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Boks intensi ma non troppo, Pumas senza unghie

Creato il 20 agosto 2012 da Rightrugby
Boks intensi ma non troppo, Pumas senza unghie Rugby Championship - Newlands, Capetown
South Africa 27 - 6 Argentina
(qui gli highlights) Non ci scappa la sorpresa, del resto l'avversario era il meno adatto: i Pumas non seguono l'esempio dei cugini Azzurri vincenti all'esordio nel Sei Nazioni, rimediano come da previsioni una netta sconfitta in casa Springboks all'ingresso nel The Championship: niente scorciatoie, del resto c'è da augurare ai congiunti sudamericani di NON seguire l'esempio italiano anche nel proseguo ...
Sconfitta netta s'è detto, tre mete contro due piazzati ma riuscendo a negare il punto di bonus. I punti argentini sono di JM Hernandez, cui coach Santiago Phelan ha affidato la regìa arretrata e la responsabilità di piazzare: scelta logica, la classe non è acqua, ma poco comprensibile visto che nel suo club parigino non lo fa più da oltre un anno: oggi s'è visto. Dietro di lui  i due centri Santiago Fernandez e Marcelo Bosch fan vedere poco ma si occupano molto efficacemente dei due pericoli pubblici che han davanti; il segreto delle ali argentine è sfruttare le rare opportunità con fantasia e destrezza ma Gonzalo Camacho e ancor di più Horacio Agulla  sono messi in moto poco. Il  mismatch della partita è Lucas Amorosino estremo: grande attaccante, soffre ed è spreciso in fase di copertura.
Il "motore", la "trazione" di ogni compagine Pumas sta comunque davanti: lì c'è il capitano vero, l'altro Juan Martìn, Fernandez Lobbe indefesso a dar l'esempio e abile a intrattenere l'erbitro, l'eccellente Welsh. Phelan deve rinunciare in prima linea a Augustin Creevy ma il rimpiazzo Eusebio Guinazu non lo ha fatto rimpiangere: gran massa e dinamismo, del resto gioca a Tolosa, mica fichi. Ai suoi lati il Maestro Rodrigo Roncero che corona la grande carriera e il tighthead Juan Figallo da Montpellier, che impiega qualche mischia di troppo a comprendere il timing dell'arbitro. La engine room è tutta fisica: l'esperienza di Patricio Albacete e la rudezza di Manuel Carriza.  In terza linea ai lati del capitano ci sono gli anonimi Alvaro Galindo e Julio Farìas Cabello, nella ripresa entra invece il relativamente nuovo e "non europeo" ma molto propositivo Tomas Leonardi. Ottimo impatto. Ultimo quasi freudianamente dimenticato è il mediano Vergallo: prova incolore, inodore e insapore la sua.
Sul fronte Springboks la concentrazione è alta, attenti a non incappare in infortuni di sorta: il rispetto per l'avversario c'è tutto, anche se non è certo la fisicità senza troppi fronzoli dei Boks di Heineke Meyer al primo giro, il candidato migliore per far fare bella figura ai Pumas,  squadra famosa per non far mai giocar bene nessuno. Ma non c'è pericolo, questi Boks all'estetica proprio non badano.
La prima linea Sharks si trova a dover fare gli straordinari contro gli argentini, in particolare Tendai Mtawarira che però si districa bene assieme a Jean Du Plessis; chi invece ha la peggio immediatamente è il fratello Bismarck, si infortuna seriamente al ginocchio andando a sbattere addosso al roccioso Albacete. Non tutto il male vien per nuocere, il fatto offre l'occasione di vedere all'opera per tutta la partita un signor tallonatore, Adriaan Strauss: a metà del secondo tempo era ancora regolarmente il primo ad offrire sostegno alle azioni d'attacco, mentre produceva prova impeccabile in difesa, al lancio in rimessa e in mischia ordinata. Dietro il gigante Bekker e il giovane Etzebeth si sono confrontati con gli specialisti argentini, ognuno s'è fatto il suo ma il controllo dello psazio aereo è stato del gigante sudafricano. Quanto alla terza linea, il coach a fine gara ha detto che i sudafricani debbono migliorare la pulizia del breakdown, dove gli argentini sono riusciti come sempre a rallentare il gioco di chi lo doveva fare, cioè i padroni di casa. Ne ha fatto le spese anzitempo uno che sa il fatto suo ma oggi ha prodotto poco o nulla, Keegan Daniel. Dominanti invece a far gli straordinari il duo di esterni Marcell Coetzee al suo 21' compleanno in cui s'è regalato una meta e Willem Alberts. Un piacere a vedersi per l'intenditore.
Flanker e mediana, ecco dove i Boks han vinto la gara: lucida prova di Francois Hougaard, "premiato" nel finale con lo spostamento all'ala spensierata dove ha fatto vedere alcune serpentine; mentre rinasce dopo le critiche nei Test con l'Inghilterra fino al Man of the Match, almeno a mio avviso, Mornè Steyn, autore di una prova impeccabile, condita da un assist al piede per la terza meta da leccarsi le orecchie.
Bloccati dalla difesa chiusa i mega-centri Jean de Villiers e Frans Steyn, anche Lwazi Mvovo all'ala chiusa s'è visto poco; di più si son dati da fare Bryan Habana e il brillante Zane Kirchner in fondo, ambedue arrivati alla meta.
La cronaca racconta si un sostanziale equilibrio nel primo quarto d'ora, in cui la fisicità sudafricana viene retta senza paura e affanni dagli argentini, che provano a mettere in crisi la difesa con gli up&under millimetrici di Hernandez e dei due centri. Al 13' è 3 pari; l'equilibrio viene rotto subito dopo il quarto d'ora quando Alberts apre la difesa e si porta fino ai cinque metri, Hougaard è pronto a rilanciare immediatamente alla sua sinistra, Steyn prolunga immediatamente per l'inserimento dell'estremo Kirchner, che si porta in meta i centri che lo placcano.
Dopo pochi minuti è un tranquillizzante 13-3 con un penalty centrato da Steyn: i Gauchos difendono con ordine ma sono lenti e macchinosi in fase di possesso, in più iniziano a mostrare affanno a reggere il ritmo dei sudafricani. Che difatti raddoppiano presto, prima della mezz'ora: dopo esser stati sfidati con una maul i Boks mostrano la specialità della casa agli argentini, facendola avanzare una ventina di metri e portandola fino a pochi passi dalla meta, al che Coetzee si stacca dal fondo e va a marcare sull'angolo destro. Tutto sommato va bene così: l'arbitro mentre chiede conferma al Tmo, avvisa Lobbe che in caso di mancata meta avrebbe cacciato Cabello  -  o Carizza? -  in panca puniti.
Hernandez ha l'opportunità di marcare il secondo penalty per il 20-6 dell'intervallo.
La reazione dei Pumas è minacciosa nel secondo tempo, quasi incarnata dall'ingresso in campo di Leonardi, di gran lunga il più propositivo degli avanti ospiti assieme a Lobbe. Così gli uomini in biancoceleste si fanno molto minacciosi con un paio di maul affossate fallosamente, ma in entrambe i casi Hernandez sbaglia i penalty non difficili. E' un po' il segnale dell'ammaina bandiera: proverà  ancora soprattutto Camacho dal fondo, un paio di guizzi personali.
Poco prima dell'ora di gioco arriva il capolavoro di Morne Steyn: rimessa laterale Boks dentro i 22metri avversari, maul che guadagna il vantaggio, Hougaard apre al numero dieci che vede Habana sul lungolinea destro assistito da Kirchner, calcio col contagiri spensierato tanto c'è la punizione, presa al volo e meta da wide receiver di Habana - solo che a rugby i lanci si posson fare solo coi piedi non con le mani ...
Nell'ultimo quarto i Boks provano a segnare la quarta meta senza sfoderare nulla di trascendentale e i Pumas non si fanno superare.
Abbiam visto dei Pumas freschi reduci dalla manicure: persino Roncero è rimasto tranquillo con tempera anglosassone per tutta la gara; del resto il torneo è lungo e realisticamente coach Phelan doveva evitare solo il cappotto alla prima uscita, per di più con l'avversario più ostico per il gioco dei Pumas. Quindi la sua è missione tutto sommato compiuta, anche se non perfettamente - le mete sono un di più per i cinici argentini: sanno bene quanto male faccia a "quelli bravi", perdere una partita sconfitti solo col piede. Il vero esordio sarà la rivincita al prossimo turno tra il pubblico amico, a Mendoza.
Aldilà del bicchiere mezzo pieno, gli Argentini "Pumas", in gran parte "europei", han comunque potuto toccare con mano ora cosa sia l'intensità di gioco australe: sono ritmi cui faran fatica ad adattarsi, ci vorranno anni - mutatis mutandis, non vale mica solo per gli Azzurri ...
Quanto ai Boks, che giustamente giocano concentrati su chi han davanti ma pensano già ai Tutti Neri, sono a metà dell'opera: un po' più affiatati, dinamici e precisi che contro l'Inghilterra ma anni luce rispetto alle intensità che gli All Blacks contnuiano a mostrare, senza parlare dell'affiatamento tra quei seicento e rotti caps che ancora riescono a schierare a ogni partita - altro che bamboccioni o ruoli garantiti, là i ggiovani il posto se lo devono sudare sul serio e chissà come mai poi ne emergono così tanti ...
Il rischio per i Boks è che si riproponga una situazione tipo finale del SuperXV tra Chiefs e Sharks, dove aldilà delle miglia accumulate fu fisico più ritmo contro fisico e basta, e finì tanto a poco. 

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