Di Rosa Maiuccaro per Oggialcinema.net

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