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Autopsie: Alberto Custerlina analizza Il mio nome era Dora Suarez di Derek Raymond

Creato il 15 settembre 2011 da Alessandro Manzetti @amanzetti
Autopsie: Alberto Custerlina analizza Il mio nome era Dora Suarez di Derek Raymond
Siamo arrivati al numero #21 della rubrica Autopsie, questa volta è lo scrittore Alberto Custerlina a indossare il camice del coroner del Posto Nero per sezionare gli organi interni del nerissimo "Il mio nome era Dora Suarez, di Derek Raymond:
 Stato del cervello: la tramaDora Suarez, anima perduta e violentata, non ha una gran voglia di vivere, ma di certo neanche di morire in quel modo. Il Sergente scava nella vita della ragazza e se ne innamora, rammaricandosi di essere arrivato troppo tardi. La caccia al killer diventa una questione personale. Ma attenzione, questo non è il solito romanzetto sui serial killer. Di più non si deve dire. Leggetelo.
Stato del cuore: il pathos, l'atmosferaL’atmosfera è molto cupa, ma non si pensi alla cupezza patinata di certe ambientazioni goth. Qui siamo nell’orrore urbano delle nostre città, in mezzo alle vite perdute, ai vizi e alla disperazione. Ed entriamo nel regno della follia omicida più devastante che sia mai stata scritta. Insomma, qui non troveremo raffinati serial killer e complicati piani diabolici, ma solo merda e sangue .
Stato dello stomaco: il sangue, il contenuto splatterIl contenuto splatter c’è (lo definirei “gore”), ma non è fine a sé stesso. Raymond non gode a esporre descrizioni truculente, ma si limita a mostrare l’efferatezza del killer con un realismo altamente disturbante  e un pathos molto intenso, entrambi funzionali alle situazioni.
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Stato dei polmoni: i personaggiRaymond diceva che la scrittura di questo romanzo l’aveva portato sull’orlo della follia, tanto si era addentrato nella psiche della vittima e in quella del suo carnefice. E il risultato si vede: la costruzione dei personaggi è perfetta, inquietante, nitida, impietosa.
Stato del fegato: il soprannaturaleCon questo romanzo entriamo in uno dei domini del noir, il noir vero. Niente a che vedere con certi romanzetti scritti da professionisti benestanti o da mammine con la passione per il prurito. E come sappiamo, il noir declinato in questo modo non ha nulla a che vedere con il soprannaturale, altrimenti  lo dovremmo chiamare con un altro nome.
Causa della morte: la sintesiUn romanzo sconvolgente, certamente sconsigliato a chi preferisce i thriller rassicuranti o i gialli a lieto fine. Consigliato, invece, a chi vuole farsi un’idea di cosa potrebbe veramente passare per la mente di un serial killer.  E, naturalmente, consigliatissimo a chi è capace di apprezzare anche la letteratura saldamente ancorata alla realtà più disturbante.
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Profilo dell'ospiteAlberto Custerlina vive in provincia di Trieste, lavora come consulente tecnico presso Insiel s.p.a. e, naturalmente, impegna quasi tutto il suo tempo libero a scrivere. Ciò che resta lo usa per qualche uscita in mountain bike o con lo snowboard Il suo romanzo d’esordio, Balkan bang!, è uscito alla fine del 2008 per PerdisaPop, nella collana WalkieTalkie curata da Luigi Bernardi. Con tale romanzo l'autore è stato indicato come miglior esordiente dalla giuria del Premio Camaiore di Letteratura Gialla 2009, di cui è stato finalista.Sempre nel 2009 è stato nominato giurato per la sezione Racconti della settima edizione del premio Lama e Trama.
A Gennaio 2010, il suo romanzo d’esordio è stato ripubblicato da Mondadori nella collana Segretissimo. Un suo racconto compare nell’antologia Lama e Trama 2010 (PerdisaPop). Il 6 luglio del 2010 è uscito Mano nera, il suo secondo romanzo, pubblicato da Baldini Castoldi Dalai editore nella neonata collana Vidocq. Il 20 settembre 2011 uscirà Cul-de-sac, il suo terzo romanzo, sempre per i tipi di Dalai editore. Sito dell'Autore
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Il Libro: Cul-de-sac (Dalai Editore)A Trie­ste, leg­gere la pagina della cro­naca nera è noioso quanto fare la fila alle poste. Ci pen­serà Ljud­mila Hor­vat, kil­ler croata e fer­vente cat­to­lica, a movi­men­tare la son­no­lenta città spaz­zata da una bora gelida. In com­pa­gnia di un ex poli­ziotto croato-bosniaco, la donna dovrà impe­dire che un oli­garca russo rie­sca a por­tare a ter­mine il suo piano cri­mi­noso: met­tere in piedi un traf­fico ille­cito di ura­nio dal Congo verso l’Iran. A com­pli­care la situa­zione entra in gioco Zeno Weber, ex-mercenario trie­stino che, suo mal­grado, si tro­verà coin­volto negli eventi.
Con Cul-de-sac Alberto Custer­lina spo­sta il mirino sul con­fine occi­den­tale dei Bal­cani, met­tendo in scena tre sto­rie intrec­ciate che, in una esca­la­tion di avve­ni­menti, tra­sci­ne­ranno i pro­ta­go­ni­sti in un abisso senza fondo, tra fasci­sti irri­du­ci­bili, mafiosi russi, ban­chieri cor­rotti, poli­ziotti con­vinti di avere le mani troppo legate, orga­niz­za­zioni segrete e cri­mi­nali di bassa lega, tutti acco­mu­nati dalla sma­nia di potere e di soldi, tutti per­so­naggi di una tra­ge­dia umana fin troppo reale.
«Era stato un idiota: avrebbe dovuto igno­rare il furto, così avrebbe abbas­sato la ser­randa alle sette e trenta, si sarebbe fatto una svel­tina con Carole e se ne sarebbe tor­nato a casa con una busta piena di roba da man­giare. E Achille non gli avrebbe tele­fo­nato. E i quat­tro corpi mas­sa­crati li avrebbe tro­vati qual­cun altro.»
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