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“Asino chi legge”: lettura, scrittura ed omofobia nella scuola italiana

Da Uiallalla

la copertina del libroIl Chiaja Hotel de Charme e il Centro di Poesia vi invitano ad un altro imperdibile appuntamento della stagione 2010-2011 della Rassegna Poetè – ciclo di letture poetiche (e non solo) infuse di teina.

Venerdì 19 novembre nel salottino del Chiaja Hotel, Claudio Finelli presenterà “Asino chi legge” della scrittrice Antonella Cilento (Guanda editore). Interverrà lo scrittore Francesco Durante. Letture a cura dell’attrice Imma Villa. L’incontro sarà, come di consueto, condito da tè e biscottini.

“Asino chi legge” è un libro che intende restituire al lettore un’immagine veritiera dello stato dell’arte relativamente alla scuola, alla lettura ed alla scrittura in Italia. Da osservatori particolarmente vivi e ricchi di informazioni e stimoli (quali i Laboratori di Scrittura Creativa che la Cilento conduce da circa 17 anni nelle scuole di tutta Italia), l’autrice prova a delineare l’allucinante relazione che ormai sembra essersi instaurata tra i ragazzi, i docenti e la cultura e, al tempo stesso, cerca di cogliere umori, atmosfere e situazioni di un mondo tanto pulsante quanto nell’ombra, di tante occasioni perse e di qualche successo inatteso.

Tra gli argomenti portati alla luce dall’indagine anche quello attualissimo dell’omofobia che, in maniera più o meno latente, risulta ancora presente nelle nostre scuole e che non sempre riguarda solo i ragazzi.

Appuntamento venerdì 19 novembre alle ore 18.30.
Il Chiaja Hotel de Charme si trova a Napoli in via Chiaia 216 (1° piano).
Ingresso libero. Per info: 349 47 84 545

Vi proponiamo due estratti del libro.

Mi è capitato, a scuola, racconta Claudio, di essere stato aggredito in quanto omosessuale. Mentre i ragazzi mi seguono in ogni tipo di escursione letteraria e nei progetti di cultura della differenza e sono entusiasti se invito scrittori e sceneggiatori come Matteo B. Bianchi o Ivan Cotroneo, i colleghi sono molto meno elastici. Una prof d’arte ha deciso, qualche tempo fa, di far disegnare ai ragazzi caricature di docenti inseriti nei paesaggi della Divina Commedia per una mostra esposta al pubblico nella scuola e ha chiesto ai ragazzi di disegnarmi in calze a rete, tacchi, con l’occhio bistrato e una rivista per adulti fra le mani. Alcuni ragazzi si sono rifiutati e ribellati, altri hanno accettato. Ho atteso invano che la presidenza prendesse una posizione chiara, netta e legale. Ho fatto togliere la caricatura e diffidato la collega. La prof, per tutta reazione, ha urlato che non si capiva perché mi vergognassi di essere come sono se non mi vergognavo di mostrarmi in un ristorante con il mio compagno. È stato imbarazzante essere difeso dagli studenti e dai genitori e mai dal preside e solo da pochissimi colleghi.

Ho avuto in classe, dice Claudio, una ragazzina lesbica per niente problematica ma con un padre decisamente omofobo che la perseguitava e chiedeva aiuto ai docenti nell’azione persecutoria. Invano avevo detto a lui e ai colleghi che era il padre ad aver bisogno di un buon ciclo di terapia. Durante l’anno la genitrice di una compagna di classe molto procace mi aveva confi dato le sue paure: la figlia riceveva di continuo bigliettini d’amore da parte della giovane « deviata ». Mi pregava di farlo presente a tutti i colleghi. Reazioni dei colleghi: il prof di matematica aveva la soluzione, evitare che la ragazzina frequentasse i bagni della scuola, risaputo territorio di caccia (ma che ne sa, mi sono chiesto, un eterosessuale sposato e cattolico dei bagni pubblici e della loro territorialità?); la prof di latino aveva una considerazione da far verbalizzare: « questa situazione getta discredito sul buon nome della scuola», che, aggiungerei, come tutti sanno, è emanazione del sistema etero-patriarcale; la prof di educazione fisica sentenziò, affranta: meglio un figlio drogato che ricchione; il vice preside, convinto ch’io fossi a digiuno di esperienze, mi volle rendere edotto sull’esiziale proselitismo del Gay Pride. Ovviamente trasalì quando gli confidai che non me ne perdevo uno. La ragazzina si ritirò, ma più perché non aveva aperto libro che per la sua tenera cotta per la compagna di classe. A distanza di anni l’ho rivista, per fortuna, mano nella mano con una deliziosa fanciulla in un locale napoletano.

 


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