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Banche: credito a terra, un sistema ingolfato e una pioggia di miliardi per niente

Creato il 05 ottobre 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Banche: credito a terra, un sistema ingolfato e una pioggia di miliardi per niente

Il sistema bancario è solido e al sicuro. Lo si ripete come un ritornello dall’inizio della crisi, forse per autoconvincersi. Effettivamente è così: le grandi banche sono in salute, non hanno debiti esorbitanti, non rischiano di rimanere senza liquidità, non c’è la caccia a ritirare i quattrini dei conti correnti perché si rischia di vederseli risucchiati dal vortice della crisi.

Ieri l’Eba, l’autorità bancaria europea, ha comunicato i risultati dell’esame sulla forza dei patrimoni degli istituti bancari: tutti promossi, tranne il Monte dei Paschi di Siena. Gli stress test precedenti avevano dato lo stesso esito.

Tutto va bene quindi? Neanche per scherzo. Le banche saranno anche tranquille, ma l’accesso al credito, essenziale per la ripresa, è sotto zero. La caduta dei prestiti all’economica nella prima metà di quest’anno è stata definita da Morgan Stanley la peggio negli ultimi trent’anni. Il volume del credito è in caduta libera: 32 miliardi in meno fra ottobre 2011 e marzo 2012. L’FMI segnala un calo dello 0,8% tra dicembre e aprile.

Eppure lo scorso inverno le banche hanno avuto accesso ai prestiti a tasso agevolatissimo della Banca Centrale. Gli istituti italiani si sono buttati a capofitto prelevando 270 miliardi di euro. Dovevano servire per il rilancio dell’economia, per aumentare il credito. Sono finiti nei forzieri ad aumentare il capitale e in titoli di Stato. 

L’ultimo rapporto dell’FMI sull’Italia fotografa la situazione: costi di finanziamento più alti e criteri di credito più restrittivi, specie per le piccole imprese. In soldoni: soldi a pochi intimi, non si rischia nulla e se lo si fa i tassi sono altissimi. La contrazione del credito ai privati è del 2,75% nel periodo 2012-2013, quando la tendenza dovrebbe essere positiva.

La difesa delle banche è che sono diminuite le richieste di prestiti e finanziamenti. Possibile, visto che il mondo del credito si porta dietro le scorie di due grandi depressioni in cinque anni. Ma con questo circolo vizioso anche le liberalizzazioni diventano inutili visto che non si trovano i soldi per lanciare nuove imprese.

Gli istituti bancari, poi, si fidano di meno visto il trend dei finanziamenti deteriorati (prestiti non restituiti, rate in ritardo, scoperti scaduti): più 140%, da 87 a 207 miliardi in quattro anni. La massa di credito traballante è oltre il 12% ed entro l’anno prossimo arriverà al 15.

Quando fallì Lehman Brothers ci tranquillizzarono sul fatto che le banche non avevano mai investito in titoli tossici. Ora però sono molto dei loro prestiti tradizionali a diventare dannosi. Aveva gettato l’abboccamento in un lungo discorso sul palco dell’Abi Ignazio Visco: “Una quota elevata di partite deteriorate nei bilanci pone pressioni sul capitale e sulla liquidità”. Fino a che le banche non liquideranno i prestiti andati male, non libereranno risorse per nuovo credito.

Le banche, quindi, non stanno bene. Non solo malati terminali, ma nemmeno in perfetta salute. Si aggiunga poi che la governance non è proprio di livello eccelso: il presidente dell’ABI è Giuseppe Mussari, per sei anni presidente della Monte dei Paschi, una delle quattro banche su settantuno in Europa a non aver passato l’esame di solidità e invischiata in una spinosa indagine sulla compravendita di Antonveneta.

Per anni la favola è stata: il debito pubblico è alto, ma quello privato è basso quindi l’economia tutto sommato regge. Dal ’98 al 2011 il debito di famiglie, imprese e banche è però aumentato del 120%.

L’intero sistema ora è a un bivio: o chiudere i rubinetti all’economia rischiando la stagnazione, cosa peraltro in atto, o affrontare le perdite e volare pagina.

Fonte: Corriere della Sera


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