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Appunti sparsi dopo la visione del film di Ingmar Bergman: Nara Livet (Alle soglie della vita, 1958)
Creato il 30 giugno 2012 da Salvatore Ruggiero @sally57Appunti sparsi dopo la visione del film di Ingmar Bergman:
“Alle soglie della vita” (Nara livet, 1958).
Sinossi:
Ricoverata dopo un aborto, Cecilia (Ingrid Thulin) conosce due partorienti, Stina ( Eva Dahlbeck) e Hjordis (Bibi Anderson).
La prima è una donna felice che attende con ansia il suo primogenito, la seconda invece è una ragazza madre che si sente abbandonata da tutti.
Nella notte Stina perderà il figlio e Hjordis si riappacificherà con la famiglia.
Finalmente, nell'autunno del 1957, per Ingmar Bergman arrivò il momento di dedicarsi alla ...nascita della vita.
Sebbene c'è da dire che, contrariamente a quanto troppo frettolosamente si è indotti a pensare, in Bergman vita e morte non sono mai momenti così radicalmente distinti e il momento della nascita non può essere considerato mai troppo lontano dal momento del trapasso.
Concetto splendidamente e drammaticamente ripreso all'interno del film.
“Alle soglie della vita” (Nara Livet) è, nella filmografia di Bergman, un film trascurato, dal pubblico e dalla critica, probabilmente oltre i suoi (pochi) demeriti, per l'unica colpa di essere giunto immediatamente dopo “Il settimo sigillo” (Det sjunde inseglet, 1956) e “Il posto delle fragole” (Smulltronstallet, 1957) e prima de “La fontana della vergine” (1958) e “Il volto” (1958).
Stretto quindi in una morsa mortale d'interesse creata da capolavori leggendari, immortali e multipremiati.
Tuttavia, come più volte sottolineato, secondo l'autore di questa recensione non esiste nella filmografia di Bergman una sezione di film cd. “minori”, ma tutti i 50 film del Maestro (anche quelli meno reputati) hanno un loro ampio e singolare respiro, un loro profondo significato, un loro valore unico e irripetibile.
L'interesse per il tema della nascita della vita giunse a Bergman dalla lettura di alcuni racconti di Ulla Isakson (“La zia della morte”): egli ritenne che almeno un paio di essi avrebbero costituito un ottimo materiale per un film e su quel soggetto e con la collaborazione dell'autrice costruì una sceneggiatura ….”fluida, rapida e molto divertente”.
Come disse lo stesso autore, “Alle soglie della vita” è ...”la storia ben raccontata di tre donne in una stanza d'ospedale. Dove la stanza non è altro che un comodo reparto di ostetricia.”
Ingrid Thulin, tra le gestanti, perderà il bambino al terzo mese di gravidanza, con grande dispendio di sangue di ...vitello.
Oltre ad Ingrid Thulin, il personale attoriale bergmaniano è quasi al gran completo.
Ci sono, infatti, Eva Dahlbeck, Bibi Anderson, Max von Sydow, Erland Josephson ed Inga Landgrè.
Con i maschietti nervosi e spaesati ridotti quasi al ruolo di semplici comparse.
Ma, nonostante, l'interpretazione di tutte le attrici fosse eccezionale e tale da nobilitare il suo intero lavoro, Bergman ipercritico refertava nel suo libro-diario Immagini che:
“Il trucco era eccessivo; la parrucca di Eva era enorme; la fotografia (di Max Vilèn) a tratti misera; certi toni troppo letterari.”
Si sa che Bergman non amasse molto vedere i suoi lavori.
Vide questo suo film solo tre volte.
All'epoca delle riprese nell'autunno del '57.
Nella sua saletta cinematografica privata di Faro, dopo quasi 50 anni.
E, tra le due visioni, dopo un'intervista registrata, rilasciata a Lasse Bergstrom; riascoltandola si accorse che non aveva mai nominato il film, come se ne fosse dimenticato. E questo particolare motivo lo indusse a rivederlo.
Durante le riprese del film imperversava l'influenza asiatica. La troupe, in buona parte contagiata, lavorava con la febbre a 40° e con la mascherina di garza sulla bocca.
Molto spesso la troupe, per alleggerire l'animo e allentare l'eccessiva tensione, si trasferiva dietro le quinte dove erano custoditi i tubi del gas esilarante, che aveva un effetto simile a quello della droga ma di minore durata.
SMR
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