di Claudia Bettiol
Ogni anno milioni di persone attraversano una distanza di appena novanta chilometri fatta semplicemente di acqua e di ghiaccio. Si tratta di quella striscia di mare che separa Tallinn da Helsinki, che si naviga in sole due ore di traghetto e si sorvola in elicottero in meno di venti minuti.
Il fragile confine tra Helsinki e Tallinn
Su una delle rive del Mar Baltico si erigeva, fino a poco più di 20 anni fa, il bastione più orientale dell’Europa capitalista; sulla sponda opposta, invece, si trovava una delle porte d’accesso alla dittatura comunista. Per molti anni i pochi chilometri che dividono le due capitali sul Baltico sono stati quindi un confine invalicabile. Ma nonostante questo, tra finlandesi ed estoni c’è sempre stata una certa empatia, una connessione quasi scontata e in un certo senso silenziosa, che perfino la dittatura sovietica non è mai riuscita a rompere. Basta pensare alla grande influenza di radio e televisione, due mezzi che hanno giocato un ruolo essenziale durante gli anni di dittatura sovietica: l’unico modo di socchiudere le porte dell’Estonia all’occidente era quello di installare enormi antenne per cercare di catturare le trasmissioni radio-televisive finlandesi. E bloccare le frequenze finlandesi, strappando migliaia di antenne sparse ovunque era, per la polizia segreta sovietica, un’impresa politicamente difficile, se non addirittura pericolosa.
Ma il primo vero ponte culturale tra le due nazioni durante quegli anni bui, che ha accolto moltissimi finlandesi dall’altro lato del Baltico, è stato segnato piuttosto da un’opera architettonica: l’Hotel Viru. Finito di costruire nel 1972, l’hotel di fabbricazione finlandese è stato disegnato come il centro di arrivo del turismo in Estonia e posizionato a due passi dalla porta di accesso al centro storico di Tallinn. I turisti finlandesi degli ultimi due decenni dell’Unione Sovietica si concentrarono tutti all’interno di questo edificio, ormai leggendario. Ma quello che sorprende è che negli anni settanta e ottanta nessuno ancora sapeva che in realtà l’Hotel Viru avesse un ventitreesimo piano. E proprio al ventitreesimo piano del Viru Hotel c’era il cosiddetto “centro di ascolto” del KGB: sessanta stanze piene di cavi, cuffie e microfoni che registravano e conservavano le informazioni, le comunicazioni e gli spostamenti di tutti.
Nel 1991, con il crollo dell’URSS, per la prima volta dopo decenni, i finlandesi poterono tornare a viaggiare liberamente verso l’Estonia e gli estoni potevano, finalmente, raggiungere la vicina Finlandia. Grazie al crescente sviluppo dell’Estonia, furono certamente i finlandesi a godersi i piacevoli week-end oltremare a basso costo. Nella piccola capitale estone è nata, infatti, una sostenuta microeconomia del turismo finlandese che va ad accompagnare quella internazionale dei crocieristi. Il porto è stato addirittura ristrutturato con ampi spazi per la vendita di alcolici, dove gli scatoloni vengono esposti ancora chiusi e imbarcati direttamente sulle navi-traghetto: la birra viene venduta in cartoni da trenta e la vodka in confezioni da dieci! Non sorprende, perciò, che una recente indagine abbia rivelato che la spesa media di un finlandese in trasferta in Estonia sia di 300-400 euro al giorno.
Il progetto di un tunnel ferroviario
Con le due capitali di nuovo politicamente aperte l’una all’altra, la mobilità via mare è quindi esplosa. Secondo le ultime statistiche, nel solo 2013, le compagnie di navigazione che trasportano quotidianamente passeggeri e turisti tra Tallinn ed Helsinki hanno venduto più di 7 milioni di biglietti. Una cifra enorme, pari a sette volte la popolazione complessiva delle due città, e altrettanto sorprendente se si confronta agli appena tre milioni di passeggeri che nel 1999 traghettavano tra Danimarca e Svezia prima della costruzione del ponte sull’Øresund che collega attualmente le città di Malmö e Copenaghen.
Forse è stato proprio il successo della realizzazione del ponte sull’Øresund a dare un’idea simile alle due città sul Baltico, che lo scorso aprile si sono nuovamente incontrate per fare il punto della situazione sul Talsinkifix, il progetto per la costruzione di un tunnel ferroviario sottomarino che dovrebbe collegare le due capitali, e che fungerebbe poi da “ponte” per i collegamenti che vanno dal nord della Finlandia fino a Tallinn, per poi raggiungere Varsavia tramite la linea “Rail Baltica”.
Di questo progetto si parla ormai già da qualche anno (il primo accordo tra i due Paesi risale al 2008), ma ancora non si è giunti a nessuna soluzione, e la causa principale è ovviamente la mancanza di fondi: sebbene le cifre siano contrastanti, si parla di un investimento di almeno qualche miliardo di euro.
Le autorità di Helsinki e Tallinn hanno chiesto aiuto all’Unione Europea, dicendosi comunque pronte a finanziare uno studio di fattibilità in collaborazione con una squadra di esperti danesi che hanno partecipato alla costruzione del famoso ponte sull’Øresund. Ma sembrerebbe che il costo del progetto risulti parecchio elevato, soprattutto se si guarda alla crisi economica che colpisce attualmente l’intera Europa.
Nonostante il rifiuto dei finanziamenti europei nel 2009, Finlandia e Estonia non mollano la presa: entrambe sono convinte che attraverso la costruzione di questo tunnel trasportare non solo merci, bensì anche passeggeri, non possa che favorire lo scambio culturale ed economico tra la Scandinavia e gli stati baltici, e far aumentare parallelamente lo scambio commerciale tra i due territori.
La domanda che tutti si pongono è semplice: vale davvero la pena costruire un collegamento ferroviario sottomarino, quando traghetti e navi garantiscono comunque un ottimo servizio? In ogni caso, se mai il progetto andasse in porto, il tunnel verrebbe realizzato non prima del 2030.
Tags: Baltico, Claudia Bettiol, Estonia, Finlandia, helsinki, tallinn, Talsinkifix, tunnel Categories: Baltico, Estonia, Slider