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Boicottare la sciatteria

Da Marcofre

In un post precedente, ho parlato del cuore di una storia. Bene, ma non è sufficiente. Ho una certa esperienza al riguardo.

Per anni ho scritto storie contenenti “cuore”, ma del tutto prive del resto.

Muscoli, scheletro, e via discorrendo.

Possono trascorrere anni prima di comprendere l’errore. Ecco perché è indispensabile leggere tanto, ma ancora di più cercare di entrare nell’officina.

Per anni ho guardato con orrore a quegli autori che si rivolgevano a un editor. Non vedevo né volevo vedere l’aspetto artigianale della scrittura.

Questo rende forse l’idea di che cosa significhi raccontare storie. Ma è un pallido riflesso dell’impegno che aspetta chi decide di cimentarsi con la scrittura. Pochi se ne rendono conto, e questo sotto certi punti di vista rappresenta una buona notizia. Occorre isolarsi dal rumore di fondo, e procedere.

Credo tuttavia che siano pochi i settori dove la “buona volontà” o l’ispirazione, sono invocati a più non posso, con il risultato di giustificare la sciatteria. Per esempio: ho un programma per creare musica sul mio computer, ma non lo uso né lo userò mai (era in dotazione col resto del software) perché sono stonato, e non conosco nemmeno la musica. Non pretendo di cantare a Sanremo o di essere messo a contratto dalla Sony.

Ma su tutti i computer c’è un programma di videoscrittura. Quindi tutti scrivono; bene. Lo dico senza ironia: vuoi scrivere? Buona fortuna.

Tuttavia, se non si entra almeno nell’ottica che scrivere è anche costruire un’architettura dove ogni parte deve fare bene il suo lavoro (senza essere perfetta), è un guaio.

Perché di fatto si partecipa alla celebrazione della sciatteria. Per questo io cerco di leggere e di rileggere quello che hanno scritto i grandi autori sugli errori da non commettere quando si scrive. Vorrei evitare di essere uno dei tanti che porta il suo contributo alla mediocrità.

In una realtà che la premia, non è cosa da poco, boicottare la sciatteria.


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