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Bisogna trovare una soluzione al calendario del Rugby

Creato il 29 luglio 2013 da 22metri @22metri

La situazione rischia di degenerare un po'  in tutto il mondo ovale con il rinnovo dei contratti televisivi

Tutti vogliono di più, diritti televisivi, mercati, partite, derby, competizioni mondiali per club e chi più ne ha più ne metta. Mia moglie non segue il rugby e mi ha domandato già più di una volta, "ma ci sono partite ogni fine settimana?" La risposta è chiaramente, sì. Con il corollario, anche i negozi sono aperti ogni fine settimana, cara.
Cercare di rilassare il calendario e concedere, un po' di tregua ai giocatori, deve essere l'obiettivo principale di questa nuova fase di rinegoziazione che si sta aprendo un po' in tutto il mondo.
Più rugby non significa automaticamente migliori partite e ciò non significa più spettatori e più soldi, e soprattutto non significa più passione per lo sport. Forse mia moglie ha ragione, partite se ne giocano troppe, tutti i fine settimana, tra una nazione e l'altra, tra un campionato e l'altro, tutti a competere per una fetta di diritti televisivi e di audience. Ma per realizzare ciò c'è anche bisogno di qualità, non solo di quantità, di questa, francamente, ce n'è già abbastanza.
In Europa il futuro di Heineken Cup e Challenge Cup è minacciato da inglesi e francesi che non vedono di buon occhio l'esagerato numero di squadre di Celtic League che accedono all'Heineken Cup e vorrebbero un ridimensionamento. La situazione non è semplice, perché la disomogeneità della competizione celtica rischia di lasciare a casa qualche nazione e ciò non piace ad alcuni, soprattutto a chi rischierebbe di rimanere fuori.
A ciò si aggiunte l'elemento destabilizzante Boudjellal che vorrebbe per il suo Toulon una ribalta mondiale, che veda i campioni d'Europa sfidare i campioni del Superugby, proposta che ha subito trovato l'ERC e l'IRB contrarie, le domande su quando, come e dove organizzare un tale incontro sono ancora troppe.
Il futuro del Superugby è comunque poco chiaro, la farsa della retrocessione/promozione inaugurata dalla SARU si sta dimostrando per quello che è. I Lions, estromessi per far entrare in Superugby i Kings, sono stati costretti ad inventarsi una stagione in parallelo al Superugby, hanno vinto la prima delle due partite e sono in pole per il prossimo anno, il problema si sposterà geograficamente, ma rimarrà nella sostanza.
Dai fantomatici piani di allargamento della competizione alle Americhe ed all'Asia, si parla ora addirittura di scissione in seno alla SANZAR, con australiani e neozelandesi stufi delle bizze dei colleghi del Sud Africa e pronti ad organizzare un campionato a 10 che veda più derby e tutte le partite in orari più appetibili alle TV locali.
Ciò lascerebbe ai sudafricani 6 squadre e il dilemma del ritorno ad avere solo una competizione nazionale, la prestigiosa Currie Cup, o aprire ad altre nazioni come l'Argentina che ha già mandato una formazione in Vodacom Cup.
Tornando in Europa, il futuro della partecipazione delle squadre italiane in Celtic è incerto, con un accordo non ancora in grado di garantire, soprattutto a Treviso, di pianificare oltre il 2014. Per tacere del campionato di Eccellenza a 11 che al massimo mostra "eccellenza" nella disorganizzazione.
Le varie dispute si devono necessariamente risolvere ben prima del 2015, anno dei mondiali, che si andranno ad inserire in una situazione di per sé già complicata, le federazioni nazionali non vorranno avere a che fare con campionati zoppi o distorti che potrebbero rischiare la preparazione ad un evento importantissimo e la corda che tutti stanno tirando da ogni parte rischierà, proverbialmente di spezzarsi.
Io sono un sostenitore dei campionati transnazionali, il Superugby è eccellente, l'Heineken Cup è una competizione meravigliosa, il fatto che Treviso sia in Celtic mi pare ottimo, sono un po' più scettico sulla squadra federale a dire il vero, ma lasciamo stare. La strada non è semplice e, soprattutto per il Superugby gli aspetti negativi, politica sudafricana a parte, sono evidenti: fusi orari, lunghe trasferte e scarso interesse per le partite contro le squadre più deboli delle altre nazioni.

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