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“Anya e il suo fantasma” & “La memoria dell’acqua” & “Smile”

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

Nell’ultima settimana ho letto, una di seguito all’altra, come non mi capitava da tempo, ben tre graphic novels.
Differenti tra loro per formato, editore, grafica e autori, tutte e tre presentano una semplice ed evidente caratteristica in comune: sono animate da vivaci e decise protagoniste femminili in età adolescenziale, le quali, nell’evolversi della storia, compiono un percorso, più o meno lungo, di acquisizione di fiducia in sé e consapevolezza.

“Anya e il suo fantasma” di Vera Brosgol, edito da Bao Publishing, “La memoria dell’acqua” di Reynès e Vernay, pubblicato da Tunuè nella collana per ragazzi Tipitondi e, infine, l’ultimo uscito, “Smile” di Raina Telgemeier, in Italia grazie al Il Castoro.

Tre romanzi veri e propri in un format a fumetti, eleganti, raffinati e curati nella loro veste grafica ed editoriale, coinvolgenti nella trama, significativi ed emozionanti nel contenuto. Indubbiamente tre piccole perle in vignette che consigli a tutti i giovani lettori, abili o più pigri che siano.
Le ragazzine che si muovono sulle pagine sono accomunate dal disagio di attraversare momenti di vita complessi, passaggi che le obbligano a gestire situazioni nuove e poco rassicuranti dovendo contare in primo luogo sulle proprie risorse. Che i cambiamenti siano geografici, come nelle prime due, o più fisici, come nella terza, poco importa, ciò che conta è che tutti e tre i percorsi richiedano uno sforzo di crescita che porta le giovani protagoniste a ritrovarsi nel finale più consapevoli e mature.

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Anya è russa, immigrata con la famiglia negli Stati Uniti. La conosciamo quando il suo percorso di integrazione non è esattamente all’inizio: la ragazza conosce già la lingua, frequenta la scuola, si veste adeguatamente e segue le abitudini dei suoi coetanei americani.
Ha però pochi amici e, anche con quei pochi, deve sforzarsi di apparire dura, di mascherare la sua fragilità e il senso di spaesamento, magari fumando o facendo finta di essere una tosta.
Ma un’avventura fantastica la porta a rimettere in discussione tutta la sua vita…
Un giorno infatti, Anya cade in un profondo fosso nel bosco e qui incontra un fantasma. Lo spirito, dalle sembianze femminili, è l’anima di una ragazza vissuta nel periodo della prima guerra mondiale ed ha una storia strappalacrime, d’amore e morte, da raccontare.
Emily, questo il nome della fantasmessa, ed Anya diventano amiche, la prima infatti ha brama di riassaporare l’esistenza, con le sue emozioni, la seconda si accorge subito di tutti i vantaggi, soprattutto pratici, che presenta l’avere un essere incorporeo e invisibile come fedele compagna quotidiana.
In breve il rapporto tra le due ragazze, una viva e presente, l’altra che fu, acquista sfumature inquietanti: Emily si fa sempre più bramosa di vita e diventa quasi dispotica nel voler far vivere ad Anya situazioni che a lei non piacciono.
Il disorientamento porta ben presto la giovane protagonista ad indagare sul passato dello spirito e a venire a conoscenza di…terribili segreti.
Quando gli eventi si fanno più rischiosi e le vicende paiono sfiorare l’horror, ecco che toccherà ad Anya avere la giusta dose di coraggio ed affrontare quella che oramai è solo uno spettro pericoloso.
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Il lieto fine non sta tanto – almeno non soltanto – nell’aver risolto favorevolmente una situazione rischiosa, ma piuttosto nell’essere, durante la storia, nei passaggi che l’hanno determinata, cresciuta, accettandosi infine, con gioia, per quella che si è – origini, forza e debolezze – ed avendo imparato a riconoscere e scegliere da che parte si vuole stare. Senza dipendere più troppo dal giudizio e dalla considerazione altrui.
Il fantasma diventa, in tal senso, una sorta di simbolo dell’apparenza, delle soluzioni facili, del fine che può giustificare i mezzi indipendentemente dai valori.
Una storia emozionante e imprevedibile, ricca di suspense e prodiga di piacevoli momenti da brivido.
La protagonista è realistica e ben tratteggiata, nei pregi come nei difetti, e offre ai coetanei lettori un facile terreno di immedesimazione.
Le vignette, nelle morbide ed eleganti sfumature del bianco e nero, sono chiare, semplici ed espressive, agevoli da seguire, movimentate e dinamiche senza risultare caotiche.

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Vibranti tratti da thriller anche per “La memoria dell’acqua”, graphic novel selezionata nelle terne finaliste del Premio Andersen per il titolo di Miglior Fumetto dell’anno.
Qui la storia accarezza il tema suggestivo delle antiche leggende che si fanno maledizione, traccia per parlare, tra le righe, della forza della natura, che rappresenta quasi una divinità nel difendere se stessa.
Marion, poco più che bambina, si trasferisce con la madre nella vecchia casa dei nonni, oramai deceduti, situata in cima ad una panoramica scogliera a picco sul mare, nelle zone oceaniche della Francia. Il padre se n’è andato con un’altra donna e le due, come a volte accade, hanno deciso per un drastico cambio di vita rifugiandosi nel villaggio dei natali materni.
Calda l’accoglienza di quasi tutti i compaesani, tranne quella del vecchio del faro, uomo barbuto, scontroso e solitario, considerato un violento e accusato di nefandezze passate.
Marion dapprincipio non si cura dei lati oscuri che, già nelle prime tavole, tinteggiano di mistero il racconto. Ha troppo da esplorare: una spiaggia deserta a due passi da casa, rocce e grotte sotterranee, un mare infinito e impetuoso e perfino delle strane e un poco inquietanti rocce scolpite cha paiono volti.
Curiosa e vivace, sola in un luogo tanto affascinante, la ragazza non impiega molto a spingersi fino al faro e qui entra a contatto con Virgil, il vecchio burbero, isolato da tutti, che la mette a conoscenza delle spaventose leggende locali.
Cosa c’è di vero nei racconti che legano le sorti del paese agli spiriti del mare? E qual è il legame tra queste vecchie storie e il destino di Marion?
Il viaggio verso le origini è spesso un percorso di scoperta, soprattutto quando oltre al passato c’è in ballo il futuro…
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Un racconto affascinante e ricco di inquietudine, da leggere d’un fiato lasciandosi pervadere dalle atmosfere suggestive dei mari in tempesta e dei grandi cieli sconfinati.
Marion è una deliziosa piccola protagonista, intraprendente, coraggiosa e un po’ ribelle, che non si ferma alle apparenze e ha sete di sapere e di scoprire.
Avventura e mistero, il fascino della natura selvaggia e un finale a sorpresa sono le carte vincenti di questo bell’albo di gran formato – quello tipico e raffinato della collana Tipitondi – e dalla grafica decisa ed impressiva, molto efficace nel rendere l’incanto delle brume e dei panorami marittimi.

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Cambio di registro, invece, per “Smile”, un romanzo a fumetti autobiografico, e quindi molto partecipato, che racconta ben cinque anni di vita dell’autrice, dall’inizio delle scuole medie fino al secondo superiore.
Il filo della narrazione è tenuto ben saldo dalle disavventure odontoiatriche della giovane protagonista che, in seguito ad una brutta caduta avvenuta pochi giorni prima dell’ingresso alla scuola secondaria, perde i due incisivi superiori.
Parte da qui un calvario di dentisti e cure, interventi e apparecchi che costringeranno Raina ad affrontare gli anni delicati dell’adolescenza con aggeggi di diversa forma e foggia a deformare il suo sorriso. Un vero e proprio attentato all’immagine, in un periodo, quello adolescenziale, nel quale la rispondenza a precisi requisiti di estetica diventa spesso una vera e propria ancora di sicurezza.
Essere diversi dagli altri rappresenta quindi un handicap reale, il timore di non essere belle abbastanza acquisisce il peso di un macigno capace di minare la considerazione di sé e la delicata vita sociale.
Raina è solare e socievole ma la sequenza di apparecchi e problemi correlati la mettono, come è facile immaginare, a dura prova.
Ecco così scorrere tra le pagine i suoi anni di crescita, il percorso che compie tra successi e delusioni, insicurezze, piccole disperazioni, momenti di sconforto e, altri, di conquiste.
Scuola, famiglia, amici, primi amori, hobby e passioni…tutto viene raccontato in quello che è un delicato, ma anche frizzante e divertente, diario adolescenziale.
Raina cresce, a volte di dispera, altre non si perde d’animo, talvolta si piace, altre si rifiuta, in un rapporto con il proprio corpo e il proprio aspetto che, pur essendo problematico, resta sempre positivo e affrontato con coraggio.
Negli anni tanti avvenimenti, alcuni anche drammatici come il terremoto – che per fortuna vede salva sia lei che la sua famiglia – e altri più ordinari ma non meno importanti.
E ciclo scolastico dopo ciclo scolastico, arriva piano piano al suo traguardo, che, oltre alla liberazione dall’apparecchio, sarà segnato dal raggiungimento di una consapevolezza di sé, dal riconoscimento della propria strada di vita, che, come si può immaginare, porterà nella direzione del disegno, il suo mestiere futuro.
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“Smile” è una lettura piacevolissima, alla quale la nota autobiografica conferisce sentimento e partecipazione, realismo e sensibilità.
Credo che molti adolescenti, pur non vivendo i problemi specifici della protagonista, potranno agevolmente riconoscersi nei timori, nelle esperienze e nelle emozioni che Raina Telgemeier porta sulle pagine, ritrovarsi nell’anima che infonde alle sue gustose vignette, che fanno sorridere ed intenerire.
Colorati i disegni, allegri, ricchi di brio e personalità a tracciare un romanzo delizioso che consiglio a tutti i lettori dagli undici anni in su.

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