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Birra, ma anche carburante

Creato il 20 febbraio 2013 da Annovigiulia @AnnoviGiulia

di Giulia Annovi

birra
Credits surfstyle – Flickr

Perché non lasciare la macchina a casa quando un posto è raggiungibile a piedi? Questa è una frase che pronuncio spesso. Di sicuro sarà poco apprezzata dalla maggior parte degli italiani.
Uno studio realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, dimostra come in Italia sia ancora molto diffuso l’utilizzo delle auto. Siamo il primo paese europeo per numero di auto private in rapporto al numero di abitanti. La nostra mobilità ciclo-pedonale è sotto la media europea.
Con questo non voglio togliere il piacere e la comodità della guida a nessuno. Sarebbe però interessante incrementare l’uso di biocarburanti.
Su Nature Biotechnology è stato pubblicato un recente studio di un gruppo di ricercatori del MIT che hanno utilizzato il lievito per produrre una sostanza alcolica: l’isobutanolo. Il lievito fabbrica tale sostanza durante il suo normale metabolismo. I ricercatori hanno pensato di forzare il sistema: infatti, l’isobutanolo potrebbe essere utilizzato per la produzione di biocarburanti. Ma perché utilizzarlo al posto dell’etanolo che già viene sfruttato come benzina alternativa?
Recenti studi hanno dimostrato che l’isobultanolo produce più energia rispetto all’etanolo. Inoltre, è più compatibile con le strutture delle attuali automobili.
Finora la ricerca aveva tentato di abbassare il contenuto di isobutanolo nel lievito perché genera un cattivo sapore nella birra. I ricercatori del MIT hanno escogitato un metodo per innalzarlo.
Gli studiosi hanno ottenuto ciò introducendo nella cellula un pezzo aggiuntivo di DNA, detto vettore. Oltre a contenere tutti i geni per la produzione dell’isobutanolo, il vettore aveva un’altra particolarità. I suoi geni iniziavano con un messaggio che porta le proteine prodotte a essere confinate all’interno di un organello cellulare. Le nostre cellule, come il nostro corpo, sono dotate di organi che svolgono differenti funzioni. I mitocondri hanno la funzione principale di produrre energia. All’interno di essi però comincia anche la produzione di isobutanolo a partire da piruvato che è un derivato dello zucchero. In natura la fine del processo di sintesi avviene però al di fuori dei mitocondri.
I ricercatori si sono accorti che spostando tutti gli enzimi all’interno dei mitocondri riuscivano ad aumentare del 260% la produzione di isobutanolo perché tutte le sostanze rimanevano più concentrate all’interno dei piccoli compartimenti di questi organelli. Inoltre, l’isobutanolo può avere un effetto tossico sulle cellule se prodotto in così grandi quantità. Lasciarlo confinato nei mitocondri ne limitava i danni.
Ma perché l’America sta cercando in modo così affannoso carburanti alternativi? Gli Stati Uniti cercano di raggiungere l’indipendenza dall’importazione del petrolio già da diversi anni. Per raggiungere questa condizione stanno puntando anche sulla produzione di biocarburanti. Nel caso del bioetanolo sono uno dei maggiori produttori. Ma la quantità di carburante prodotto è in calo rispetto agli anni precedenti. Proprio ieri su New Scientist è comparso un appello per ridurre la diffusione di colture per la fabbricazione di biocarburante. Infatti, anche quando queste sfruttano terre non dedicate all’agricoltura, c’è il rischio che vadano a sbilanciare gli equilibri naturali di un territorio. Dunque, l’uso di lieviti potrebbe dare una valida risposta a questa esigenza energetica americana con un minor impatto sull’ambiente.
L’Europa vorrebbe sostituire il 10% della benzina con biocarburante entro il 2020. Per questa data, la Commissione Europea vuole migliorare il sistema dei trasporti per contrastare i cambiamenti climatici. A che punto siamo? Per ora, l’uso dei biocarburanti si arresta al 5%.
Sebbene io sia favorevole alla diffusione di benzine sostitutive, occorre però riflettere sulla modalità di produzione di biocarburante. In Europa i biocarburanti derivano dalla lavorazione di piante che tolgono acqua e terreni alle colture destinate all’alimentazione.
In Italia il dato della produzione di bioetanolo è riferito al 2011 e siamo a quota 210.000 tonnellate l’anno. Per raggiungere gli obbiettivi europei sarà necessario produrre 1,5 milioni di tonnellate di bioetanolo solo nel nostro paese. Sarebbe interessante che fossero adottate politiche in favore di quelle forme di produzione meno inquinanti come quelle derivate da lieviti e batteri.

News source

http://www.nature.com/nbt/journal/vaop/ncurrent/full/nbt.2509.html


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