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Ballando sulle nostre tombe con i Cave Singers

Creato il 02 maggio 2012 da Postscriptum

Ballando sulle nostre tombe con i Cave Singers

Quando si parla di band di Seattle in testa risuonano i versi strazianti di Kurt Cobain o i movimentati brani dei Pearl Jam, non ti aspetti certamente che la patria mondiale del grunge dia i natali anche ai Cave Singers, una band dalle sonorità decisamente distanti dalla storia musicale del posto.

Stiamo parlando di una band dal sound molto deciso, coinvolgente ed elegante; fonde insieme il rock nostalgico, tipico della provincia americana, con il folk più patriottico riuscendo a trasformarsi in un lavoro indirizzato al mercato e all’uditorio indipendente ma che ha anche le carte in regola per farsi valere sul mercato più “commerciale”. Con le dovute precauzioni, ovviamente.

I Cave Singers, la cui formazione comprende tre elementi per una decina di strumenti musicali tra cui chitarra folk e armonica, sono attivi dal 2007, anno di rilascio del primo album, trainato dal singolo Seeds Of Night, candido esordio dalle tonalità delicate e marcate, che rappresenta chiaramente quello che i tre ragazzi di Seattle vogliono prendere e dare alla musica. Buon ascolto.

Dello stesso album, Invitation Songs (Matador Records, 2007) è il brano che vi faccio ascoltare adesso, un brano quasi mistico, dalla potenza eccezionale con sonorità che ammiccano maliziosamente alla beat generation e allo stile dei Jefferson Airplane di Grace Slick: ma loro sono invece i Cave Singers e questa è Dancing On Our Graves.

Nel 2009 i ragazzotti americani ci provano gusto con i brani molto più folk che rock e così si lanciano nel loro secondo album, Welcome Joy (Matador Records 2009), che conferma le buone sensazioni che il terzetto aveva suscitato con il primo lavoro. Il sound si affina da un lato ma diventa più rustico, rugged direbbero negli USA, e gli accordi più marcati, come quelli di At The Cut. Un brano che si ascolta con piacere on the road, anche se sei chiuso nel traffico della città, e che spinge l’immaginazione a vedere le desolate e infinite distese desertiche delle highway americane; particolarmente interessanti sono anche i cambiamenti di ritmo all’interno del brano stesso, una caratteristica che poche band riescono a metabolizzare e a proporre correttamente.
Sempre delle stesso album fanno parte altri due brani che rappresentano lo stile dei Cave Singers. Se Summer Lights con le sue tonalità leggere ed elegnati ci trasporta in un mondo di tranquillità, facendoci sentire parte di un ambiente intimo, Leap ci trascina in un universo di riflessione più interiore cullandoci i pensieri e le emozioni in un sound che ricorda (però da lontano) lo stile di Bob Dylan.

Nel 2011 i Cave Singers hanno pubblicato il loro terzo e ultimo album, No Witch (Jagjaguwar).
Il sound indie folk rock è ormai un marchio di fabbrica e infatti basta ascoltare Swim Club per rendersene conto.
Il meglio però deve ancora venire, anzi è già arrivato, basta vedere il video di Black Leaf con cui vi saluto sperando di avervi proposto musica di vostro gradimento.

P.S. Per chi volesse saperne di più sui Cave Singers esiste un sito ufficiale della band, una pagina su MySpace e un’altra pagina sul sito dell’etichetta discografica


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