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BookIntervista a... Francesca Rossi

Creato il 31 marzo 2014 da Bookshuntersblog
Grazie per questa intervista e per avermi ospitato sul vostro blog. Sono entrambe passioni che ho sempre avuto fin da piccola e che si sono sviluppate col tempo e con tanto studio. Per quanto riguarda la Storia mi piace conoscere il passato per imparare da esso. Credo sia molto importante apprendere dagli errori per non commetterli una seconda volta. La Storia dovrebbe essere un esempio per tutti. Ogni vita è una sorta di “capitolo” scritto dai nostri predecessori anche per noi. Bisognerebbe guardare al passato non come qualcosa di “pesante” e noioso. Mi spiego meglio; i fatti storici non sono solo date, ma una vera scoperta di mondi e popoli che hanno ancora tanto da dirci. Dobbiamo solo imparare ad ascoltare e fermarci a riflettere, due azioni che troppo spesso, di questi tempi, vengono tralasciate a causa dei ritmi di vita frenetici. La cultura arabo-islamica è l’altro mio amore che non ha inizio, perché credo sia nato con me e non avrà fine, perché è parte della mia vita. Sono una persona curiosa, mi piace leggere di tutto, viaggiare, scoprire. Da appassionata collezionista di francobolli e monete, ho l’occasione di tuffarmi nel passato, fare ricerche e scovare le giuste ambientazioni, i periodi storici su cui non si è detto molto, oppure ci sono versioni discordanti. La ricerca, come dicevo prima, è fondamentale e ti fa entrare in una specie di “circolo virtuoso” in cui più leggi e ti documenti, più ti accorgi di non saperne abbastanza e che non puoi  fermarti alle apparenze (e questa dovrebbe essere anche una regola di vita). Di solito scrivo storie ad ambientazione arabo-islamica, proprio per il mio percorso di studi da arabista, ma la Storia l’amo tutta, quindi non mancano “incursioni” in altri periodi.Sì, per me la libertà è tutto. Non mi piacciono le persone arroganti, prepotenti o manipolatrici che tentano di approfittarsi degli altri per controllarli, per chiuderli in gabbie e sottometterli. Le prigioni, poi, non sono solo quelle fisiche, ma anche quelle psicologiche, più sottili e, per questo, più pericolose. Non a caso scrivo della schiavitù dettata da convenzioni cristallizzate, monolitiche, che risultano intoccabili perfino al tempo, come i matrimoni combinati; poco conta che in Italia, oggi, questa pratica non esista praticamente più. Fa parte del passato e da quello dobbiamo imparare per andare avanti. Inoltre i matrimoni vengono ancora imposti in molti luoghi del mondo e la cosa non riguarda solo le donne, ma anche gli uomini. C’è, poi, un altro tipo di schiavitù e di potere tiranno come, per esempio, quello dettato dall’ambizione sfrenata. Mi spiego: essere ambiziosi, lottare per i propri sogni è un bene, ma quando si perde la misura, quando il potere diventa un’ossessione, “logorando chi non ce l’ha” (e non solo), allora la situazione si capovolge: è l’ambizione a guidare la coscienza e non più il contrario. L’ambizioso non ha più potere sulle sue scelte, ma diventa un fantoccio cieco e sordo e, perciò, manipolabile da chi è più furbo, proprio come accade ne “La Spada di Allah” a Ibrahim e Sharif. Il discorso delle donne forti è strettamente legato a quello della libertà. Adoro le donne indipendenti, sognatrici ma razionali, che si battono ogni giorno per ciò in cui credono, senza paura, senza mollare, convinte che la vita debba essere vissuta anche attraverso le avversità che forgiano la personalità. Ce ne sono tantissime a cui sono affezionata: da Frida Kahlo, genio della pittura, all’intrepida aviatrice Amelia Earhart e ancora Simone De Beauvoir, Cleopatra, Ipazia, l’avventuriera, archeologa e arabista Gertrude Bell, Anita Garibaldi, Maria Callas, Giovanna D’Arco, Maria Montessori. L’elenco è lunghissimo e da ognuna di queste figure ho imparato qualcosa (e imparo ancora. Non si smette mai, fino all’ultimo respiro), ma l’insegnamento più grande è non mollare e costruire giorno dopo giorno la propria personalità, che è sempre unica e irripetibile. Per tutti.Tutti i personaggi sono un po’ “figli”, ma sono molto legata ad Abdallah, il protagonista de “La Spada di Allah”. Il motivo sta nella sua testardaggine, nella capacità di guardarsi dentro e sfidare i demoni del passato per diventare più forte e, soprattutto, realizzare il suo sogno d’amore. Abdallah, però, ha molte fragilità e non le rinnega, né cerca di nasconderle. In questo sta gran parte della sua fierezza: spesso, infatti, si pensa che per dare un’immagine sicura di sé sia necessario prendere tutte le debolezze, farne un bel fagotto e metterle nell’angolo più buio dell’io. Questo è anche l’insegnamento delle nostre società, essere sempre belli e sorridenti. La realtà, però, è più sfumata di così. Non sto dicendo di “fare le vittime”, questo no, ma neppure essere chi non si è. Gli estremismi, insomma, non vincono mai. Abdallah è semplicemente se stesso, non teme il giudizio degli altri e sa che è l’unico artefice del futuro che vivrà è lui stesso (se Dio vuole, certo, non dimentichiamo il contesto storico e religioso).Certo! E’ in preparazione un romanzo storico con elementi “magici” (non fantasy, poi una volta pubblicato spiegherò il perché di questa precisazione) sulla setta degli Assassini per la Mela Avvelenata BookPress e sono in fase di editing per un altro romanzo storico che sarà pubblicato con la  Genesis Publishing ma su cui, per ora, non posso dire di più.   
Grazie ancora a Francesca Rossi, con la quale ci complimentiamo per la sua recente specializzazione in Lingue e Civiltà Orientali, che ha conseguito con il voto massimo di 110 e Lode.


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