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Ballata Macabra

Da Omonero

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USA – 1976

cast: Oliver Reed – Karen BlackBette Davis – Lee Montgomery – Burgess Meredith – Eileen  Heckart – Anthony James – Dub Taylor
regia: Dan Curtis
soggetto: tratto dal racconto “Burnt Offerings” di Robert Marasco
sceneggiatura:  Dan Curtis – William F. Nolan
fotografia: Jacques R. Marquette
musica: Robert Cobert
durata: 118 min.

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“…Ci sono secoli tra queste mura, signora Rolf; ci sono anni, anni in questa casa…”
“Eh si, e questa casa sarà ancora qui molto, molto tempo dopo che voi ci avrete lasciati, credetemi”
“E’ come se fosse immortale, ne sono veramente convinta…”

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La famiglia Rolf (Ben, Marian ed il piccolo David) hanno fatto il colpaccio.
Una villa enorme immersa nel verde dove passare i tre mesi estivi e rilassarsi lontani dalla frenesia e lo stress della città; il tutto per la modica somma di 900$.
Certo, la casa vista da fuori ha un aspetto un po’ stanco ed invecchiato, la serra ed il giardino sono in stato d’abbandono e la piscina non è messa meglio, ma comunque l’offerta rimane un prezzo stracciato. Talmente conveniente da far pensare a Ben (Oliver Reed) che sotto ci sia qualche “trappola”; Marian (Karen Black) invece è più ottimista: è rimasta subito affascinata dall’aria antica e carica di ricordi che si respira nella villa ed è convinta che i signori Allardyce (Arnold e Roz, fratello e sorella) siano più interessati ad affidare la proprietà a delle persone che sappiano apprezzarla ed amarla, che al guadagno che ne deriverebbe affittandola ad un prezzo più alto.
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Oddio, a dire il vero una condizione c’è, ma non si può definire un inghippo: Arnold e Roz (Burgess Meredith e Eileen  Heckart) lasceranno la casa ai Rolf a patto che si occupino anche della loro madre; una vecchia signora di 85 anni che vive in esilio volontario nella sua stanza all’ultimo piano e che non lascia ormai da anni, vivendo dei suoi ricordi e curando con amore maniacale la sua collezione di fotografie. La signora Allardyce non sarà d’intralcio, basterà portarle tre volte al giorno un vassoio con del cibo e lasciarlo nel salottino privato della sua stanza e per il resto è del tutto autosufficiente.
Ben è perplesso e tentenna, ma Marian decide di assumersi l’onere di accudire la vecchia ed ormai è “innamorata” della casa…e quando una donna vuole qualcosa…
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Così, pochi giorni dopo, i Rolf, supportati da zia Elizabeth (Bette Davis), una pimpante 75enne accanita fumatrice e bevitrice, dalla lingua pungente e la battuta sempre pronta, si trasferiscono a “villa Allardyce” solo per trovarla deserta e con un biglietto appuntato alla porta d’ingresso che li rassicura con l’augurio di passare una serena vacanza tra quelle mura. All’ennesima rimostranza di Ben, zia Elisabeth lo tranquillizza: “Le persone anziane fanno a volte cose pazze…” dice.
“Si, si, lo fanno, è vero…” ribatte Ben “ma questi due sono ancora più pazzi degli altri!”
Con il tempo, l’alacre lavoro manuale di Ben e le amorevoli cure di Marian, la casa torna come a rinascere. Il giardino è rigoglioso e la serra rifiorisce, le stanze tornano luminose ed accoglienti e la struttura stessa sembra più solida e confortevole.
Ma….
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Anche altre cose stanno cambiando.
Marian passa sempre più tempo nel salotto privato della signora Allardyce, affascinata dalla collezione di foto antiche ed incantata da un carillon; l’inossidabile zia Elizabeth inizia all’improvviso ad accusare il peso degli anni e Ben torna a soffrire di fobie ed incubi che lo perseguitavano al tempo della prematura morte dei suoi genitori. Anche il piccolo David avverte questi cambiamenti e comincia ad avere paura del padre intravedendo in lui qualcosa di pericoloso e sinistro.
Tra non molto i Rolf scopriranno che c’è un pegno da pagare per soggiornare nella villa degli Allardyce.
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Roma – Luglio 1976 – ore 00,30 all’uscita del cinema Royal.
Ricordo che uscii dalla sala con dei leggeri brividi sulla schiena nonostante facesse caldo ed un piccolo ghigno sulle labbra. Laura, la mia fidanzata di quel periodo aveva appena esordito con un: “Non portarmi mai più a vedere film del genere!” e i fratelli C. mi si erano affiancati commentando con un esplicito “Me cojoni!”,  ridacchiando con euforica soddisfazione.
Capisco che tradurre il titolo del film in “Offerta Speciale” sarebbe stato riduttivo e lasciarlo in lingua originale sarebbe risultato ostico per lo spettatore (negli anni ’70 non si era ancora così fanaticamente anglofoni), ma forse al posto di “Ballata Macabra” io avrei optato per un “Sinfonia Macabra”.
Si, perché tutto il film ha l’affascinante, suadente, sinistra, melodia di una sinfonia di morte; dove ogni strumento esegue con mefistofelica bravura la sua partitura, contribuendo a generare un piccolo capolavoro carico di paura e tensione.
Ogni componente dell’orchestra è un maestro nel suo genere, a cominciare dagli immensi Karen Black ed Oliver Reed e all’inestimabile Bette Davis (qui nella sua ultima apparizione cinematografica), che durante lo svolgimento della storia mutano atteggiamento e personalità con la stessa facilità con cui un serpente cambia la pelle; il già intrigante racconto di Marasco acquista corposità e diabolica inquietudine una volta rimaneggiato dai due mostri Nolan e Curtis (che se non sapete chi sono cambiate blog, per favore!); e poi c’è la colonna sonora di Cobert, un giro di note che accompagnano come un’ombra malevola la fotografia contraddittoria e stordente di un Marquette mai stato così in grazia di Dio.
Ogni elemento è scelto con cura ed anche l’ultimo caratterista del ridotto cast è un’icona nel suo genere (basta pensare a Meredith e la Heckart) ed è sorprendente sapere che, ad esclusione degli attori, tutto il resto del team creativo del film è di estrazione televisiva….ma con un artista come Dan Curtis a dirigere l’orchestra ci si può aspettare questo ed altro.
Non ci sono effetti speciali, ma non servono…né creature diaboliche in angoli oscuri…ma non servono. Non c’è sangue né violenza gratuita ma solo una buona storia, ottimi attori ed un regista che fa diventare palpabile la presenza del Male sotto i tuoi occhi.
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Chi non vorrebbe essere più giovane arrivando anche a rinnegare una parte del proprio passato?
Bhé, io no. Ringrazio il fato che mi ha fatto vivere in quegli anni ed essere sufficientemente adulto per poter ammirare nelle sale un po’ di vero cinema.
….ed avere amici abbastanza pazzi da volermi seguire nelle mie scorribande cinematografiche in giro per l’Italia!
Grazie fratelli C…..chissà dove cavolo siete adesso e che combinate? Di sicuro casini!

P.S. Ho tralasciato di dire che in Italia il film ebbe un buon successo di pubblico grazie anche all’ottimo lavoro di doppiaggio (eh si, all’epoca c’erano veri professionisti anche in quel settore), primo fra tutti il compianto Renzo Palmer (qui e qui) grande attore di teatro e televisione, nonché storico doppiatore di Reed ed altri attori del calibro di Walter Matthau, Michael Caine etc…

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