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Approvata la corruzione figlia di Berlusconi

Creato il 31 ottobre 2012 da Albertocapece

Approvata la corruzione figlia di BerlusconiLicia Satirico per il Simplicissimus

Il disegno di legge anticorruzione è approdato alla Camera con una docile questione di fiducia, tradottasi in 460 voti a favore, 76 contrari e 13 astenuti. Il voto finale sul provvedimento è stato una formalità quasi bulgara: 480 favorevoli, 19 contrari e 25 astenuti. Le critiche dell’Associazione Nazionale Magistrati e dello stesso Consiglio Superiore della Magistratura sono passate in cavalleria, minimizzate del resto da un Vietti pronto a negare l’evidenza (“quello del CSM sarà un giudizio positivo, ma con delle critiche”: Jacques de La Palice non avrebbe potuto fare di meglio).
Il Pdl ricorda orgoglioso che la prima firma della legge è quella di Angelino Alfano, dopo aver votato in massa un provvedimento sul quale un Berlusconi sempre più isolato, appena pochi giorni fa, sembrava intenzionato a dar battaglia. La mutazione genetica del Pdl, pronto ad appropriarsi della paternità del testo con la stessa disinvoltura con cui lo avversava, descrive la parabola involutiva di un’occasione volutamente mancata. La Camera non ha apportato variazioni al testo approvato dal Senato: la legge è quindi rimasta un pout pourri di strafalcioni, concussioni negate, solenni dichiarazioni d’intenti, traffici d’influenze e amnistie occulte.
Del pasticciaccio brutto di Montecitorio sono tutti soddisfatti. Soddisfatta la Guardasigilli, esaltata dalla condivisione di un progetto che riguardava – precisa lei – solo la corruzione. Prescrizione, falso in bilancio, voto di scambio e autoriciclaggio sono rinviati ad altra occasione: «c’è la seria intenzione del governo di dare un contributo», forse in un’altra vita. Soddisfatto anche Pierferdinando Casini per il «punto di compromesso» che rappresenta «un passo concreto nella lotta alla corruzione, un segnale che i cittadini aspettavano da tempo e che non poteva essere rinviato». Soddisfatto Monti, che dice che bisogna accontentarsi perché non possiamo sapere quanto sia stata dura la battaglia con i partiti.
Nessuno osa spiegare perché l’ansia di etica, di onestà, di pulizia dei cittadini debba esaurirsi con un compromesso varato a larghissima maggioranza, che dona l’oblio a un numero indefinito di processi per concussione. Il delitto più grave è stato macellato, e poco confortano l’istituzione dell’ennesima autorità nazionale o la legge delega per l’incandidabilità dei corrotti, che non sarà varata prima delle prossime elezioni politiche. Poco rasserena l’annunciata piramide delle pene, che sa di solenne monumento funebre alla concussione.
Siamo limitati, antiquati, resistenti. E non ci piace nemmeno la parola “compromesso”, perché non è adatta alla circostanza: compromessi sono i processi per concussione, sono le interdizioni automatiche dai pubblici uffici e le strategie di contrasto ai patti corruttivi, mai previste dalla nuova legge nelle sue complicate stesure.
Possiamo consolarci con i corsi di etica e di legalità nelle pubbliche amministrazioni, senza pensare troppo al significato di una parola così abusata da essere stata svuotata di ogni contenuto. Cos’è la legalità? Se è rispetto delle leggi, dovremo rispettare anche la debilitazione della concussione per induzione e l’innocuo traffico di influenze, sopportandone le conseguenze. Se legalità è eguaglianza, dovremo rassegnarci all’esaurimento delle indagini sulla concussione in nome del “punto di compromesso”. Se legalità è giustizia, dovremo celebrare la sua definitiva trasfigurazione dopo leggi ad personam, lodi, prescrizioni e miniaturizzazioni rimaste intatte: le leggi berlusconiane sono sopravvissute al loro creatore come un golem, che adesso rende impossibile ogni cambiamento reale.
Con questa legge si è persa la possibilità di arginare parte delle storture imposte alla giustizia penale italiana per quasi un ventennio: quelle che hanno generato la corruzione invece di combatterla, che hanno consentito la falsificazione dei bilanci, l’istituzionalizzazione delle tangenti, l’evasione sistemica e l’estinzione precoce dei processi. Ma questi sono ormai solo pensieri malinconici di un pomeriggio di pioggia: la spending review non tange le tangenti.


Filed under: Berlusconi, Cricca, Governo, Licia Satirico

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